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SEDI COMUNE L’AQUILA: CENTROSINISTRA, “7 ANNI DI SPRECHI, SI ACQUISTA E SI PAGANO AFFITTI A PRIVATI” | Notizie di cronaca – #finsubito prestito personale immediato – Richiedi informazioni


L’AQUILA – “L’acquisto di un immobile da privati, per realizzare un po’ di uffici pubblici, è una cosa gravissima. Con tutti gli immobili pubblici che ci sono e con i 35 milioni di euro disponibili grazie al centrosinistra, per realizzare una sede unica, la destra sceglie la strada più conveniente ai privati. Noi non molliamo, non si possono buttare i soldi pubblici in questo modo”.

Ha esordito così la consigliera Pd Stefania Pezzopane, questa mattina a Palazzo Margherita, alla conferenza dei gruppi di opposizione del Consiglio comunale dell’Aquila.

“Tra l’altro – ha aggiunto Pezzopane nel suo intervento, riportato in una nota – con questa delibera la maggioranza di destra rinnega tutto quello che hanno detto per oltre 7 anni, ivi compresa la cosiddetta ‘sede diffusa’ nel centro cittadino. Il consiglio comunale non è servito a portare ragionevolezza ed a rispondere ai quesiti da noi posti su questa operazione di acquisto di un immobile senza mercato da privati per 5 milioni di euro di fondi pubblici. Questa vicenda è emblematica di un modo di esercitare il potere spregiudicato e senza ponderazione. Per eliminare i fitti passivi che pesano oltre un milione di euro alla cittadinanza, il sindaco Pierluigi Biondi  ha avuto oltre 7 anni una eredità preziosa dal centrosinistra. Ben 35 milioni  per realizzare una sede unica, moderna con parcheggi per utenza e dipendenti,  con mensa  ed asilo nido e su terreno comunale. Ci hanno messo 5 anni per decidere che non volevano la sede unica, ma preferivano una sede spezzettata e ‘diffusa’ nel centro cittadino utilizzando patrimonio pubblico. Ma dopo due anni cambiano di nuovo idea e comprano un immobile a poca distanza dal sito individuato dalla giunta Cialente e che avevano escluso perché distante dal centro cittadino. Una farsa che pagano cittadine e cittadini aquilani. Ma la Corte dei Conti conosce questa vicenda?”.

Ha proseguito la consigliera Simona Giannangeli (L’Aquila coraggiosa): “Cinque milioni di euro per il Palazzo di Via F. Guelfi (ex catasto). Il Comune persegue gli interessi dei privati? Biondi affermò che il Comune avrebbe avuto una sede diffusa in centro storico, per valorizzare tutti gli uffici oltre che ridare vigore e vita al centro stesso. A distanza di sette anni da quella ridicola propaganda, la sua maggioranza vuole riportare non precisati uffici comunali in una zona decentrata e quasi in abbandono. Perché? Quale interesse pubblico sta alla base della delibera di giunta votata dalla maggioranza all’ultimo consiglio comunale in fretta e furia? Questa domanda dovrebbe sollecitare organi quale la Corte dei Conti a verificare la perfetta corrispondenza di tale decisione con il superiore interesse pubblico, se leso oppure no. Ma la maggioranza irride sempre quando poniamo le questioni sul piano della legalità. Segno che la legalità non è cifra prioritaria delle loro scelte, forse?”.

È intervenuto anche il consigliere Gianni Padovani ( L’Aquila 99): “L’ex catasto è stato acquistato dal Comune ad un prezzo salatissimo e non sappiamo ancora bene per quali Uffici ed usi. Ancora una volta una operazione dell’Amministrazione segnata da scarsa trasparenza, sperpero di risorse pubbliche ed inopportunità politica. Il Comune ha speso oltre sette milioni di affitti in sette anni, semplicemente perché non ha prestato la dovuta attenzione alla riparazione degli immobili di proprietà dopo il sisma.  Ebbene, ora con una operazione improvvida, perché appare come sottolineato da più parti a beneficio dei privati più che dell’interesse pubblico, la stessa Amministrazione acquista l’ex catasto a più di 5mln e mezzo di euro, lasciando nel contempo decine di edifici in abbandono. Quasi sei milioni di euro per una struttura periferica, dove occorre spendere ancora soldi per il completamento, priva di idoneo parcheggio e chiaramente periferica, anche se per giustificare queste operazioni acrobatiche gli amministratori considerano centro storico anche Via Filomusi Guelfi.  Ma soprattutto un’operazione inopportuna ed in contraddizione con il programma del sindaco che, sulla rinascita del centro storico, ha promesso cose ma ne fa altre”.

“Questa operazione dell’acquisto dell’ex catasto per la dislocazione di uffici comunali dimostra ancora una volta che l’Amministrazione  vuole un centro storico vuoto di funzioni e di residenti, spoglio di servizi, senza le scuole e senza parcheggi.  L’Amministrazione dovrebbe avere il coraggio di dire che ha fatto altre scelte, che ha altre priorità, che il suo modello di centro storico non prevede né residenti né uffici né servizi né scuole in centro!  L’Aquila sarà città bellissima e deserta, animata solo la sera da cento locali, ma evidentemente questo non basta né per fare una Città né per fare sviluppo né per ricostruire una vera ed identitaria comunità!  Un’ Amministrazione che predica bene e razzola male, priva di una visione chiara sulla Città del domani, priva di qualsiasi capacità attuativa dei suoi stessi programmi anche nella gestione dell’ordinario”.

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Ha precisato inoltre il consigliere Stefano Palumbo (Pd): ” Una scelta, quella di portare gli uffici comunali in via Filomusi Guelfi, con cui l’amministrazione Biondi sconfessa se stessa e si autodenuncia rispetto alle difficoltà di accesso al centro storico per l’assenza di una ben che minima strategia sui parcheggi e sulle politiche abitative, tanto da sbarazzarsi degli appartamenti in centro per collocare la propria sede lontana dal centro”.

Il consigliere Paolo Romano (L’Aquila Nuova) ha osservato: “Fratelli d’Italia ci ha messo 7 anni per capire e poi sposare la visione della sede unica dei servizi comunali che aveva Massimo Cialente ma piuttosto che ammetterlo, ha deciso di comprare da privati a cento metri dal progetto originario. E questa voglia di acquisto compulsivo non finisce qui perché la Giunta Biondi ha intenzione di comprare da altri privati per un complessivo di 11mila metri quadrati di direzionale a cui vanno aggiunti altri 20mila mq di capannoni e prefabbricati in cemento armato con destinazione rimessa mezzi e officine ubicati tra la SS 80 e il nucleo industriale di Bazzano”.

“È imbarazzante vedere che Massimo Cialente avrebbe voluto realizzare la sede nel sito di proprietà dell’ex autoparco comunale con 35 milioni di euro di fondi stanziati dal governo e Biondi che strillava che tutte le sedi comunali avrebbero dovuto essere in centro storico ne vuole ora acquistare una a due passi. Parlano di vicinanza dell’immobile scelto alla zona della stazione e ad altri direzionali pubblici, senza dire che la cittadella dei servizi pubblici era un’idea della precedente giunta che loro avevano bocciato. Si sentono le unghie scivolare sui vetri quando rivendicano di aver dato una soluzione ai fitti passivi che si stanno pagando: lo fanno tardi e male, cioè aggiungendo alle permute di abitazioni equivalenti anche un milione di euro dalle casse comunali. Parlano di rischio idrogeologico sul sito dell’ex autoparco ma non spiegano allora la scelta di ricostruirlo né quella di ubicare lì anche la sede della protezione civile. Comprano da privati senza una minima pianificazione territoriale e dunque senza adeguata verifica degli standard urbanistici, come i parcheggi o delle infrastrutture a servizio, come la viabilità a supporto. I privati che cedono, al contrario, avranno residenziale da poter subito immettere sul mercato, con il serio rischio di drogarlo”.

Inoltre il consigliere Stefano Albano ha aggiunto: “Tradito il centro storico, per il quale si propongono solo eventi isolati senza una strategia. Sconcerta inoltre che a fronte di una valutazione dell’Agenzia delle Entrate che segnalava un margine di oscillazione del 10% sulla valutazione, l’amministrazione non lo abbia applicato sposando in silenzio la proposta dei privati, mentre il patrimonio pubblico è abbandonato e senza funzioni. In centro storico niente scuole e niente sede diffusa, solo tante chiacchiere. Ma noi insistiamo per una strategia per il centro storico e per non sperperare risorse pubbliche abbandonando i beni pubblici”.

 

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