Green Deal, l’Europa aspetta le mosse di Trump (ma non solo) #finsubito prestito immediato

Dai finanziamenti per il clima al mercato globale del carbonio. Lunedì a Baku, in Azerbaigian, si alzerà ufficialmente il sipario sulla 29esima Conferenza sul clima delle Nazioni Unite, la Cop29, e a gettare ombra sul più importante appuntamento di diplomazia climatica non è solo il ritorno di Donald Trump. Il continente più all’avanguardia sul clima, quello europeo, ha di per sé più di un grattacapo. Uno su tutti: il timore che l’avanzata delle destre provochi una inversione a U su alcuni dei pilastri del Green Deal.

Le alluvioni che hanno devastato Valencia hanno riportato l’allarme climatico in cima all’agenda dell’Ue, sottolineandone le conseguenze politiche ed economiche. Ma quello climatico, è un tema finanziario a prescindere dal verificarsi dei disastri naturali. A sottolinearlo, alla Conferenza ‘Cigno Verde 2024’, è stata Christine Lagarde.

“Ondate di caldo moderate portano ad un aumento dell’inflazione nelle economie avanzate, con prezzi alimentari più alti, mentre ondate di caldo molto forti riducono l’inflazione, misurata dall’indice dei prezzi al consumo (Cpi), di 0,6 punti percentuali dopo due anni. C’è un effetto negativo sulla domanda”, ha sottolineato Christine Lagarde, invitando tutti ad anticipare le future divergenze climatiche che si possono creare tra i 20 Paesi dell’eurozona. La Cop di Baku, in questo senso, non sembra presentarsi come un appuntamento facile. Ursula von der Leyen non ci sarà perché impegnata nel rush finale per la sua nuova Commissione. E anche la gran parte dei leader europei diserterà l’appuntamento. Alle assenze si aggiungono le polemiche sul profilo del Paese organizzatore. Dopo Sharm el-Sheikh e Dubai, questa è la terza Cop di fila ospitata da un Paese accusato di essere un’autocrazia fossile, con oltre 2mila lobby dei combustibili fossili accreditate, mentre le voci di estrema destra e contrarie agli obiettivi di decarbonizzazione dello stesso Green Deal europeo sono in ascesa anche in Europa. A tutto ciò si aggiunge la variabile americana.

Il ritorno di Trump “non renderà le cose più facili” nei negoziati sul clima, “tutt’altro, e non dobbiamo farci illusioni su questo”, ha avvertito un alto funzionario europeo alla vigilia dell’avvio dei lavori. Dal lato europeo, ha spiegato la stessa fonte, resta forte l’impegno “a continuare questa alleanza con gli Stati Uniti, qualunque sia l’amministrazione” ma la nomina pesa su una Cop29 che sarà dominata, come mai prima, dall’agenda economica e dalla necessità di far prevalere il ‘capitalismo verde’ sopra quello fossile. Il commissario Ue Wokpe Hoekstra atterrerà in Azerbaigian con un primo obiettivo: determinare un prezzo globale del carbonio e indirizzare i ricavi a un ‘tesoretto’ di finanziamenti per il clima, anche se le discussioni avviate lo scorso anno a Dubai non sono mature al punto da intravedere un accordo. Bruxelles insisterà sulla creazione di alleanze per stabilire una tassa globale sul trasporto marittimo e sull’aviazione, portando avanti il confronto su come tassare i super ricchi. Un accordo al ribasso a Baku significherebbe anche minare le discussioni della prossima Cop30 di Belem, in Brasile, quando i 197 Paesi più l’Unione europea dovranno aggiornare i propri contributi nazionali determinati per il 2035. Belem sarà una sorta di momento di verità per gli accordi di Parigi. Ma senza un accordo ambizioso quest’anno sulle risorse, il rischio che la Cop30 fallisca prima di iniziare è alto.