Dopo l’istruttoria aperta dal II Municipio, piazza Lovatelli rivedrà il parere favorevole alla demolizione e ricostruzione concesso nel 2021: nel frattempo il Comune ha adeguato la Carta della qualità che tutela gli edifici storici
È salvo il villino in via Sgambati 4, all’angolo con via Pinciana 31, dove lo scorso 14 ottobre sono iniziati i lavori di ristrutturazione da parte della Immobiliare Borghese Spa «con ripristino dell’originaria destinazione abitativa», come recita il cartello all’ingresso del cantiere.
Dopo l’istruttoria aperta dal II Municipio sulla palazzina liberty progettata dall’architetto Carlo Pincherle, dove da bambino abitò anche il figlio, lo scrittore Alberto Moravia, la Sovrintendenza ha deciso di rivedere il parere: nel 2021 infatti piazza Lovatelli aveva concesso il nullaosta alla demolizione e ricostruzione con aumento della cubatura fino al 20 per cento come prevede la legge regionale sulla rigenerazione urbana.
Nella lettera di risposta alla richiesta di chiarimenti da parte del parlamentino di via Dire Daua, datata 30 ottobre, la direzione Interventi su edilizia monumentale della Sovrintendenza comunica il dietrofront «in conseguenza al clamore mediatico suscitato dall’avvio dei lavori».
Modificato il censimento dell’immobile
Per motivare il cambio di indirizzo si cita l’aggiornamento della Carta della qualità, nella quale era stato inserito anche l’edificio di via Sgambati 4, in relazione alla revisione delle norme tecnico-attuative del Piano regolatore. Nello specifico, mentre il gruppo di lavoro formato da personale della Sovrintendenza e del dipartimento Programmazione e attuazione urbanistica stava valutando le modifiche, «è emersa documentazione attestante l’attribuzione con riferimento all’autore del progetto, Carlo Pincherle, e lo stretto legame dell’edificio con lo scrittore Alberto Moravia reso palese da varie testimonianze anche letterarie».
Alla luce di questi nuovi elementi si è deciso di rivedere il censimento dell’immobile cambiando la classificazione da «edifici con tipologia edilizia speciale ad impianto seriale – denominazione albergo» in «edifici e complessi edilizi moderni – opere di rilevante interesse architettonico, urbano e ambientale». Nel frattempo, lo scorso 27 giugno l’assemblea capitolina ha approvato l’adeguamento della Carta della qualità «rendendo immediatamente efficaci gli aggiornamenti». Si richiede, perciò, alla direzione tecnica del II Municipio di «verificare l’attuale validità del titolo edilizio e, nelle more, disporre la sospensione dei lavori».
Del Bello (II Municipio): «Non basta la Scia»
Secondo quanto risulta, negli uffici competenti sarebbe in corso la revisione della Scia: «La ditta non avrebbe presentato la dichiarazione di inizio lavori – spiega la presidente del II Municipio, Francesca Del Bello -. Inoltre per la modifica della sagoma fuori terra la Scia non è sufficiente, la società avrebbe dovuto richiedere il permesso a costruire». In parallelo, grazie al supporto di gruppi di cittadini e associazioni, tra cui Italia Nostra, che in passato si sono battuti per la tutela di altri beni architettonici – emblematico il caso di Villa Paolina – la mini sindaca scriverà alla Soprintendenza per capire se è possibile sottoporre il villino a vincolo statale.
Gli appelli di Carmen Llera e Dacia Maraini
Nei giorni scorsi anche Carmen Llera, vedova di Alberto Moravia, ha espresso profondo rammarico per gli interventi nella casa della quale il romanziere le parlava spesso: istantanee di una Roma sparita, quando i dintorni di Villa Borghese somigliavano a un paesaggio campestre con le pecore al pascolo.
In viaggio negli Stati Uniti, la scrittrice Dacia Maraini, che nel libro Il bambino Alberto ha raccolto i ricordi di Moravia, rivela: «Raccontava del profumo delle rose. Ma anche del padre timido e abitudinario che dipingeva i quadri che custodiva gelosamente e non faceva vedere a nessuno». Quanto ai lavori di ristrutturazione, Maraini pensa che se l’amico fosse ancora vivo «ne sarebbe turbato non soltanto per la perdita che riguarda il padre architetto, ma per il bene della città e la sua memoria».
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