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Pedemontana Veneta, la Regione vince il ricorso da 44 milioni #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –


Il caso

De Berti: «I rischi di costruzione sono a carico del privato. E sulla galleria che fa acqua abbiamo diffidato Sis a rimediare in 4 mesi»

Ce l’ha vivo più di altri il ricordo di otto anni fa, l’assessore alle infrastrutture Elisa De Berti oggi vicepresidente della Regione. Il cantiere della Pedemontana era ormai bloccato e il territorio veneto si trovava sfregiato da una lunga striscia marrone: «Erano stati spesi 480 milioni e l’opera risultava fatta al 27%, gli espropri erano al 20% e così pure i lavori per le interferenze con sottoservizi e altro». Fermare tutto? Chi se lo ricorda, sa che sarebbe stato un disastro. Ma nessuno voleva finanziare la Sis perché proseguisse a costruire la superstrada. È da lì che nacque il nuovo accordo, il famoso “Terzo atto convenzionale” del 2017 su cui tanti sparano ma che permise di ripartire. Come? La Regione si assunse il rischio del traffico: “i pedaggi li incasso io, al privato diamo un canone annuo di gestione dell’opera che è un incasso sicuro». Al privato rimasero i rischi di costruzione e di disponibilità. E ora un risultato positivo arriva.

Assessore, avete vinto il contenzioso da 44 milioni? 

Abbiamo appena saputo il risultato del giudizio affidato, per giungere a un verdetto rapido, a un Collegio consultivo tecnico composto da due tecnici nominati da noi, due da Sis e un presidente condiviso. La questione era che noi volevamo pagare il canone previsto per il primo anno di esercizio della Pedemontana – allora era stato fissato il 2020 – rivalutato in base agli indici Istat: quasi 154 milioni. Il privato invece diceva che siamo nel 2024 e quindi voleva il canone previsto per quest’anno, calcolato in 198 milioni. Il Comitato ha ascoltato le parti e a maggioranza ha detto che per “interpretazione letterale e logica” va pagato il canone del primo anno di esercizio.

Avevate appunto pattuito che il rischio di costruzione era a carico del privato.

Certo. E il Collegio consultivo non ha accolto la tesi del concessionario proprio perché avrebbe voluto dire spostare il rischio di costruzione in capo alla Regione: non è ammissibile. I quattro anni di ritardo nell’aprire la Pedemontana non dipendono dalla Regione e fanno parte del rischio di costruzione che è in capo al privato. Punto.

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Il comitato contro la Pedemontana chiede che sia rescisso il contratto con Sis.

Noto che la utilizzano anche loro, la Pedemontana. Comunque il nostro obiettivo è tutelare la Regione: intanto la diffida è stata mandata. Eventuali atti saranno valutati, ma ogni passo deve avere una giustificazione legalmente sostenibile.

Si nega anche l’indicazione che già dall’inizio la Regione prevedeva di doverci mettere soldi per alcuni anni, per poi recuperare più entrate.

I primi nove anni. Il Piano economico finanziario fu discusso anche in Consiglio regionale. È tutto scritto in un allegato a quegli atti.

Avete anche altri contenziosi con Sis: l’Iva, la sanzione da 25 mila euro al giorno da far pagare per il ritardo.

È certo che la Regione applicherà tutto ciò che è previsto dal contratto: lo faremo valere in ogni sua parte.

Avete scritto che recenti previsioni sul traffico in Spv trovano conferme nei dati.

È chiaro che crisi economica e guerre hanno diminuito la capacità economica dei potenziali utenti. Noi 2-3 anni fa abbiamo rifatto lo studio del traffico previsto: i mezzi pesanti, che sono quelli che pagano di più, ci sono. Manca all’appello una fetta di traffico leggero. Stiamo lavorando sui pedaggi e le agevolazioni, ma se si abbassa il pedaggio per avere più auto occorre essere sicuri di non creare ulteriore deficit.


Avete anche pagato la produzione di spot per far conoscere meglio la Pedemontana.

C’è un problema chiaro: la Pedemontana è stata un’opera letteralmente diffamata, e questo influisce nell’opinione di chi non la usa. Dobbiamo far capire bene i vantaggi che offre per la mobilità.

Ieri intanto però la grande galleria della Pedemontana ha fatto ancora acqua.

Abbiamo già inviato a Sis un formale atto di diffida: entro 120 giorni va eliminato quello che è un difetto di costruzione. Abbiamo chiesto la consulenza di un noto esperto di gallerie e ha dato l’ok alla soluzione-tampone proposta dal concessionario: realizzare canaline di raccolta acqua. Però per l’esperto e per noi il vizio va sanato alla radice: Sis non ritiene sia così, ma faremo valere le nostre ragioni in ogni sede.

 





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