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La transizione energetica in Italia? Va a rilento. La decarbonizzazione ancora arranca e le imprese nazionali in Italia fanno fatica a recepirne i vantaggi, limitando di fatto la competitività internazionale dell’industria.
I numeri sono chiari: in termini di fonti primarie il primo semestre 2024 ha visto il balzo delle fonti rinnovabili (+25%), spinte dall’idroelettrica (+65%). Ancora in calo l’utilizzo di carbone (-60%), che nella termoelettrica è ormai ai minimi termini, e il gas naturale (-5%). La quota di generazione elettrica da fossili è scesa al 38%, inferiore di ben 10 punti percentuali rispetto al minimo precedente.
Tutto ciò ha portato ad un deciso calo delle emissioni di CO2 (superiore al 6%), concentrato però nel settore elettrico (-32%). Nei settori non-ETS (industria non energivora, terziario, residenziale e trasporti) si stima invece perfino un lieve aumento dell’1%.
Il sistema energetico nazionale: la sintesi
I dati emergono dall’analisi ENEA del sistema energetico nazionale per il primo semestre 2024. L’indice composito ISPreD (Indice Sicurezza energetica, Prezzi dell’energia e competitività, Decarbonizzazione), che sintetizza lo stato della transizione energetica italiana, risulta in miglioramento rispetto al 2023: +10%. In ogni caso, resta su livelli molto vicini al minimo della serie storica.
Il valore di 0,35 è inoltre ben inferiore al valore soglia di 0,5, la media fatta registrata dal 2010 ad oggi. La traiettoria delle emissioni dei settori ETS (settore elettrico, raffinazione, industria energivora) risulta in linea con il target 2030. Ma l’analisi evidenzia che si è invece ulteriormente allontanata dagli obiettivi la traiettoria delle emissioni dei settori non-ETS, che nei prossimi 6 anni dovrebbero ridursi a un tasso del 5% medio annuo. Negli ultimi trimestri, invece, le variazioni sono risultate minime.
Decarbonizzazione in Italia: fonti rinnovabili e crescita debole
Altro dato, la crescita delle fonti rinnovabili. Nonostante l’exploit delle rinnovabili elettriche, resta decisamente inferiore a quella delineata nel recente PNIEC, il Piano Energia e Clima. Per il 2024 è plausibile che la quota di rinnovabili sui consumi finali possa aumentare di un punto percentuale, avvicinandosi al 21%. Un dato lontano da quanto prevede la bozza di PNIEC di giugno 2023, che per il 2024 calcola un valore di oltre il 25%.
Per quanto riguarda i prezzi dell’energia e la competitività, l’indice risulta in miglioramento di circa il 40%. L’ENEA specifica che si tratta di una “risalita dai minimi della serie storica raggiunti un anno fa, e nel II trimestre l’indice è tornato a peggiorare rispetto al I° trimestre”. Anche nel I° semestre 2024 si è inoltre confermata la performance molto negativa della produzione industriale dei settori energy intensive, che nella media degli ultimi 12 mesi risulta inferiore a quella del 2020, minimo della serie storica.
La sicurezza energetica
La riduzione della domanda di energia ha invece determinato un miglioramento di molti degli indici relativi alla componente sicurezza energetica. Eccoli, in sintesi.
Decisi miglioramenti riguardano in particolare il sistema del gas naturale, perché anche nell’inverno 2023-24 il calo dei consumi (-17% rispetto alla media 2017-2022, oltre il target UE del -15%) ha garantito margini di capacità molto ampi.
Nel sistema elettrico, nonostante la domanda in leggera risalita (+1,1% nel semestre) il margine di capacità in eccesso rispetto alla punta di domanda è rimasto su valori maggiori di un anno fa. Altro ambito, quello petrolifero: qui la redditività della raffinazione, sebbene in leggero calo rispetto a un anno prima, resta decisamente positiva nel confronto con l’esperienza del decennio precedente al 2022.
La decarbonizzazione in Italia: le criticità
Ultima questione da analizzare, la competitività italiana nelle tecnologie energetiche per la decarbonizzazione, che rimane particolarmente critica. Il focus di ENEA riferisce di una crescente dipendenza dalle importazioni e un passivo commerciale che nel 2023 ha superato i 7 miliardi di euro (pari allo 0,34% del PIL).
Il deficit si avvicina ai 2 miliardi nel caso del fotovoltaico, supera i 3 miliardi di euro nel comparto degli accumulatori, tre volte il dato 2021. Nell’eolico il saldo commerciale è passato dall’attivo del 2021 a un passivo nel 2023, diversamente da Germania e Spagna, che risultano ancora esportatori netti. Un nuovo forte balzo del passivo commerciale si registra infine nel caso dei veicoli a basse emissioni, che si attesta su più di 2 miliardi di deficit. Avanzi commerciali si registrano solo nei settori del solare termico e degli elettrolizzatori, seppur marginali nel computo complessivo.
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