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Oggi e domani Repubblica non sarà in edicola e il sito non sarà aggiornato. L’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti di Repubblica ha infatto indetto uno sciopero di due giorni, 25 e 26 settembre, per protestare contro “gravi ingerenze” nell’attività giornalistica.
Niente giornale, oggi. Repubblica non è uscita oggi mercoledì 25 settembre e non uscirà domani, giovedì 26. Il sito anche resta off e non sarà aggiornato fino alle 23.59 di domani. Il comitato di redazione ha indetto uno sciopero contro quelle che vengono definite “gravi ingerenze” nell’attività giornalistica da parte dell’editore, delle aziende a lui riconducibili e di altri soggetti privati avvenuti in particolare in occasione dell’evento Italian Tech Week.
Da tempo i giornalisti di Repubblica denunciano i tentativi di “piegare” colleghe e colleghi a pratiche lontane da una corretta deontologia e dall’osservanza del contratto nazionale. “La direzione – si legge nel comunicato – ha il dovere di apportare ogni correttivo e presidio possibile per rafforzare le strutture di protezione della confezione giornalistica di tutti i contenuti di Repubblica, tema sul quale nei mesi scorsi è già stata votata una sfiducia all’attuale direttore”.
Anche l’assemblea dei giornalisti di Gedi Visual, che realizzano i video, le dirette, i podcast e i contenuti social del gruppo Gedi, esprime piena solidarietà ai colleghi di Repubblica.
L’appello, forte, dei giornalisti di Repubblica giunge anche per l’editore – “e non padrone”, come sottolineano – di Repubblica, John Elkann, affinché “abbia profondo rispetto della nostra dignità di professionisti e del valore del nostro giornale, testata con una propria storia e identità che non può essere calpestata. La democrazia che ogni giorno difendiamo sulle nostre pagine passa anche dal reciproco rispetto dei ruoli sul posto di lavoro”. Infine, il monito ai lettori: “Questa redazione non ha mai venduto l’anima. E non sarà mai disposta a farlo”.
La sfiducia al direttore Molinari: lo sciopero dell’8 aprile 2024
Una brutta e vecchia storia quella di Repubblica. Il direttore Maurizio Molinari era stata sfiduciato dalla sua redazione lo scorso 8 aprile. Uno sciopero delle firme per 24 ore, con una mozione approvata a larga maggioranza. L’assemblea di redazione allora denunciava “la gravità della censura del servizio di apertura di Affari& Finanza nel numero dell’8 aprile 2024”.
“Il direttore – scrivevano nel loro comunicato ufficiali i giornalisti – ha la potestà di decidere che cosa pubblicare sul giornale che dirige, ma non di intervenire a conclusione di un lavoro di ricerca, di verifica dei fatti e di confronto con le fonti da parte di un collega. In questo modo viene lesa l’autonomia dei giornalisti e messo in discussione il valore del nostro lavoro”.
L’assemblea dei redattori considerava anche grave che l’intervento del direttore Molinari avesse bloccato la stampa del giornale dopo che la direzione aveva già dato il via libera alla pubblicazione. Indice, denunciavano, “di una mancata organizzazione che espone ad arbitrarietà incontrollata il lavoro di tutti, condanna lo spreco di tempo e di risorse per la ristampa di una parte di Affari&Finanza, in un momento in cui la redazione con l’ennesimo piano di prepensionamenti viene chiamata a nuovi sacrifici”.
Quanto era l’ultimo di una serie di “errori originati dalle scelte della direzione che hanno messo in cattiva luce il lavoro collettivo di Repubblica”.
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