Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#adessonews
Affitto Immobili
Agevolazioni - Finanziamenti
Aste Abruzzo
Aste Basilicata
Aste Calabria
Aste Campania
Aste Emilia Romagna
Aste Friuli Venezia Giulia
Aste Italia
Aste Lazio
Aste Liguria
Aste Lombardia
Aste Marche
Aste Molise
Aste Piemonte
Aste Puglia
Aste Sardegna
Aste Sicilia
Aste Toscana
Aste Trentino Alto Adige
Aste Umbria
Aste Valle d'Aosta
Aste Veneto
Auto - Moto
bed & breakfast
Immobili
C’è il tetto agli stipendi dai manager pubblici a 120mila euro. Ma la vera notizia è che i big se la scampano quasi tutti #finsubito prestito immediato


Le eccezioni sono quasi più della regola. Ci fosse già il decreto per stabilire a quali enti e organismi pubblici applicare il nuovo tetto ai compensi dei manager, l’elenco potrebbe competere in lunghezza con quello dei rami della Pubblica amministrazione esclusi dalla sforbiciata. La gestione della riduzione da 240mila a 120mila euro dei compensi di manager e dirigenti è stata una delle più travagliate della manovra arrivata oggi, mercoledì 23 ottobre, in Parlamento, trascorsa una settimana dall’approvazione in Consiglio dei ministri. Doveva essere il colpo di teatro del disegno di legge di bilancio. Fissare gli stipendi all’indennità del presidente del Consiglio. Alla fine il parametro di riferimento è stato la metà del compenso del primo presidente della Corte di cassazione. La scelta per i nuovi contratti da gennaio è stato il frutto di limature su limature ed è soltanto il massimo. La cifra finale sarà definita tenendo conto della grandezza dell’ente.

Componenti della maggioranza avevano da subito sollevato dubbi ed eccezioni. Forza Italia aveva chiesto qualche momento in più di riflessione,  Noi Moderati, formazione guidata da Maurizio Lupi e quarta gamba della coalizione, paventava il rischio di non riuscire a attirare le migliori professionalità, senza l’appeal di un compenso sostanzioso. La pressione è stata tanta e alla fine il perimetro della norma è più ristretto di quella della Pubblica amministrazione, comunque base di partenza per decidere chi dovrà stringere la cinghia o accontentarsi (per modo di dire considerate le cifre in ballo).

A giochi fatti, quando il ministero dell’Economia varerà la lista definitiva potrebbero non essere così tanti a dover pagare dazio. I vertici del Coni come il presidente Giovanni Malagò, il Maxxi e la Biennale di Venezia, l’Opera di Roma e il San Carlo di Napoli, la Fondazione Enea Biotech presieduta oggi da Giovanni Tria, la Treccani, gli enti di ricerca e gli enti parco. Queste alcune delle ipotesi.

Restano fuori con certezza Francesco Maria Chelli, presidente dell’Istat, Gabriele Fava dell’Inps, Fabrizio D’Ascenzo dell’Inail, il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini e gli omologhi di Demanio e Dogane, Alessandra Dal Verme e Roberto Alesse.  Salvi anche i vertice delle autorità indipendenti come Antitrust e Agcom, quelli delle vigilanze, da Banca d’Italia a Consob, e i  presidenti delle casse previdenziali, i quali non nutrivano particolari dubbi al riguardo e già prima del testo a chi chiedeva se temevano di poter diventare bersaglio della crociata contro i manager parlavano di “ballon d’essai”. La scampano i direttori generali delle Asl, la misura infatti fa salvi gli enti del Servizio sanitario nazionale. Le partecipate a Piazza Affari – Eni, Enel, Poste, Mps, Enav, Leonardo, Terna e Snam – erano messe al riparo già da prima. Per loro è il mercato a decidere le remunerazioni, spesso a sei zeri e da sempre fuori dai tetti anche per poter competere.

Un gran numero di controllate si fa scudo dello status di quotata pur non essendo in Borsa ma semplicemente per aver emesso bond. L’uso di obbligazioni è diffuso. Cassa Depositi e Prestiti, Sace,  Ferrovie dello Stato, Invitalia sono gli esempi più noti e società dove imporre un tetto limiterebbe la scelta dei manager. C’è persino la Rai, unica spa di Stato a dover pagare dazio in manovra. L’amministratore delegato, il meloniano Giampaolo Rossi, non dovrà sottostare al taglio dei compensi ma dovrà risparmiare sulle consulenze e sui costi del personale. Il prossimo anno la radio televisione pubblica non potrà spendere per queste voci più di quanto fatto nel 2023, l’anno dopo dovrà tagliare tutto del 2% e quello dopo ancora del 4%.

Nella realtà anche altre partecipate sono escluse ed è quasi un controsenso per un governo che ha allargato alcuni cda di peso e trasformato enti in società per azioni. Altra realtà bastonata è l’Automobile club Italia, cui il Mef chiede 50 milioni l’anno. Se non bastasse il Tesoro è pronto a mandare un proprio sceriffo a fare le pulci ai conti di tutti quegli enti o società che ricevono almeno 100mila euro di contributi pubblici. Un rappresentante di Via XX settembre entrerà a far parte dei collegi di revisione e sindacali. Per questa società scatterà una spending review sull’acquisto di beni e servizi che non potranno superare la media di quanto speso tra il 2021 e il 2023. Tutti avvisati.

Cessione crediti fiscali

procedure celeri



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link 

Informativa sui diritti di autore

La legge sul diritto d’autore art. 70 consente l’utilizzazione libera del materiale laddove ricorrano determinate condizioni:  la citazione o riproduzione di brani o parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi qualora siano effettuati per uso di critica, discussione, insegnamento o ricerca scientifica entro i limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera citata o riprodotta.

Vuoi richiedere la rimozione dell’articolo?

Clicca qui

 

 

 

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Informativa sui diritti di autore

La legge sul diritto d’autore art. 70 consente l’utilizzazione libera del materiale laddove ricorrano determinate condizioni:  la citazione o riproduzione di brani o parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi qualora siano effettuati per uso di critica, discussione, insegnamento o ricerca scientifica entro i limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera citata o riprodotta.

Vuoi richiedere la rimozione dell’articolo?

Clicca qui

 

 

 

Mutuo asta 100%

Assistenza consulenza acquisto in asta

Carta di credito con fido

Procedura celere

Per richiedere la rimozione dell’articolo clicca qui

La rete #dessonews è un aggregatore di news e replica gli articoli senza fini di lucro ma con finalità di critica, discussione od insegnamento,

come previsto dall’art. 70 legge sul diritto d’autore e art. 41 della costituzione Italiana. Al termine di ciascun articolo è indicata la provenienza dell’articolo.

Il presente sito contiene link ad altri siti Internet, che non sono sotto il controllo di #adessonews; la pubblicazione dei suddetti link sul presente sito non comporta l’approvazione o l’avallo da parte di #adessonews dei relativi siti e dei loro contenuti; né implica alcuna forma di garanzia da parte di quest’ultima.

L’utente, quindi, riconosce che #adessonews non è responsabile, a titolo meramente esemplificativo, della veridicità, correttezza, completezza, del rispetto dei diritti di proprietà intellettuale e/o industriale, della legalità e/o di alcun altro aspetto dei suddetti siti Internet, né risponde della loro eventuale contrarietà all’ordine pubblico, al buon costume e/o comunque alla morale. #adessonews, pertanto, non si assume alcuna responsabilità per i link ad altri siti Internet e/o per i contenuti presenti sul sito e/o nei suddetti siti.

Per richiedere la rimozione dell’articolo clicca qui