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sfida tra Italia e Ue #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –


La bozza della Manovra finanziaria 2025, attualmente ancora in fase di approvazione, proroga gli incentivi per le caldaie a gas, ponendosi in netto contrasto con la Direttiva Case Green che vieta agevolazioni per gli impianti a combustibili fossili. Questa divergenza potrebbe esporre l’Italia al rischio di infrazioni e sanzioni europee, mettendo in discussione l’impegno verso la transizione ecologica e l’efficienza energetica.

Il contrasto tra Manovra e Direttiva europea: incentivi in deroga?

La Direttiva Case Green, entrata in vigore nel maggio 2024, impone agli Stati membri dell’Unione Europea il divieto di concedere incentivi per le caldaie alimentate esclusivamente da combustibili fossili a partire dal 1° gennaio 2025.

La disposizione, con l’obiettivo di ridurre le emissioni e migliorare l’efficienza energetica degli edifici, punta a escludere il supporto economico pubblico per tutte le caldaie uniche a combustibili fossili, eccezion fatta per gli impianti ibridi o completamente rinnovabili. Tuttavia, il Disegno di Legge di Bilancio attualmente in discussione in Italia introduce una proroga delle agevolazioni per la sostituzione di caldaie a gas, generando così un evidente contrasto con la normativa europea.

Le motivazioni dietro il blocco degli incentivi alle caldaie a gas

La Direttiva, che dovrà essere recepita dagli Stati membri entro il 2026, si inserisce nell’ambizioso piano dell’UE di decarbonizzare il parco edilizio europeo entro il 2050. Per farlo, il documento impone un’azione decisa verso l’eliminazione di impianti alimentati a combustibili fossili, favorendo al loro posto tecnologie ibride e rinnovabili come pompe di calore e solare termico.

Gli incentivi per gli impianti di riscaldamento ibridi, ad esempio, sono considerati uno strumento fondamentale per favorire la transizione energetica, a patto che la quota di energia da fonti rinnovabili sia rilevante. Tale differenziazione è stata esplicitata dalla Commissione con la Comunicazione 6206/2024, che offre un quadro chiaro sull’eliminazione graduale degli incentivi alle caldaie uniche.

Proroga italiana degli incentivi alle caldaie a gas: i rischi di infrazione

La scelta del Governo italiano di prorogare l’Ecobonus per la sostituzione delle caldaie a gas dal 2025, anziché applicare i criteri restrittivi della Direttiva, comporta rischi concreti di una procedura di infrazione.

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Le linee guida dell’UE, infatti, specificano che a partire dal 2025 gli Stati membri dovranno smettere di supportare economicamente impianti di riscaldamento a combustibili fossili, pena sanzioni pecuniarie. La proroga prevista dalla Manovra non solo ignora queste disposizioni, ma potrebbe rappresentare un ulteriore disallineamento rispetto agli obiettivi di sostenibilità europea. L’Unione Europea monitora già le scelte legislative degli Stati membri e non è escluso che l’Italia possa incorrere in penalizzazioni.

Resta dunque da vedere se l’Italia deciderà di adeguarsi alla Direttiva, allineando la propria politica energetica agli obiettivi comunitari, o se porterà avanti il sostegno a soluzioni ormai considerate obsolete e dannose per l’ambiente.

Il settore termico chiede stabilità e chiarezza normativa

Mentre a livello europeo, il Green Deal punta a obiettivi concreti e ambiziosi, l’Italia sembra in ritardo nell’adottare queste direttive in modo coerente. Le principali associazioni del settore chiedono maggiore chiarezza normativa e un impegno per garantire stabilità legislativa, evidenziando come la frammentazione delle misure possa minare il futuro del settore, che rappresenta un pilastro dell’economia nazionale.

I rappresentanti di Assotermica e Assoclima hanno esortato il Governo a sostenere un approccio che integri tecnologie ibride e multienergetiche, come le pompe di calore e le caldaie di nuova generazione, per rispondere in modo concreto agli obiettivi di risparmio energetico stabiliti dall’Europa. Tuttavia, il contesto normativo attuale presenta ancora molta incertezza, alimentata anche dall’introduzione di normative come la direttiva “Case Green”, che pone restrizioni agli incentivi per le caldaie alimentate da combustibili fossili a partire dal 2025, a meno che non facciano parte di sistemi ibridi.

Giuseppe Lorubio, presidente di Assotermica, ha sottolineato l’importanza di un piano stabile e concreto che eviti “annunci mirabolanti“, ma che punti su incentivi solidi, indispensabili per evitare costi elevati per i cittadini italiani, in un Paese in cui metà degli edifici rientra ancora nelle basse classi energetiche (F e G). Aggiunge che il divario tra i prezzi del gas e dell’elettricità, soprattutto da fonti rinnovabili, resta un ostacolo per la diffusione delle pompe di calore, una delle tecnologie chiave per l’efficienza energetica.

I dirigenti delle associazioni di settore insistono quindi su un allineamento tra gli obiettivi ambientali europei e le specificità del contesto italiano, suggerendo una transizione graduale e una maggiore attenzione alla competitività del mercato europeo, minacciato dall’ingresso di competitor extraeuropei.



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