È una storia nota, anche se dalle parti di Palazzo Chigi, storica sede del governo, in questi mesi c’è qualcuno che finge di non conoscerla. Stiamo parlando della coperta, e di come tirandola troppo da una parte si finisce per scoprirsi dall’altra. La cosa vale naturalmente anche in campo economico e nella transizione energetica, come ci ricorda un’indagine realizzata da CNA e Nomisma che quantifica in più di cento miliardi di euro e in due milioni di posti di lavoro la “posta” a rischio qualora i bellicosi propositi dell’esecutivo nei confronti delle agevolazioni fiscali nell’edilizia finiscano per trasformarsi in legge.
Perché la metafora della coperta? Perché lo studio mostra che tagliare i bonus legati agli interventi di ristrutturazione ed efficientamento degli immobili, con lo scopo di diminuire gli esborsi a carico dello Stato, finisce non solo per depauperare il comparto dell’edilizia, colpendone introiti ed occupazione, ma anche lo Stato stesso, sì “coperto” da meno esborsi ma anche “scoperto” per via dei minori incassi fiscali legati alle attività nell’edilizia.
Ristrutturazioni a rischio senza i bonus edilizi
Nella sostanza, l’indagine CNA – Nomisma mostra che se da un lato le famiglie italiane sono sempre più orientate a effettuare degli investimenti per la riqualificazione e l’efficientamento energetico delle proprie abitazioni, dall’altro lato la propensione a questi interventi è strettamente connessa alla dimensione e alla stabilità degli incentivi statali.
Nello studio viene evidenziato il meccanismo virtuoso che l’introduzione dei bonus edilizi ha innescato nel comparto nazionale dell’edilizia. Nello scorso decennio si è partiti nel 2011 con un ammontare di quasi 16 miliardi spesi da famiglie ed imprese per lavori edili. Dal 2013 al 2020 ci si è poi attestati su un totale annuale vicino ai 30 miliardi con la percentuale di recupero fiscale massima, fra i vari bonus, pari al 65% delle spese sostenute.
Gli effetti del Superbonus
Un enorme salto di qualità si è poi registrato con l’introduzione del Superbonus al 110%, che ha cominciato a dispiegare i suoi effetti nel 2021 quando l’ammontare delle spese di famiglie e imprese per gli interventi di ristrutturazione edilizia si è più che raddoppiato attestandosi oltre i 60 miliardi di euro.
Ma è nel 2022 e nell’anno scorso che si è assistito al vero boom propiziato dal Superbonus (senza dimenticare il bonus casa, l’Ecobonus, il bonus verde, il bonus mobili in vigore), con il totale delle spese annuali che ha superato la quota dei cento miliardi di euro. Si arriva così all’anno in corso nel quale il giro d’affari legato alle agevolazioni edilizie, nonostante il depotenziamento del Superbonus, risulterà comunque superiore ai 70 miliardi di euro.
Risultati economici e ambientali
L’analisi CNA – Nomisma sottolinea peraltro che anche “i cosiddetti bonus minori (ristrutturazioni 50% e ecobonus 65%) hanno continuato ad essere molto attrattivi durante la fase del Superbonus al 110% generando dei risultati importanti in termini economici e per il raggiungimento degli obiettivi ambientali”.
Un altro aspetto importante, che si può leggere anche come un messaggio inviato all’attuale governo, è che “questi bonus hanno garantito l’assoluta sostenibilità per i conti pubblici. Tra il 2011 e il 2019 il volume delle detrazioni ha rispettato le previsioni di spesa con un impatto sostanzialmente neutro per la finanza pubblica”.
Nel prossimo triennio
Passando alla situazione odierna ed ai risultati dell’indagine, sono circa 10 milioni le famiglie italiane che dichiarano, il 20% sicuramente e l’altro 80% probabilmente, la volontà di realizzare durante il prossimo triennio un intervento di ristrutturazione edilizia.
Senonché, questa situazione è destinata a mutare in modo radicale nel caso di una drastica sforbiciata ai bonus edilizi. Al riguardo CNA ricorda come la manovra varata dal governo, che inizia ora l’iter parlamentare, prevede restrizioni, come la riduzione dell’ecobonus dal 65% al 50%, e limita la platea dei beneficiari permettendo l’intervento nella sola abitazione principale, con tetti alle detrazioni in base al reddito e alla composizione familiare.
Conseguenze di un taglio annunciato ai bonus edilizi
Qualora la stretta sui bonus edilizi dovesse arrivare a compimento in parlamento, l’indagine indica che ben 3,5 milioni di famiglie accantonerebbero gli interventi di ristrutturazione, il che avrebbe conseguenze rilevanti. Infatti, “significherebbe non attivare investimenti per un valore di 97,3 miliardi con effetti molto negativi per l’economia e l’ambiente”.
Ed ancora, l’analisi indica che “l’eventuale domanda persa equivale a un mancato valore aggiunto di 119,7 miliardi, nonché alla mancata attivazione di oltre 2 milioni di posti di lavoro”. Notevole anche il valore ambientale che andrebbe perduto: 16mila GW/h l’anno di energia non risparmiata, pari a 461 euro l’anno in media a famiglia. Inoltre, 3,7 milioni di tonnellate di CO2 non risparmiate, l’equivalente di 205 milioni di alberi piantati.
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