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Assegno di mantenimento, obbligo per la moglie che lavora part time? La sentenza della Cassazione #adessonews

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Le questioni pratiche legate al mantenimento con assegno ad hoc sono davvero svariate, come testimonia la copiosa giurisprudenza. Ecco allora che avere qualche indicazione generale per sapere in anticipo cosa accade in certe situazioni, può evitare dissidi coniugali con finali già scritti – e sfavorevoli ad una delle parti del rapporto.

Pensiamo al caso della moglie che lavora con contratto a tempo parziale, dopo aver chiuso la storia sentimentale col marito. Spetta l’assegno di mantenimento oppure no? La risposta non è affatto scontata, ma a chiarire come stanno le cose ci ha pensato la Corte di Cassazione, che quest’anno ha emesso l’illuminante ordinanza n. 5242. Vediamo insieme perché è importante conoscerla.

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L’assegno di mantenimento non è automatico

Nel Codice Civile si trova scritto che il coniuge ha il diritto di incassare dall’altro il mantenimento, se:

  • non ha redditi propri adeguati;
  • non deve essergli addebitata la separazione.

Pertanto è vero che anche dopo la fine del legame sentimentale e matrimoniale possono esservi responsabilità verso il coniuge. Attenzione però: l’assegno di mantenimento non è riconosciuto in automatico, e il diritto allo stesso va anzi contemperato con il diritto-dovere al lavoro.

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Nella suddetta ordinanza di quest’anno, la Corte di Cassazione ha affrontato la situazione della donna con contratto di lavoro part time e ha colto l’occasione per ricordare l’importanza della responsabilità individuale nell’ottenere un reddito proprio e quindi un’autonomia finanziaria.

In altre parole, non si può dipendere dall’assegno di mantenimento e, anzi, se ci sono le condizioni per lavorare, per il coniuge c’è anche l’obbligo di trovare occupazione e entrate personali.

Ecco perché per i giudici non spetta il diritto all’assegno a chi che, pur avendo le capacità, le qualifiche o l’esperienza per lavorare a tempo pieno – e pur avendo potenzialmente tempo ulteriore da dedicare all’attività – sceglie di mantenere contratto part time e stipendio ridotto in proporzione.

Scelte personali e riconoscimento degli alimenti

Nella vicenda giunta all’attenzione della Cassazione (una delle tante come ad es. quella della durata breve del matrimonio o dei nonni sostituti) colei che richiedeva l’assegno di mantenimento era una donna laureata e che, nonostante una prole ormai maggiorenne da un pezzo, aveva scelto di non impegnarsi full time nel lavoro.

Il punto è proprio questo. Per assicurarsi il diritto all’assegno di mantenimento, il richiedente deve provare:

  • la sproporzione tra i redditi dei due ex coniugi;
  • la propria incapacità a mantenersi da soli;
  • e soprattutto che tale condizione economica di indigenza non sia causata da scelte personali, che abbiano impedito un impegno professionale full time.

In sostanza, solo la dimostrazione di mancanza di colpe o responsabilità circa il proprio stato di difficoltà economica potrà garantire il diritto agli alimenti. Altrimenti il giudice potrà negarne l’attribuzione.

Anzi la giurisprudenza della Cassazione ha rimarcato che l’assegno di mantenimento non spetta:

  • non soltanto a chi è autosufficiente da un punto di vista economico, e quindi ha sostanziali entrate proprie,
  • ma anche a chi, pur essendo in situazioni di oggettiva difficoltà economica, avrebbe le capacità di produrre reddito ma non lo fa per scelta di volontà, per inerzia, pigrizia o negligenza.

Quest’ultimo punto riguarda proprio il caso che qui interessa, ossia la donna che ha un lavoro part time ma che non si impegna, come potrebbe, per estenderlo a full time – magari ricevendo nuovi incarichi.

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In particolare, nell‘ordinanza n. 5242 della Cassazione era emerso che la decisione della moglie di optare per un orario lavorativo part time era dovuta alla sua sola volontà, non condizionata dal matrimonio o dalla successiva separazione. Conseguentemente l’assegno le era stato negato.

La prova della cura delle esigenze domestiche e familiari

Abbiamo visto che, per sua natura, il diritto all’assegno di mantenimento scatta se il marito o la moglie, con cui l’altro coniuge non vive più assieme, non ha capacità di mantenersi economicamente da solo. Quindi, almeno in linea generale, questo significa che se il part-time non basta a fronteggiare le esigenze di una vita dignitosa, può aversi diritto agli alimenti.

Ma attenzione perché, è necessario che il richiedente dimostri che la scelta di lavorare con orario a metà sia dovuta all’esigenza di curare la vita domestica e la famiglia.

Con sentenza n. 27945 dello scorso anno, la Cassazione ha rimarcato che, per conseguire l’assegno in oggetto, non occorre che il coniuge abbia del tutto lasciato il lavoro per dedicarsi alla cura dei suoi affetti (specialmente se si tratta di figli piccoli). Può infatti bastare anche il sacrificio parziale dell’attività, per legittimare il diritto al sostegno economico.

Nella vicenda che qui interessa la moglie non era stata in grado di provare che la scelta era dovuta, piuttosto, alla necessità di badare all’ambiente domestico e ai figli, considerata la loro maggiore età.

Piuttosto, per avere diritto all’assegno di mantenimento, in caso di lavoro part time la donna deve dimostrare che la riduzione dell’orario di lavoro sia stata causata dalla volontà, in comunione di intenti con il marito, di rivolgere il proprio tempo giornaliero alla gestione della casa e della famiglia.

In particolare, la prova dell’accordo dei coniugi pur separati, e quindi della decisione comune, potrà essere data da documenti che la chiariscano, oppure anche da testimonianze di parenti, amici o conoscenti.

Conclusioni

Con l’ordinanza n. 5242 della Cassazione, la giurisprudenza non ha modificato il suo indirizzo, bensì lo ha ribadito rigettando il ricorso della donna laureata che, in giudizio, mirava ad ottenere l’assegno dopo la separazione, nonostante l’assegno di impegno nella ricerca di un impiego full time. Anzi, proprio la scelta di conservare il part time era costata la perdita degli alimenti, confermata infatti in tutti e tre i gradi di giudizio.

Interessante altresì notare che la decisione è stata presa, considerando che la donna era già assegnataria della casa coniugale, e perciò in una posizione abbastanza stabile dal lato abitativo.

Pertanto, non basta avere difficoltà economiche per ottenere il mantenimento dopo la separazione. Chi non offre adeguata prova del suo impegno nel cercare un lavoro ed entrate adeguate ad un’autonomia finanziaria, sarà destinato a perdere il diritto agli alimenti.

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