In legge di Bilancio arriva un nuovo bonus affitto del valore massimo di 5.000 euro l’anno che spetta direttamente in busta paga.
Una misura che rientra tra gli interventi in materia di welfare aziendale, con il datore di lavoro che se lo vorrà (non è infatti obbligato) potrà approfittarne per riconoscere ai propri lavoratori un benefit detassato che ad esempio può rappresentare un’alternativa più economica all’aumento strutturale dello stipendio.
Va ricordato, come precisa money, che già oggi esiste un bonus affitto di questo tipo dal momento che con la legge di Bilancio dello scorso anno il rimborso dei canoni di locazione, come pure degli interessi del mutuo, è stato compreso nell’elenco dei fringe benefit detassati fino a un massimo di 1.000 euro l’anno, mentre per i lavoratori con figli il limite si alza a 2.000 euro.
Questo significa che il datore di lavoro può riconoscere in busta paga un rimborso del canone di affitto pagato dal dipendente, ma solo restando entro le suddette soglie l’importo riconosciuto non concorre alla formazione del reddito. Basta infatti un solo euro in più per doversi fare carico dell’imposta su tutto l’importo pagato.
La buona notizia è che questo bonus viene confermato per i prossimi tre anni e non solo: perché come anticipato il rimborso per l’affitto in alcuni casi può arrivare fino a 5.000 euro l’anno.
L’articolo 68 del testo della legge di Bilancio 2025 oltre a prorogare per altri tre anni le agevolazioni fiscali sui fringe benefit, tra cui continuano a figurare i rimborsi di bollette per luce, gas e acqua, il canone di locazione e gli interessi del mutuo, potenzia il bonus per l’affitto portandolo a 5.000 euro.
Nel dettaglio, la norma stabilisce che tutte le somme erogate o rimborsate dai datori di lavoro per il pagamento dei canoni di locazione, come pure per le spese di manutenzione dei fabbricati locati dai dipendenti assunti con contratto a tempo indeterminato, non concorrono per 2 anni a formare il reddito ai fini fiscali entro il limite complessivo di 5.000 euro. Questa somma sarà comunque rilevante ai fini contributivi, come pure verrà considerata ai fini Isee.
Tuttavia, ci sono dei requisiti da soddisfare affinché il bonus affitto possa essere riconosciuto entro un limite di 5.000 euro l’anno. Nel dettaglio, il lavoratore:
- deve essere assunto con contratto a tempo indeterminato nel periodo compreso tra l’1° gennaio e il 31 dicembre 2025;
- deve avere un reddito da lavoro dipendente non superiore a 35.000 euro nell’anno precedente l’assunzione;
- deve aver trasferito la residenza oltre un raggio di 100 chilometri (calcolato tra il precedente luogo di residenza e la nuova sede di lavoro contrattuale).
Di fatto questa misura si applica nei confronti di quei lavoratori che si trasferiscono in seguito alla nuova assunzione, per quanto comunque il limite di 100 chilometri si consideri rispetto alla sede di lavoro e non all’indirizzo di residenza.
Discorso differente per tutti gli altri lavoratori per i quali continuano a essere applicate (fino al 2027) le disposizioni contenute nella legge di Bilancio 2024 dove l’affitto rientra sì tra le voci rimborsabili dal datore di lavoro ma la soglia di esenzione è pari a:
- 1.000 euro l’anno per la generalità dei lavoratori;
- 2.000 euro l’anno per i lavoratori con almeno un figlio a carico.
Come specificato con la circolare n. 5/E del 7 marzo 2024, il canone di affitto deve riguardare gli immobili a uso abitativo, posseduti o detenuti sulla base di un titolo idoneo, tanto dal dipendente quanto dal coniuge o dai suoi familiari, a condizione che ne sostengano effettivamente le spese e che l’immobile costituisca l’abitazione principale del lavoratore.
Ricordiamo che il bonus affitto non rappresenta un obbligo per il datore di lavoro, ma solo di un’opportunità che questo può cogliere per premiare un lavoratore senza dover necessariamente ricorrere a un aumento di stipendio, o comunque per rendere maggiormente attrattiva la sua offerta di lavoro.
Quindi per quanto sia possibilità del lavoratore farne specifica richiesta al datore di lavoro, è quest’ultimo a decidere se pagarlo o meno.
In caso di risposta positiva sarà comunque obbligo del lavoratore rilasciare un’apposita autodichiarazione con la quale conferma di essere in possesso dei requisiti necessari per godere dell’agevolazione.
Per il bonus di 5.000 euro, ad esempio, bisognerà attestare il luogo di residenza nei sei mesi precedenti la data di assunzione, come pure che il reddito era al di sotto della soglia prevista.
Per godere della maggiorazione da 1.000 a 2.000 euro del bonus affitto riconosciuto alla generalità dei lavoratori è invece necessario indicare il codice fiscale di almeno un figlio.
È anche obbligatorio fornire la documentazione che giustifica l’erogazione del rimborso, quindi il contratto di affitto, fermo restando la possibilità di autodichiarazione. Come da indicazione dell’Agenzia delle Entrate, è poi necessaria una seconda dichiarazione sostitutiva con cui si attesta di non avere già beneficiato del rimborso da parte di altri datori di lavoro.
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