Tempio Quella pronunciata oggi 25 ottobre dalla Corte d’appello di Roma mette definitivamente la parola fine a ogni dubbio e conferma che tutto l’impianto accusatorio era basato sul nulla: nel tribunale di Tempio non c’è stata nessuna turbativa d’asta nella vendita di Villa Ragnedda, a Baja Sardinia, e nessuno dei protagonisti di quella vicenda hanno mai commesso illeciti. A confermarlo ulteriormente dopo la sentenza di assoluzione per tutti di un anno fa (richiesta dallo stesso pubblico ministero), è stata la sentenza che oggi ha assolto con formula piena il giudice Alessandro Di Giacomo, al quale era stata contestata la turbativa d’asta.
La sentenza di assoluzione del luglio 2023 con la formula “perché il fatto non costituisce reato”, non aveva soddisfatto Di Giacomo. Che attraverso il suo difensore, l’avvocato Giandomenico Caiazza, l’ha impugnata in Corte d’appello a Roma. I giudici di secondo grado lo hanno assolto con la formula più ampia “perché il fatto non sussiste”, riconoscendo pienamente le sue ragioni e confermando ulteriormente l’infondatezza dell’impianto accusatorio. Un pronunciamento che chiude definitivamente una vicenda giudiziaria che ha segnato profondamente per anni tutti i protagonisti dell’inchiesta e lo stesso tribunale di Tempio, dato in pasto all’opinione pubblica come luogo di malaffare. Una sentenza che restituisce dignità e giustizia al giudice Alessandro Di Giacomo che per sei lunghi e dolorosi anni – dal dicembre 2017 al settembre 2023 – era stato sospeso da tutte le sue funzioni. Aveva ripreso servizio nella sezione civile del tribunale, nel gennaio 2024. Ora la piena riabilitazione con la sentenza di secondo grado, che chiude anche qualsiasi procedimento disciplinare in sospeso nei suoi confronti. (t.s.)
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