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Più che i turisti il problema di Roma è la politica scarsa e senza idee. Un po’ di dati #finsubito finanziamenti e gestione bed & breakfast


In dieci anni il centro storico ha perso il 38 per cento dei residenti, L’overtourism è un fattore ma le responsabilità sono anche di chi amministra, poco attento a governare il fenomeno


. Ci sarà presto una manifestazione: cittadini si troveranno a Campo dei Fiori e percorreranno le vie del centro battendo pentole e coperchi, in perfetto stile “cacerolazo”. Ma già qualcosa c’è stato. Giovedì scorso sono andati in scena i primi “Stati Generali contro l’Iperturismo”, iniziativa spontanea da parte di cittadini e associazioni (tra cui Gruppo romano regolazione affitti brevi) per lanciare un grido d’allarme alle istituzioni: Campidoglio, Regione e Parlamento. Perché ormai siamo all’allarme sociale. Il turismo eccessivo, detto anche overtourism o iperturismo, fenomeno mondiale che con gli affitti brevi e i bed & breakfast (le offerte extra alberghiere) è diventato incontrollabile, sta snaturando completamente la città. Il rischio è di finire, in proporzione, come a Venezia, dove la popolazione residente è scesa sotto i 50 mila abitanti e ci sono 650 turisti per ogni veneziano.

Gli ultimi dati sono da codice rosso: in dieci anni il centro storico ha perso il 38 per cento dei residenti, con punte che stanno tra il 39 del rione Trevi e il 35 di Monti, e del 45 per  cento a Trastevere. Resistono gli anziani, ma non arrivano i giovani, perché i proprietari di immobili preferiscono affittare a breve che a lungo termine: ci guadagnano dieci volte tanto. Il fenomeno non riguarda più solo il centro, ma si allarga a zone come Pigneto e San Giovanni, servite dalla metro. “In città ci sono circa 35 mila alloggi destinati agli affitti a breve, messi su piattaforme come Airbnb e Booking, poi c’è il sommerso e l’irregolare, e il numero aumenta. I romani del centro, per la drastica diminuzione di offerta abitativa e i canoni sempre più alti, si spostano nel semicentro, quelli del semicentro in periferia e gli altri nelle periferie estreme, in una sorta di effetto domino”, osserva il docente universitario Filippo Celata. “Si creano così veri e propri ghetti dai quali le persone tendono a non spostarsi, se non per recarsi sul posto di lavoro, con tempi di percorrenza dalla periferia al centro sempre più lunghi”, spiega Antonia Tommasini di Roma ricerca Roma. Il centro iperturistico si porta poi dietro il calo di negozi di prossimità e l’aumento, stimato intorno al 40 per cento, di luoghi di somministrazione: minimarket, bar e ristoranti, spesso di infimo livello. Accompagnati da negozi di paccottiglia turistica.

Altro tema dibattuto è quello dei bus turistici. “In città ne entrano oltre mille al giorno al giorno (14 campi da calcio), la maggior parte dei quali non restano nei 680 stalli messi loro a disposizione, ma vagano per la città, parcheggiando dove capita, pure in doppia fila. Ora il Comune ha aumentato le tariffe del 200 per cento, ma non basta e col Giubileo sarà peggio. Il loro ingresso va vietato e basta”, sottolinea Paolo Gelsomini di Carte in Regola. Mario Tozzi, conduttore tv e divulgatore scientifico, se la prende pure coi bus turistici a due piani: “Dall’amministrazione ci voglio scelte più coraggiose: anche quelli vanno vietati”. Poi c’è il tema delle grandi navi crociera che arrivano a Civitavecchia e portano i turisti a visitare Roma in giornata. “Un flusso turistico mordi e fuggi che non porta nessuna ricchezza alla città”, fa notare Jordan Carducci di Tavoli del Porto, auspicando che non si realizzi l’idea di trasformare Fiumicino in un grande hub crocieristico.

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Che fare? “Il Campidoglio dice di avere le mani legate, ma non è così. Ci sono almeno due norme, il testo unico dell’edilizia e il piano regolatore, che danno al Comune il potere di accettare o meno il cambio di destinazione d’uso di un’abitazione, da residenziale e turistica. Basterebbe negare il cambio di destinazione in certi quadranti per iniziare a gestire meglio il fenomeno…”, sostiene Giancarlo Storto di Carte in Regola. Poi c’è la Certificazione Gstc (Global Sustainable Tourism Council), un marchio di garanzia di turismo sostenibile, di cui molte città si stanno dotando, come ad esempio Siena, dove le cose stanno migliorando. “Non ci rassegniamo al fatto che Roma si trasformi in una capitale solo turistica: sarebbe la fine. Sono i visitatori che devono adattarsi all’ecosistema della città, non il contrario”, conclude Anna Maria Bianchi. Presto nuove iniziative, mentre ieri è andato in scena un blitz di attivisti anonimi contro i lucchettoni dei B&B in centro, con cappelli da Robin Hood e volantini “Stop overtourism!”.
 





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