“La mia rinascita dopo il cancro, tra pizzica e danzaterapia” #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –

Ogni corpo malato cerca la propria strada per lenire il dolore, per avvicinarsi quanto possibile alla guarigione e riconquistare le forze. Nicol Campari aveva 27 anni quando si è trovata ad affrontare “un’invasione”, come dice lei: un cancro al seno. “Ho subito due interventi e fatto due anni e mezzo di chemioterapie. Dopo il secondo intervento ho deciso di iniziare a fare un percorso anche per me, non solo dal punto di vista medico, ma anche emotivo e corporeo”, ricorda Campari. Ha scelto di provare con un corso di danzaterapia a Milano (a Parma questa opportunità non esisteva). La danza le dava evidenti benefici, anche sfiancata dalle cure frequentava le lezioni con entusiasmo: “Quando finivo la chemio rientravo a casa, riposavo mezz’ora, e poi andavo a danzaterapia. Andavo con il mal di testa, il dolore alle ossa, la nausea e dopo mi spariva tutto: finivo di danzare che avevo un’energia che sarei andata a bere degli aperitivi”, racconta oggi ridendo. L’estate, tra un ciclo di cure e l’altro, si era concessa di trascorrere una vacanza in Puglia. Non si aspettava che avrebbe assistito in quell’occasione alla sua personale epifania: “Scesi in Salento con la mia famiglia due settimane per staccare un pochino, e lì scoprii la pizzica. È stato incredibile. Una sera ricordo una grandissima ronda, un cerchio di persone – con musicisti, osservatori e cantanti – e io cercavo di guardare cosa succedeva al centro, all’interno. Mi sentii spingere da dietro e inciampai all’interno di questa ronda; iniziai a saltare, a saltare come una matta”. Un anziano del posto le si era avvicinato e aveva iniziato a ballare con lei: era stata accolta dalla ronda.

Prima di quella vacanza Nicol Campari faceva la commessa in un negozio di abbigliamento, aveva un compagno, e – com’è facile immaginare, vivendo a Parma – non aveva mai ballato la pizzica. “Da quel momento non me ne sono mai più distaccata. La ascoltavo e la ballavo a casa, e decisi anche di formarmi come danzaterapeuta”. Il suo corpo, con l’aiuto della danza, stava guarendo e sembrava comunicarle che in qualche modo doveva restituire il favore. “Iniziai così a lavorare con pazienti oncologiche, prima di cominciare a insegnare pizzica”, continua Campari. Nel corso degli anni, è stata contattata dall’associazione Verso il sereno Parma e dal progetto Lic donna dell’Ausl di Reggio Emilia per organizzare corsi di danzaterapia con le strutture ospedaliere, e di recente è stata chiamata perfino a Barletta, dall’associazione Ados – “lì ho danzato la mia rinascita” -, e a Bari, dall’associazione Energia donna, per raccontare la propria esperienza. In Puglia aveva trovato “gli spiragli di luce” che le servivano per ripartire; oggi ha l’opportunità di tornare in quella terra e condividere con altre donne la sua nuova luce. “Si può immaginare che quando proponi la danza a pazienti oncologiche stiano malissimo, non riescano quasi a muoversi. E all’inizio magari era effettivamente così”, osserva Campari. La danzaterapia inizia con un momento di confronto, in cerchio, in cui ciascuna può esternare le proprie sensazioni: “Arrivavano che erano tristi, stanche, avevano dolori. Io accoglievo le loro emozioni”. Poi la musica iniziava, e così anche lo spettacolo: “Danzavano per più di un’ora senza fermarsi; cambiava anche il colore del viso. Entravano con la pelle di colore giallo, spento, uscivano con le gote rosa, con il sorriso, il viso rilassato”. Ecco che il corpo si riappropria di sé, e si dimentica dell’invasore. Nel momento di condivisione finale l’insegnante raccoglie nuovamente i pensieri delle partecipanti: “In un cerchio di condivisione una paziente mi ha detto: ‘Mi sono resa conto che ho bisogno di amarmi di più’. Ha iniziato a fare una dieta, a stare di più nella natura, a seguire interessi che la facevano stare bene”.

D’altronde, la danzaterapia, la pizzica, hanno agito nello stesso modo sulla vita di Nicol Campari: “Io credo che la danza sia questo, fare sperimentare alle persone diverse parti di se stesse. Ho cambiato totalmente la mia vita dopo che ho iniziato danzaterapia e pizzica. Ho lasciato il mio ex compagno, sono tornata nella mia città, ho cambiato lavoro”. Quando, 27enne, era diventata una paziente oncologica, probabilmente non immaginava che oltre dieci anni dopo la sua storia avrebbe avuto, anche grazie all’incontro con la danza, il risvolto che lei ora riferisce con voce carica di emozione: “A causa delle chemioterapie sono andata in menopausa precoce, ero convinta di non poter avere figli. Un giorno ho scoperto della fecondazione eterologa, e con il mio compagno abbiamo deciso di provare: oggi sono incinta di cinque mesi, ed è una notizia bellissima. Però la pizzica non la mollo!”.