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Il secondo sequestro dei beni legati al cosiddetto “clan delle aste” trova il suo fondamento nella stessa ordinanza che, il 27 aprile scorso, aveva disposto la decadenza delle misure cautelari e reali, emessa dal Tribunale di Avellino. Questo rappresenta uno dei principali argomenti di valutazione utilizzati dai giudici dell’Ottava Sezione del Tribunale del Riesame di Napoli, incaricati di esaminare la richiesta di revoca del sequestro avanzata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, guidata da Nicola Gratteri. Il sequestro preventivo originario si basava su un’analisi che superava il semplice “fumus commissi delicti”, necessario per applicare le misure cautelari. L’ordinanza del Tribunale di Avellino, che aveva portato alla scarcerazione di sei imputati nel processo “Aste Ok”, è stata infatti utilizzata come base per giustificare il nuovo provvedimento di sequestro. I pubblici ministeri Henry John Woodcock e Simona Rossi avevano evidenziato l’importanza di tale ordinanza nel decreto, successivamente confermato dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli, Federica De Bellis.
Legami camorristici ancora sotto accusa
Il Tribunale del Riesame ha respinto il ricorso presentato dai legali di Armando Pompeo Aprile e delle società a lui riconducibili, confermando che non solo era presente il “fumus commissi delicti”, ma vi erano prove evidenti dell’esistenza di un’organizzazione camorristica. Tale gruppo, composto da Nicola Galdieri, Carlo Dello Russo, Livia Forte, Armando Pompeo Aprile e Beniamino Pagano, risultava distinto dall’associazione criminale descritta nel capo A, pur operando in attività criminali pressoché coincidenti. L’ordinanza ha inoltre ribadito la presenza di un’organizzazione malavitosa, basandosi su intercettazioni e testimonianze che provavano in maniera schiacciante la pericolosità delle condotte criminali. Nonostante una modifica nell’imputazione riguardante il solo reato associativo, tutti gli altri capi d’accusa sono rimasti invariati. Infine, il Tribunale del Riesame ha confermato le conclusioni del Gip circa la continuità delle operazioni sospette legate ad Aprile, anche durante il periodo della sua detenzione, ritenendo legittimo il sequestro. La difesa di Aprile, il penalista Alberico Villani, ha annunciato ricorso in Cassazione, ma il secondo sequestro rimane valido in attesa del nuovo giudizio.
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