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L’Italia continua a dibattere se sia giusto sfruttare l’eolico in mare. Ma oltre l’offshore ci sono altre possibilità.
Chi nega l’importanza della tecnologia offshore in Italia si pone contro il progresso e limita in partenza le già deboli possibilità del Paese di raggiungere gli obiettivi prefissati di decarbonizzazione. Eppure i critici continuano a muovere tante critiche alla tecnologia eolica. Sulla terraferma, deturperebbe il paesaggio, si rivelerebbe dannosa per l’avifauna, determinando più danni che benefici a livello ambientale.
In mare, i grossi impianti impatterebbero non solo sull’ambiente, ma anche sull’economia del litorale, sulla pesca, sul turismo e sul paesaggio… Anche se i sistemi, così come concepibili, sorgerebbero assai lontano dalle coste e sarebbero gestiti nel massimo rispetto delle normative, proprio non rovinare il panorama o l’ecosistema.
Bisognerebbe innanzitutto sgombrare il campo dai tanti falsi miti. E sarebbe poi importante incentivare le aziende a investire in questo settore. Ma per farlo si dovrebbe anche definire un quadro di regole e norme più chiare. Inoltre, si dovrebbe pure trovare il modo di supportare lo sviluppo di una filiera in grado di fornire le risorse necessarie alla realizzazione di impianti eolici offshore in tempi rapidi.
Per ora, tutto è nelle mani di GreenIT, la joint venture per le energie rinnovabili tra Plenitude e CDP Equity (Gruppo CDP), e CIP (Copenhagen Infrastructure Partners) che vuole creare cinque grandi progetti eolici offshore galleggianti a largo delle coste italiane.
Gli impianti, che saranno situati a circa 30 chilometri al largo delle coste di Sicilia, Lazio e Sardegna, produrranno circa 8 TWh di energia rinnovabile. Una quantità sufficiente a soddisfare il consumo di energia elettrica di circa 2,5 milioni di famiglie italiane, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione dell’Italia come delineati nel Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2030.
Dall’offshore al micro eolico: l’energia la porta il vento
Se l’offshore appare un po’ troppo impattante, esistono anche tanti altri interessanti progetti legati al micro eolico. ENLIL vorrebbe per esempio installare lungo le autostrade e le linee metro delle turbine ad assetto verticale che ruotano quando un mezzo di trasporto vi passa accanto (grazie al movimento dell’aria generato dalle vetture), alimentando così la produzione di energia pulita. Energia che può essere utilizzata direttamente o stoccata in batterie.
Il micro eolico si esplica anche grazie ai tanti piccoli impianti eolici progettati per essere installati in aree residenziali o agricole, per fornire energia diretta ai proprietari. Utilizzando l’energia del vento, una risorsa rinnovabile, il micro eolico contribuisce a ridurre le emissioni di gas serra, la dipendenza dalla rete elettrica tradizionale e le bollette.
Esiste anche un eolico domestico: con un investimento iniziale di circa 5.000 euro è possibile installare un impianto da 3 kW e ottenere un buon autoconsumo. Valutando i costi dell’energia odierni e futuri, i tempi di rientro dell’investimento si attestano tra i sei e i sette anni circa. Il vento non è sempre constante e non tutte le case hanno un’esposizione adatta. Ma con condizioni ideali di vento si può produrre circa 5.000 kWh annui. Bisogna rispettate le norme di sicurezza, i regolamenti edilizi comunali e può servire un’autorizzazione da parte dell’ente locale. Esistono però detrazioni fiscali che permettono di risparmiare fino al 50%
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