Diecimila appartamenti entro dieci anni ad affitto calmierato, non più di 80 euro al metro quadrato all’anno, per chi non può più permettersi la casa a Milano: idealmente, persone con redditi tra 1.500 e 2.500 euro al mese. È il piano straordinario per la casa, presentato giovedì mattina, nelle sue grandi linee, a Palazzo Marino dal sindaco Beppe Sala e dall’assessore Guido Bardelli: consiste, sostanzialmente, nella cessione del diritto di superficie di una serie di aree comunali, già urbanizzate, con il vincolo di realizzare appartamenti ad affitto permanente. Grazie alla cessione delle aree, gli sviluppatori immobiliari interessati potranno contenere i costi di realizzazione. Le aree scelte sono tutte di proprietà del Comune di Milano, che partecipa al partenariato pubblico-privato cedendo il diritto di superficie. Non quindi mettendoci fondi economici.
Equilibrio al mercato libero
“Il problema della casa non è solo milanese e il Paese, su questo, fa poco. Non parlo dell’attuale governo, è un fatto storico. La forbice tra i redditi e i costi del vivere, e dell’abitare, si allarga sempre di più”, ha detto Sala: “A Milano abbiamo 65mila appartamenti popolari, di proprietà del Comune e della Regione, ma il problema si è spostato” a chi non accede alle case popolari, ma non può permettersi il mercato libero. “Facciamo un’azione per creare un mercato che abbia maggiormente presenti le esigenze sociali. Ci sono sempre stati due mercati affiancati, ma negli ultimi anni è mancato un equilibrio al mercato libero”, ha aggiunto Bardelli.
Le prime aree pronte a partire
Per le prime quattro aree (Palasharp, Porto di Mare, via Demostene e via San Romanello) si potranno vedere i cantieri all’opera entro il 2027, almeno nelle intenzioni della giunta, che giovedì mattina ha approvato l’apposita delibera. Per le altre aree, la promessa è di realizzare gli appartamenti in una decina di anni. La formula è quella del partenariato pubblico-privato: per questo motivo, il primo passo sarà quello di raccogliere le manifestazioni d’interesse da parte degli operatori. “Ci aspettiamo interesse soprattutto dai protagonisti dell’housing sociale e dal mondo delle cooperative”, ha detto Bardelli.
Le aree che partiranno subito, con la manifestazione d’interesse entro dicembre, sono quattro e, da sole, daranno alla città 3mila appartamenti. Via San Romanello (7mila mq) è un ex parcheggio di auto rimosse, e si tratta di un’area già bonificata. Il Palasharp (18mila mq), a Lampugnano, è un’area che il Comune ha provato, senza successo, a rigenerare dal punto di vista sportivo. Su questo punto, Bardelli ha precisato che in parallelo sarà riqualificato il terminal bus. Via Demostene (4.500 mq) è un’area già parzialmente edificata e concessa all’Università Bicocca che, però, ha rinunciato a utilizzarla. Infine Porto di Mare: 144mila metri quadrati e, come ha ammesso Bardelli, “una situazione complessa dal punto di vista urbanistico”.
Le altre aree
Il totale degli appartamenti sarà di 6.500 a Milano e 3.500 fuori Milano. In città le aree scelte sono 21 e si trovano in via Quinto Romano, via Crivelli, via Pompeo Leoni (la più centrale), piazza Abbiategrasso, via Medici del Vascello, via Zama (angolo Salomone), via Gatto (angolo Cavriana), via Esterle, via De Notaris, via Pitagora, piazzale Martesana, via Giolli, via Trevi, via Bovisasca, via De Lemene, viale Certosa e via Betti (angolo Cechov). Per le aree fuori città, che si trovano a Garbagnate Milanese, Gessate, Cologno Monzese e Senago, Palazzo Marino (che ne è proprietario) non aveva mai pensato finora a uno sviluppo o una trasformazione. In generale si tratta di aree già urbanizzate e, in parte, già bonificate e soprattutto considerate edificabili e/o a destinazione di edilizia sociale nel Pgt.
E a proposito di edilizia sociale, Sala ha tenuto a precisare che, oltre a questo intervento da 10mila alloggi, proseguono i progetti in essere di Ers, tra cui l’ex Macello e gli ex Scali ferroviari. La differenza è che gli alloggi del piano casa saranno a canone calmierato e ad affitto permanente.
Le reazioni: scintille tra i Verdi
Quasi immediata la ‘stroncatura’ del piano da parte di Carlo Monguzzi, consigliere comunale di Europa Verde. “Sapevamo che il piano da 10mila alloggi sarebbe stato il solito bluff del sindaco, ma che fosse così clamorosamente vuoto non ce lo saremmo mai aspettato”, commenta: “Non c’è, purtroppo, niente di concreto. L’unica cosa che fa il Comune è mettere a disposizine le aree. Ci mancherebbe altro, è gratis, ma è proprio il minimo del minimo. E poi speriamo che qualche mecenate venga a costruire. Tutto qui. Per di più in 10 anni, cioè in tempi non controllabili, quando i piani dell’Urss di 100 anni fa erano almeno quinquennali”. Monguzzi è critico anche sul fatto che in città ci saranno 6.500 alloggi e non 10mila, gli altri fuori Milano: “Questo fa un po’ ridere”, conclude.
Gli altri due consiglieri di Europa Verde, Tommaso Gorini (capogruppo) e Francesca Cucchiara, non hanno gradito la posizione del loro collega. “Rimanere in maggioranza è una scelta, non un obbligo”, mandano a dire a Monguzzi. Nel merito, secondo Gorini e Cucchiara “l’amministrazione sta finalmente recependo quello che noi Verdi, insieme ai movimenti per il diritto alla casa, sosteniamo da anni: la rigenerazione urbana richiede forti vincoli pubblici e obiettivi sociali chiari. In mancanza di questi, il mercato non regolato provoca, come abbiamo visto in questi anni, un aumento insostenibile dei costi e l’esclusione degli abitanti meno agiati dalla città”. L’auspicio è che “ora auspichiamo che i bandi per le prime quattro aree del piano ricevano risposte e che si avviino presto i cantieri”. Mentre non sono risparmiate critiche al governo e alla regione: “Non accennano a dare alcuna risposta alla crisi abitativa, la cui risoluzione è rimessa agli enti locali, a cui per altro sono stati decurtati importanti finanziamenti”.
Centrodestra: “Piano fake”
Critiche dal centrodestra. Per Deborah Giovanati, consigliera di Forza Italia, “solo uno sciocco non riuscirebbe ad accorgersi dell’irrealizzabilità di questo piano. Vendere aree a un prezzo irrisorio sperando di salvarle dalla speculazione edilizia che loro stessi, con le loro azioni, hanno alimentato? Sala e la sua giunta sono in ritardo. Nuovo cemento con una maggioranza ostaggio dei Verdi? Questa è l’ennesima dichiarazione fuffa per distrarre Milano dai danni enormi provocati in tema abitativo e non solo. Di questo mirabolante piano non verrà realizzato nulla”.
Samuele Piscina, segretario provinciale della Lega, parla di “fallimento della politica sull’abitare: 10 anni per alloggi che mai avremo, senza alcuna garanzia”. Secondo Piscina, almeno due dei quattro Comuni dove quello di Milano possiede aree che vorrebbe destinare al piano (per 3.500 alloggi su 10mila), Senago e Garbagnate, “non sanno nulla dei progetti che ha in mente il Comune. Quindi è evidente che Sala e Bardelli stiano facendo i conti senza l’oste, senza sapere se ci siano le volumetrie e se gli interventi siano realizzabili”. E altre aree, in ambito comunale, tra quelle scelte, sarebbero “già frutto di fallimenti, inserite in passato nel bando C40 reinventing cities con la stessa finalità, ma rimaste senza futuro”. Piscina cita ad esempio piazzale Martesana e via Zama. “Quello del Comune è un piano casa ‘fake’, dove si parla di ‘desiderata’ senza una vera pianificazione”, conclude Piscina.
Pd: “Iniziativa concreta e ambiziosa”
Opposta (e positiva) la reazione del Partito democratico milanese, col suo segretario Alessandro Capelli. “Da Milano arriva un segnale forte e chiaro: la politica può cambiare concretamente la vita delle persone”, scrive in una nota: “Garantire il diritto alla casa, investire sulla regia pubblica, ragionare in chiave metropolitana: parole e fatti per un cambiamento vero. Il tema dell’abitare viene affidato a una regia pubblica con l’obiettivo di garantire concretamente il diritto alla casa. In un contesto in cui manca una strategia nazionale sulle abitazioni a costi accessibili (il governo anche in questa manovra di bilancio non mette soldi), Milano si distingue con un’iniziativa concreta e ambiziosa”. Per Capelli, “le parole di Sala e Bardelli sono un segnale importante e concreto su cui costruire i tasselli di un progetto per una Milano per il futuro”.
Pierfrancesco Majorino, capogruppo del Pd in regione, sottolinea che “la giunta Sala fa quello che Fontana e Meloni non fanno: pensare a un nuovo protagonismo politico su di un tema rispetto al quale le persone non possono essere lasciate sole e rispetto a cui la destra italiana si sta confermando palesemente inadeguata”. Dito puntato sull’azzeramento del fondo sostegno affitti per la morosità incolpevole. E sul Pgt, che vedrà la sua luce entro un anno, Majorino si aspetta “che ci sia una poderosa iniziativa per il recupero delle migliaia di appartamenti vuoti di proprietà comunale presenti nell’edilizia residenziale pubblica”.
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