A Taranto si riaccende l’Altoforno 1, fermo da oltre un anno per lavori di manutenzione. Andrà ad affiancarsi all’altoforno 4, l’unico attualmente in funzione. È il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che ha azionato il comando: il titolare del dicastero che si sta occupando della vendita di Acciaierie d’Italia, attualmente in regime di amministrazione straordinaria.
Il ritorno in marcia dei due altoforni servirà a incrementare progressivamente la produzione di tonnellate di ghisa e a raggiungere la soglia dei 5 milioni nel 2025. Un traguardo necessario anche per valorizzare l’asset, mentre si cerca un nuovo proprietario.
Vendita dell’ex Ilva entro febbraio 2025
«In pochi mesi, siamo riusciti ad avviare le procedure di gara internazionale per l’assegnazione degli impianti. La prima fase, con le manifestazioni di interesse, si è già conclusa. In totale quindici player industriali (tra nazionali e internazionali) hanno manifestato interesse, tre di loro sono tra i più grandi al mondo», ha dichiarato il ministro Urso.
«Siamo nella fase dell’apertura del data room, dunque stiamo fornendo alle parti le informazioni necessarie a stipulare una proposta vincolante. Entro fine novembre coloro che vogliono acquisire gli impianti dovranno farsi avanti, dopodiché i commissari analizzeranno le proposte e, verosimilmente, entro febbraio del 2025 potranno assegnare gli asset».
La garanzia del Golden Power
Il ministro Urso ha poi annunciato che attraverso il golden power – che nel caso delle Acciaierie sarà esercitato dal suo dicastero – il ministero «blinderà il processo di vendita, sia sul piano degli investimenti, sia sui livelli produttivi e occupazionali sia su quelli della salute e dell’ambiente».
«Porremo delle condizioni vincolanti al futuro acquirente attraverso delle procedure, per esempio di presentazione dei piani semestrali o annuali. Soprattutto se assegneremo l’asset a un acquirente non europeo», ha precisato il ministro.
Le polemiche di cittadini e ambientalisti sull’altoforno
La cerimonia, però, ha riacceso le polemiche nel polo tarantino. Mentre il sindaco e presidente della Provincia di Taranto, Rinaldo Melucci, ha declinato l’invito, le associazioni ambientaliste criticano aspramente la ripartenza di un altoforno a carbone, della vecchia Italsider, che risale a sessant’anni fa. Alla portineria C dello stabilimento di Taranto, cittadini e rappresentanti di associazioni e comitati hanno organizzato un sit-in in segno di protesta.
«Abbiamo fatto un grande sforzo per arrivare sin qui», ha commentato il commissario straordinario, Giancarlo Quaranta, presente alla cerimonia di ripartenza. «Vogliamo continuare a produrre acciaio ma nella qualità richiesta dal nostro Paese» per farlo «useremo i forni elettrici utilizzando il Dri, che è derivato dai minerali». (riproduzione riservata)
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