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Quota 103 non conviene. Solo 1.600 domande di pensione anticipata #finsubito prestito immediato


Roma, 5 novembre 2024 – Andare in pensione prima possibile, un’ambizione per molti italiani in particolare da quando (in particolare negli ultimi 20 anni) l’età (e i requisiti) per andare in pensione è progressivamente aumentata.

Nel 2024 sono 1.600 domande di pensione anticipata con quota 103

Alcuni sistemi per anticipare il pensionamento ci sono. Il principale è Quota 103. Un meccanismo però che, a ben guardare, col passare del tempo diventa sempre meno conveniente. E perché? Per il peso del calcolo contributivo sull’ammontare della pensione.

Solo 1.600 domande per Quota 103

Ed è per questo solo 1.600 persone (fonte Inps) hanno fatto domanda per andare in pensione con Quota 103.

A confermarlo è il presidente dell’Inps Gabriele Fava. Quota 103 risulta infatti poco utilizzata “in ragione della scarsa convenienza del calcolo contributivo del regime delle decorrenze previste e del limite all’importo della pensione fino all’età di accesso alla pensione di vecchiaia: ad oggi risultano circa 1.600 domande”, ha sottolineato Fava, in audizione sulla Manovra di fronte alle commissioni Bilancio di Camera e Senato.

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Quota 103 sarà sempre meno appetibile

“Il sistema contributivo sta andando progressivamente a regime e i potenziali lavoratori interessati al canale di uscita hanno una rilevante quota di pensione calcolata con il sistema contributivo; quindi, anticipare il pensionamento non risulta conveniente per l’effetto dei coefficienti di trasformazione in rendita del montante”, ha spiegato.

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Come funziona Quota 103

Per andare in pensione in anticipo rispetto ai 67 anni previsti per la pensione di anzianità nel 2024 c’è appunto la cosiddetta Quota 103 che permette di uscire dal mondo del lavoro si hanno 41 anni di contributi e un’età anagrafica di almeno 62 anni (41+62=103).

Il ruolo della previdenza complementare

Fava ha parlato di scarsa possibilità di adesione anche guardando alle misure sulla previdenza complementare. “La facoltà di utilizzare rendite di previdenza complementare per raggiungere l’importo soglia va valutato positivamente sia per gli effetti di attrattività per le forme di previdenza complementare soprattutto per i giovani, sia per la possibilità di anticipare il pensionamento nell’ambito di un sistema di calcolo della pensione che garantisce un equilibrio attuariale tra contributi versati e prestazioni. In tali condizioni è evidente, tuttavia, che il numero di lavoratori che sarà interessato dalla misura è molto contenuto in ragione del fatto che i lavoratori che accedono normalmente alla previdenza complementare non hanno problemi di superamento della soglia prevista per il pensionamento all’età di vecchiaia”, ha evidenziato.

Come incentivare le uscite anticipate

Diverso sarebbe il discorso se le rendite della previdenza complementare potessero essere utilizzate per il raggiungimento dell’importo soglia previsto della pensione di vecchiaia anticipata all’età di almeno 64 anni con almeno 20 anni di contribuzione (entrambi i requisiti adeguati alla speranza di vita). A questo punto – ha puntualizzato – i soggetti interessati potrebbero decisamente aumentare così come l’effetto incentivante all’adesione alla previdenza complementare”.

Il difficile equilibrio

Se da una parte ci sono molti lavoratori che vorrebbero andare in pensione in anticipo dall’altra c’è la necessità di mantenere i conti dell’Inps in equilibrio. Con i lavoratori attivi che diminuiscono (sono loro con i loro contributi a permettere il pagamento delle pensioni) e i pensionati che aumentano (nonostante i proclami di parte della politica) è evidente che un’uscita massiccia in anticipo dal mondo del lavoro rappresenta un problema per i conti dell’Inps. Quindi “dare un contentino” (il cosiddetto specchietto per le allodole) stabilendo meccanismi di uscita anticipata rendendola però poco conveniente economicamente potrebbe non essere una casualità. E bisogna tener conto di altri due fattori: chi andrà in pensione da qui in avanti si vedrà versare un assegno via via più magro (rispetto a chi ci è andato nelle stesse condizioni retributive in passato). Questo per effetto del calcolo contributivo (in base a quanto si è versato) che sostituirà progressivamente quello retributivo (pensione calcolata sugli ultimi stipendi). Per questo diventa fondamentale una forma di pensione complementare che a questo punto, come suggerito da Fava, potrebbe entrare nel calcolo per le uscite anticipate e aumentare gli importi.

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