I problemi di pressione in Italia danno diritto ad aiuti economici: tra pensione e bonus sono tante le alternative da richiedere
I problemi legati alla pressione arteriosa, in particolare l’ipertensione, rappresentano una delle principali cause di malattie cardiovascolari, nonché di decesso. Guardando i dati mondiali, infatti, le due principali cause di morte per malattia sono i tumori e gli infarti. L’infarto nella maggior parte dei casi non è altro che l’apice di un mal funzionamento del cuore, quindi anche dei relativi problemi di pressione arteriosa ignorati negli anni.
Sono diversi i casi di individui che convivono con pressioni che presentano valori troppo alti o troppo bassi, e ignorano il problema: da una parte per via della mancanza di controlli medici, dall’altra per personale inadempienza. In entrambi i casi non si considerano quasi mai i reali rischi che si corrono. Per esempio, l’ipertensione si verifica quando la forza del sangue è costantemente troppo alta, e mette sotto sforzo il cuore e i vasi sanguigni.
Il problema principale sta nel fatto che questo disturbo è spesso silente, non si manifesta con sintomi ‘percepibili’, ma provoca danni profondi. Dopo anni e anni di ipertensione non trattata i risvolti a cui si va incontro sono infarti, ictus e problemi di insufficienza cardiaca.
Insufficienza cardiaca e pressione arteriosa troppo alta: lo Stato dà agevolazioni e pensioni
Secondo i dati forniti dall’Istituto Superiore di Sanità, le malattie cardiovascolari sono responsabili di circa il 35% dei decessi annuali in Italia. Proprio prendendo in considerazione questi dati, lo Stato predispone dei benefici per tutti coloro che ne soffrono, dando la possibilità di richiedere aiuti economici in base ai casi.
Si parte da un’ipertensione arteriosa non complicata a cui viene attribuita la percentuale del 10% di invalidità, fino alle forme di cardiopatia più importanti come cardiopatia ipertensiva con scompenso severo, arteriopatie ostruttive croniche e aneurisma dell’aorta: in questi casi si raggiunge facilmente il 100% di invalidità (che prevede alcune agevolazioni come l’esenzione al pagamento dei farmaci).
C’è poi da sottolineare che in presenza di un’altra patologia scaturita dalla cardiopatia ipertensiva, si può ottenere anche il riconoscimento della Legge 104: per esempio quando la cardiopatia crea hadicap di tipo motorio o mentale. Vengono di conseguenza riconosciuti i permessi, i congedi e le agevolazioni fiscali del caso.
In generale, si attesta che quando l’ipertensione arteriosa produce un’inabilità lavorativa minima di un terzo, è sempre possibile richiedere il riconoscimento dell’assegno ordinario d’invalidità: un contributo economico che non deve essere scambiato con la Legge 104 che invece predispone altri servizi. In sostanza, l’assegno viene garantito per 3 anni, dopo questo ciclo di aiuti economici, verrà convertito in pensione di vecchiaia in modo automatico.
Questo significa che per i primi tre anni il contributo si riceverà mensilmente, ma non sarà equivalente alla pensione contributiva o di vecchiaia. Passati i tre anni quest’ultimo si evolverà automaticamente in una pensione, a prescindere dall’età del contribuente invalido. È quindi da considerare come una forma d’aiuto da parte dello Stato nei casi in cui i problemi di pressione possano invalidare la vita di tutti i giorni.
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