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BCE, le decisioni del Consiglio direttivo di ottobre #finsubito prestito immediato


Prosegue a ottobre il processo di allentamento del grado di restrizione della politica monetaria della BCE. Analizziamo le principali decisioni assunte.


Le decisioni della BCE

«Il Consiglio direttivo ha deciso oggi di ridurre di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della Banca centrale europea (BCE). In particolare, la decisione di ridurre il tasso sui depositi presso la banca centrale, tasso mediante il quale orientiamo la politica monetaria, scaturisce dalla valutazione aggiornata delle prospettive di inflazione, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria». Con queste parole, lo scorso 17 ottobre, Christine Lagarde (anche “Presidente della BCE”) ha aperto la consueta conferenza stampa che segue la riunione del Consiglio direttivo della BCE (anche la “conferenza stampa”), per rendere note le ultime decisioni di politica monetaria adottate dall’istituto di Francoforte.

Ne consegue che, a decorrere dal 23 ottobre, tasso di interesse sui depositi presso la banca centrale, fattispecie che orienta la politica monetaria, si attesterà al 3,25 per cento. Di conseguenza, in base al riesame dell’assetto operativo per l’attuazione della politica monetaria annunciato lo scorso 13 marzo, i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale si attesteranno, rispettivamente, al 3,40 per cento e al 3,65 per cento. 

Si tratta della terza riduzione dei tassi avvenuta nel corso dell’anno, che segue quelle entrate in vigore in precedenza a decorrere dal 12 settembre e dal 12 giugno, dopo quasi due anni caratterizzati da una politica monetaria espansiva in cui l’istituto di Francoforte, a partire dalla prima decisione di incremento dei tassi di interesse di riferimento entrata in vigore il 27 luglio 2022, aveva dato avvio a un processo di ripetuti aumenti, ben dieci consecutivi di cui ultimo entrato in vigore a far data dal 20 settembre 2023, seguita poi da una fase di “interest rates unchanged” che, al fine di contrastare l’inflazione, ha mantenuto i tassi ai massimi storici fino alla decisione dello scorso 12 giugno.

Nel corso dell’ultimo Consiglio direttivo, come di consueto, sono state assunte anche decisioni in termini di:

  • Programma di Acquisto di Attività (PAA): prosegue la graduale riduzione del portafoglio PAA a un ritmo misurato e prevedibile, dato che l’Eurosistema non reinveste più il capitale rimborsato sui titoli in scadenza;
  • Programma di Acquisto per l’Emergenza Pandemica (PEPP): nell’ambito del processo di graduale contrazione del reinvestimento del capitale rimborsato sui titoli in scadenza avviato nel secondo semestre 2024, prosegue la riduzione del portafoglio PEPP in media di 7,5 miliardi di euro al mese. La parte che continua a essere reinvestita ha l’obiettivo di contrastare i rischi per il meccanismo di trasmissione della politica monetaria riconducibili alla pandemia. Rimane confermato l’obiettivo di porre fine agli investimenti nell’ambito di tale programma entro la fine del 2024.
  • Operazioni di rifinanziamento: come ribadito nel corso della conferenza stampa, «a fronte dei rimborsi degli importi ricevuti dalle banche nelle operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine, il Consiglio direttivo riesaminerà regolarmente come le operazioni mirate e i rimborsi in atto contribuiscono all’orientamento della politica monetaria».

I dati della BCE sull’inflazione

«Le ultime informazioni sull’inflazione indicano che il processo disinflazionistico è ben avviato. Le prospettive di inflazione sono inoltre influenzate dalle recenti sorprese al ribasso degli indicatori dell’attività economia». Questo è quanto ha affermato dalla Presidente della BCE nel corso della conferenza stampa con riferimento al tema dell’inflazione.

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Detto processo di disinflazione è alimentato in primo luogo (i) dal proseguimento della contrazione delle pressioni sul costo del lavoro e (ii) dalla graduale trasmissione dell’inasprimento della politica monetaria che ha contraddistinto il recente passato ai prezzi al consumo. Ciononostante, va evidenziato come continuino a perdurare significative pressioni interne sui prezzi a fronte del persistere di forti pressioni salariali nell’area euro.

Come ribadito in conferenza stampa, «la crescita delle retribuzioni contrattuali resterà elevata e variabile nel resto dell’anno, tenuto conto del ruolo significativo dei pagamenti una tantum e dello scaglionamento degli adeguamenti salariali».

Secondo le stime degli Esperti dell’Eurosistema, nei prossimi mesi potremmo assistere a un aumento dell’inflazione, soprattutto in virtù del fatto che le significative contrazioni registrate in precedenza dei prezzi dell’energia non incideranno più sui tassi calcolati sui dodici mesi. Successivamente dovremmo assistere nuovamente a una riduzione tale da permettere il tempestivo rientro dei livelli di inflazione entro il limite obiettivo del 2 per cento nel corso del 2025. 

La crescita economica secondo la BCE

«I rischi per la crescita economica restano orientati verso il basso. Il calo di fiducia potrebbe impedire ai consumi e agli investimenti di recuperare al ritmo atteso. Ciò potrebbe essere amplificato dalle fonti di rischio geopolitico, come la guerra ingiustificata della Russia contro l’Ucraina e il tragico conflitto in Medio Oriente, suscettibili anche di causare interruzioni delle forniture di energia e degli scambi internazionali». 

La crescita economica dell’area euro potrebbe essere altresì minata anche da una maggior contrazione delle esportazioni che, stante lo stato dell’arte del contesto internazionale, potrebbe essere determinata, ad esempio, da un inasprimento delle tensioni commerciali tra le principali economie mondiali.

Altre riduzioni dei tassi in vista?

La decisione prese nel corso dell’ultimo consiglio direttivo rientrano nel processo di “moderazione del grado di restrizione della politica monetaria” avviato dalla BCE nel mese di giugno, dopo nove mesi di un atteggiamento votato alla cautela che aveva portato a mantenere invariati i tassi. 

Per determinare livello e durata adeguati della restrizione, l’istituto di Francoforte ha ribadito che continueranno «a seguire un approccio guidato dai dati in base al quale le decisioni vengono definite di volta in volta a ogni riunione. In particolare, le decisioni sui tassi di interesse saranno basate sulla nostra valutazione delle prospettive di inflazione, considerati i nuovi dati economici e finanziari, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria, senza vincolarci a un particolare percorso dei tassi».

Pertanto, se il processo disinflazionistico in atto proseguirà a fare il suo corso potremmo quasi certamente assistere ad ulteriori riduzioni. Di contro, se tale processo dovesse subire un significativo rallentamento rispetto a quanto previsto dagli Esperti dell’Eurosistema o addirittura un arresto, molto probabilmente l’istituto di Francoforte opterà per mantenere invariati i tassi. Alla luce degli elementi di analisi disponibili, si dovrebbero poter escludere nel breve-medio periodo possibili nuovi aumenti dei tassi.

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