Il Concordato Preventivo Biennale (CPB) ha riscosso meno successo del previsto: nelle casse dello Stato sono arrivati 1,3 miliardi di euro contro un gettito atteso di almeno 2 miliardi. In vista, perciò, potrebbe esserci una riapertura dei termini per allargare la platea di adesioni tra le Partite IVA. Il viceministro all’Economia, Maurizio Leo, non nasconde la sua posizione favorevole a questa ipotesi: “a condizione che ci sia il via libera collegiale del Governo e della maggioranza e che porti ad un effettivo giovamento alla finanza pubblica”. In base alle ultime indiscrezioni di stampa, l’esecutivo sta valutando l’approvazione di un decreto legge specifico, per aprire una nuova finestra fino al 10 dicembre. Con un paletto preciso: potranno aderire «solo i contribuenti che hanno presentato entro il 31 ottobre la dichiarazione dei redditi ma non hanno aderito al concordato».
COME FUNZIONA IL CPB
Il concordato preventivo consiste nell’accettare una proposta del Fisco su una base imponibile fissa per i successivi due anni. È riservato alle Partite IVA che applicano gli ISA o, per un solo anno, ai contribuenti forfettari. Il termine originario è scaduto il 31 ottobre, in concomitanza con la dichiarazione dei redditi di autonomi e imprese. Le associazioni dei professionisti, a partire da Commercialisti e Consulenti del Lavoro, hanno a più riprese chiesto una proroga che alla fine il Governo non ha concesso, preferendo valutare l’ipotesi di una riapertura dei termini. In questo modo si è chiusa regolarmente la campagna dichiarativa 2024 senza slittamenti.
IL GETTITO DEL CPB E LA RIFORMA IRPEF
L’apertura di una nuova finestra viene considerata soprattutto per aumentare il gettito fiscale. Le risorse che arrivano dall’adesione al concordato verranno destinate ad abbassare le tasse sul ceto medio. Si era parlato della riduzione dell’aliquota del secondo scaglione IRPEF, dall’attuale 35% al 33%, e di un allargamento della platea ai redditi fino a 60mila euro. Al momento, in Manovra 2025 non ci sono finanziamenti che contino sull’atteso gettito del CPB. Non si esclude però che, con i dati certi relativi alle adesioni, nel corso dell’iter parlamentare possa essere inserita una novità in materia di riforma IRPEF. Per la riduzione dell’aliquota e l’estensione del secondo scaglione ci vorrebbero almeno 2,5 miliardi di euro, il doppio rispetto a quanto finora incassato con le adesioni al 31 ottobre. Hanno accettato il concordato poco più di 500mila Partite IVA. Il vantaggio per il contribuente che paga le tasse attraverso il CPB è rappresentato dal fatto che si mette al riparo dai controlli fiscali per l’intero biennio, e ci sono poi un possibile sconto determinato dall’opzione per la flat tax sulla maggiorazione di reddito concordato rispetto a quello dichiarato l’anno prima, e una sanatoria sui cinque anni precedenti. In realtà, molte di queste misure tese ad incoraggiare le adesioni sono arrivate in corso d’opera: la tassazione piatta sulla maggiorazione a luglio e la sanatoria a settembre.
“La proroga della scadenza – afferma il Presidente di Confartigianato Marco Granelli – è indispensabile per permettere alle imprese di valutare e decidere l’adesione al concordato preventivo. Solo in questo modo potremo garantire il successo dell’iniziativa e una reale opportunità per le imprese”.
La richiesta di Confartigianato si basa sull’esito di un sondaggio che ha interessato le proprie Associazioni territoriali ed è stato condotto fra oltre 46mila imprese che presentano i requisiti di accesso al concordato. La rilevazione ha interessato territori nei quali si concentra il 50,5% delle imprese artigiane italiane, il 45,8% delle micro e piccole imprese e il 46,8% degli imprenditori soggetti a Indicatori Sintetici di Affidabilità fiscale. Al 22 ottobre le imprese che era stato possibile contattare da Confartigianato per illustrare i vantaggi e le criticità del concordato erano circa il 70% della platea di quelle ammesse al concordato. Il tasso di adesione tra gli imprenditori contattati al 22 ottobre è stato di oltre il 18%.
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