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Pil, l’Italia cresce meno della media Ue: perché il Pnrr non basta? Ecco cosa sta succedendo #finsubito prestito immediato


di
Federico Fubini

In teoria  la crescita avrebbe dovuto essere trainata dall’ultima fiammata del Superbonus e dagli investimenti del Pnrr. Ma di questi non si vede traccia nei dati del Pil

La crescita completamente ferma secondo l’Istat nel terzo trimestre, con l’Italia che a questo punto – almeno in questa fase – registra nettamente la dinamica economica più debole fra tutti i principali Paesi dell’area euro e viaggia ben sotto la media. L’istituto statistico Istat ha appena pubblicato la sua stima «flash» sull’andamento del prodotto interno lordo fra luglio e settembre, in simultanea o quasi con i dati relativi a Francia, Germania e Spagna. E il risultato non solo è deludente, ma pone domande su cosa sta realmente accadendo nel Paese.

L’Italia cresce meno del previsto

La variazione del prodotto interno lordo è nulla rispetto al trimestre precedente, la crescita cumulata nel 2024 è di appena 0,4%: sotto le pur timide previsioni del governo, della Banca d’Italia e di organizzazioni come il Fondo monetario internazionale. Se non si dovesse verificare un forte rimbalzo nel trimestre finale dell’anno, l’Italia non chiuderebbe neanche con quella crescita dello 0,7% sul 2024 prevista dall’Fmi (che era considerata dal governo ampiamente troppa bassa per essere credibile).




















































La Germania cresce a sorpresa, corre la Spagna

Nel frattempo il resto d’Europa non mette certo a segno risultati splendidi ovunque, ma senz’altro un po’ migliori. La Germania cresce a sorpresa dello 0,2% nel trimestre, rialzando un po’ la testa dai timori di recessione che la inseguono (le stime indicavano una contrazione di 0,1%). La Francia cresce nello stesso periodo dello 0,4%, grazie soprattutto ad un effetto-Olimpiadi che si è sentito durante l’estate e probabilmente svanirà verso la fine dell’anno. La Spagna poi corre dello 0,8%, confermandosi la grande economia europea nettamente più dinamica grazie anche a un costo dell’energia tenuto relativamente basso con una diffusione delle fonti rinnovabili ben più decisa che in Italia.

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Crescono solo i servizi trainati dal turismo

Così il nostro Paese adesso sta crescendo meno della media dell’Unione europea e dell’area euro. Da noi c’è in particolare un punto dolente: la crisi che continua ad aggravarsi dell’industria, mentre i servizi crescono con il traino del turismo e di un ceto medio-alto italiano che sembra riconvertirsi al culto degli affitti brevi come fonte di reddito (anche se non certo fonte di innovazione, educazione e dinamismo).

La crisi dell’industria

La crisi dell’industria, a sua volta, ha in questa fase due ragioni di fondo. Da lato c’è un costo dell’energia, specialmente dell’energia elettrica, superiore di vari multipli ai costi europei ed internazionali a causa di un modello di alimentazione obsoleto basato sul gas naturale; ma a causa, anche, di un ambiente non certo concorrenziale fra i fornitori dei servizi di rete, a contrasto del quale l’attività delle Autorità di regolazione e del governo appare molto timida. Tutto questo si riflette inevitabilmente su bollette che ridicono di molto la competitività dell’industria italiana. Dall’altra c’è la frenata della manifattura tedesca, della quale l’Italia è fornitrice, così come degli acquisti di beni di consumo e di lusso da parte della Cina. Il risultato è che l’apporto dell’export al Pil – informa l’Istat – risulta negativo proprio quando i consumi degli italiani sono fermi.

Perché non si vedono gli effetti del Pnrr

Il risultato in qualche misura sorprende, in ogni caso. In teoria quest’anno la crescita avrebbe dovuto essere trainata dall’ultima fiammata del Superbonus nel primo trimestre e dagli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) in seguito. Ma di quegli investimenti non si vede traccia nel Pil, mentre il governo continua a non pubblicare i dati sul loro andamento. Già, a proposito di Pnrr: qualcuno a capito chi ne è responsabile adesso, dopo il trasferimento a Bruxelles dell’ormai ex ministro Raffaele Fitto?     


30 ottobre 2024 ( modifica il 30 ottobre 2024 | 11:53)

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