C’è una data per l’incontro al ministero delle Imprese e del Made in Italy con i rappresentanti di Beko Europe: il 7 novembre a Roma i sindacati si aspettano la presentazione del piano industriale dell’azienda degli elettrodomestici nata dalla joint-venture fra Whirlpool e Arçelik, un piano che stabilirà anche il futuro della fabbrica di Siena e dei suoi 299 dipendenti ormai da diverse settimane in stato di agitazione. Un futuro che mai come negli ultimi tempi è apparso in pericolo, dopo che la casa madre ha intrapreso un’opera di razionalizzazione che ha già portato all’annuncio della chiusura di tre stabilimenti fra Polonia e Regno Unito.
“Il 7 novembre è una data che segnerà uno spartiacque, non sarà un incontro dove si prenderà dell’altro tempo”, è convinta Daniela Miniero, segretaria generale della Fiom-Cgil di Siena, secondo cui l’obiettivo condiviso con Fim-Cisl e Uilm-Uil è la sopravvivenza della fabbrica Beko e la tutela dei posti di lavoro. “Le multinazionali hanno tempo fino a dicembre – dice – per presentare i piani industriali dell’anno successivo, e quindi anche questa data cade con i tempi dati da Beko. Noi avevamo chiesto che questo incontro avvenisse prima: e il governo stesso, con la sottosegretaria Fausta Bergamotto, aveva cercato di blindare un impegno di incontro per settembre per avere un’anticipazione quantomeno sugli intenti del piano industrial. Ma c’è stata una totale non considerazione da parte di Beko, e anche una risposta debole da parte del governo”.
La Regione pronta a fondi Pnrr per riqualificare il personale
Nel frattempo Siena prepara il tavolo al Mimit con un nuovo strumento: un ‘accordo di progetto’ sullo stabilimento firmato da Regione Toscana con Fim, Fiom e Uilm. L’intesa, che sarà presentata a Beko Europe nell’occasione dell’incontro a Roma, che si attiverà solo dopo la presentazione del piano industriale e previo accordo sindacale, prevede da parte della Regione lo stanziamento di quasi un milione di euro (3.000 euro a dipendente) per la riqualificazione professionale dei 299 lavoratori della multinazionale del sito di Viale Toselli.
Per i sindacati, l’accordo mostra “come un lavoro di concerto ed in sinergia possa produrre interventi concreti e tutelanti per le maestranze, e come si possa rimettere al centro della discussione l’importanza della formazione e riqualificazione professionale, restituendo ai lavoratori il legittimo ruolo di protagonisti”. Ma l’accordo è anche una sfida lanciata all’azienda: se non raccogliesse la proposta, sarebbe un segnale evidente della volontà di non investire su Siena, rivelando quindi le intenzioni di Beko Europe. E senza un piano industriale che abbia un futuro per Siena, partirà inevitabilmente una mobilitazione.
“Il piano di Beko deve convincere le parti sociali”
“E’ un accordo senza precedenti per due motivi”, sostiene Miniero. “In primo luogo – spiega -, perché di solito gli aiuti della Regione vengono messi in campo soltanto dopo la presentazione di un piano industriale, mentre invece qui vengono messe a disposizione prima, e con questa natura ‘sfidante’, per la riqualificazione professionale: ma quale formazione far fare ai dipendenti, questo lo decide l’azienda, in base alla veste che vuole dare allo stabilimento, anche per una eventuale riconversione dell’attività produttiva. L’altro aspetto innovativo di questo accordo è che diventa applicabile e fruibile soltanto previo accordo sindacale, cioè deve essere un piano convincente per le parti sociali che a quel tavolo rappresentano i lavoratori: se l’accordo non dovesse essere convincente, nella misura in cui non dovesse essere tutelante di tutto il livello occupazionale, allora l’azienda non potrà accedere a quei fondi”.
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