«Per la rigenerazione sostenibile del territorio post-xylella le risorse a disposizione sono pochissime rispetto alla complessità degli interventi e in più c’è una burocrazia non idonea. Per questo occorre costruire un sistema agevole capace di far arrivare fondi alle imprese, altrimenti quei pochi imprenditori rimasti che hanno ancora voglia di investire in agricoltura, rischiano di perdere l’ultimo treno». È un grido quello di Pantaleo Piccinno, presidente del Distretto Agroalimentare di qualità Jonico Salentino (Dajs), che arriva fin dentro gli uffici competenti di Bari e Roma incaricati della gestione delle risorse per la ricostruzione del paesaggio salentino: «Apprezziamo le parole espresse ieri dal direttore di Nuovo Quotidiano di Puglia, Rosario Tornesello, e quello che il giornale sta facendo per ridestare la coscienza collettiva su questo argomento. Purtroppo, – continua Piccinno – la ricostruzione è stata messa nel dimenticatoio. La realtà attuale ci dice che, nonostante gli sforzi compiuti fino ad oggi, permane una difficoltà abnorme di far arrivare i finanziamenti alle aziende e lo sfregio sul territorio, malgrado gli interventi che le imprese stanno effettuando, rimane ancora evidente e indelebile. Lo sforzo politico e tecnico di individuazione delle misure, di messa a bando delle stesse e di costruzione delle graduatorie dei bandi c’è stato ma resta sempre in piedi il tema della rendicontazione e dell’arrivo effettivo delle risorse sulle aziende. È ancora un tema incompiuto».
A settembre il Dajs ha annunciato nel corso di una prima conferenza intermedia di aver avviato uno studio di settore con vari istituti di ricerca per la redazione di un piano di rigenerazione del paesaggio, finanziato dal Masaf (Ministero dell’agricoltura) nell’ambito dei contratti di Distretto xylella. E ora si passerà alla fase due. Per il presidente Piccinno «bisogna costruire un pensiero lungo. E su questo sta cercando di lavorare il Dajs con uno sforzo collettivo per creare una visione condivisa sul territorio, che aiuti le aziende a superare questo difficilissimo momento e le stimoli a investire per ripiantare olivi e altre culture, e inoltre che affronti i temi della ricomposizione fondiaria, della creazione di nuovi soggetti capaci di gestire il territorio soprattutto nelle parti dove non c’è più interesse da parte dei singoli proprietari a portare avanti le coltivazioni».
Quello che manca è «una politica di approccio ampio tesa a un’ipotesi di rigenerazione del Salento, un argomento che non è esclusivamente agricolo, ma abbraccia tutti gli altri settori produttivi, l’ambiente, lo sviluppo economico, il turismo e la salute».
La liquidazione dei fondi
Un esempio pratico per uscire dall’impasse, per Piccinno è la «costruzione di una norma per affrontare le necessità relative ai soldi del Pnrr. La quale consente un’anticipazione del 90% dei fondi alle imprese per gli investimenti e poi a seguito del collaudo, la liquidazione del restante 10%. Questo potrebbe sicuramente agevolare il percorso di rigenerazione. A mo’ di battuta mi viene da dire che anziché commissari straordinari occorrerebbe un “commissario pagatore”, cioè un soggetto che prende l’impegno di pagare le risorse che già sono state stanziate. E metterle a disposizione delle aziende che stanno facendo uno sforzo enorme e che vivono una condizione di disagio da ormai 10 anni». Un altro fronte è quello della crisi idrica in atto: «L’agricoltura moderna tende sempre a minimizzare i consumi dell’acqua perché tra l’altro è un bene limitato e ha un costo sostanziale. I nuovi impianti, tuttavia, di qualsiasi tipologia essi siano, hanno bisogno di acqua nei primi anni di vita, per cui il punto di partenza è ottimizzare l’uso dell’acqua da parte degli agricoltori e partire con il pieno riutilizzo dei reflui urbani depurati, oppure ancora continuare ad attingere dalla falda artesiana che però, in certe aree, soprattutto in quelle costiere è a rischio “salinizzazione”».
Dopo la prima conferenza, ora il Distretto agroalimentare Jonico Salentino attiverà una piattaforma online detta Atlas, per avviare un’interlocuzione con i portatori di interessi e con le comunità. «Al termine del confronto faremo una sintesi e cercheremo di lanciare le cinque idee strategiche che poi andranno supportate da politiche di programmazione, anche finanziaria. I temi verteranno sulla sostenibilità economica, ma che abbia dei risvolti ambientali importanti e valorizzi i prodotti ecosistemici che l’agricoltura riesce a generare, oltre al cibo, la Co2, il paesaggio».
L’impellenza per Piccinno e per il distretto, dunque, è quella di scrivere «una nuova storia dell’agricoltura salentina, un foglio bianco pieno di contenuti e con una bella scrittura perché la bellezza del paesaggio diventa un elemento premiante non soltanto per gli agricoltori, ma per tutti i cittadini che abitano il territorio e per i turisti che vengono a trovarci».
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