I rincari
«Le famiglie catanesi che hanno un Isee tra i 3.000 e i 6.000 euro pagheranno ben 400 euro all’anno contro i 180 dell’anno precedente», denunciano i sindacati
«In queste ore molte donne catanesi che lavorano e che da anni sperano inutilmente in un migliore servizio scolastico pubblico con una mensa dal costo sostenibile e con orari su misura per i tempi lavoro-scuola-famiglia, ci hanno manifestato il loro dissenso e la loro preoccupazione. Se l’amministrazione comunale non riconsidererà la delibera 216 che segna l’aumento delle tariffe del servizio di mensa, lo scontro sarà inevitabile». Lo scrivono la Cgil e la Flc Cgil (già Cgil scuola) di Catania che «giudicano inopportuna e irrispettosa delle famiglie catanesi la decisione del sindaco Trantino e della sua giunta. Apprendiamo che la gara è stata aggiudicata ad agosto con cifre poco sostenibili dai cittadini; gli stessi che operano e risiedono in una delle città più povere d’Italia, dove persino l’Istat ha più volte certificato l’allarme economico e sociale in termini di povertà assoluta e relativa. I bisogni di una città devono essere compresi profondamente e per fare questo un’amministrazione comunale non può prendere decisioni importanti, senza almeno consultarsi con le forze sociali. È invece quello che è accaduto a proposito del servizio mense scolastiche; servizio che è pure arrivato in ritardo. Le famiglie catanesi che hanno un Isee tra i 3.000 e i 6.000 euro pagheranno ben 400 euro all’anno contro i 180 dell’anno precedente. È una decisione che va contro ogni logica, anche nell’ottica di una lotta alla dispersione scolastica. Pensiamo infine che nel bilancio costi benefici sia davvero basso il numero di famiglie, sessanta, che potrà contare sul servizio gratuito».
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