Secondo lo studio dei gestori non è stato sottratto spazio a famiglie e giovani. L’esempio di Città Studi: 374 gli alloggi in locazione breve su 36 mila unità immobiliari
In centro una casa su dieci è sul mercato del turismo, ma gli affitti brevi non portano allo spopolamento dei quartieri, non rubano alloggi a studenti e famiglie e non monopolizzano il mercato immobiliare in città, rappresentando il 2,8 per cento del totale delle abitazioni a Milano (643.053, in base al censimento del Comune). O almeno questo è quanto afferma la ricerca realizzata dall’Associazione di categoria dei gestori di case brevi in affitto (Aigab), in collaborazione con il network Wonderful Italy. Lo studio, basato sull’elaborazione dei dati pubblici forniti dal Comune di Milano, analizza quartiere per quartiere, il numero delle abitazioni destinato agli affitti brevi, mettendolo a confronto con quello delle unità immobiliari e della popolazione residente.
A luglio sono state 18.250 le case date in locazione per un breve periodo in città. Dal dossier emerge che, ad essere interessate dal fenomeno, sono prevalentemente le aree centrali, in particolare quelle vicine ai monumenti caratteristici: Porta Venezia, Duomo, Brera, Sarpi e Stazione Centrale rappresentano un quarto degli affitti brevi in città. Oltre a interessare le aree centrali, dai dati emerge che le zone in cui ha attecchito di più il fenomeno sono poche rispetto all’intero territorio comunale. Il 41 per cento degli alloggi in locazione si concentra in 10 degli 88 quartieri milanesi. Il mercato si sviluppa partendo dal centro (Duomo, Brera, Porta Venezia, Guastalla) e si dirama verso sud-ovest (Ticinese) e nord-est (Buenos Aires, Nolo), con un paio di deviazioni verso l’Isola e Ventidue Marzo. Il fenomeno, invece, non riguarderebbe le zone periferiche e quelle in cui si concentra la maggior parte della popolazione. Per esempio, a Bande Nere, gli affitti brevi sono 274, su un’area che ospita in totale 44 mila abitanti e 20 mila unità immobiliari. Nel centro storico, al contrario, si registrano 7,2 case vacanza ogni cento abitanti. «Ma la popolazione è in crescita», precisa Michele Ridolfo, vicepresidente di Aigab e ceo di Wonderful Italy.
Secondo la ricerca, condotta rapportando il numero di affitti brevi all’andamento demografico degli ultimi anni, non c’è uno spopolamento in città. L’esempio principale è il Municipio 1, caratterizzato dalla presenza di monumenti attrattivi per i turisti come il Duomo e il Teatro alla Scala. Nonostante un periodo di decrescita a cavallo tra il 2001 e il 2007, nel Municipio 1 la popolazione in dieci anni è aumentata del 3,75 per cento. Lo studio esclude che il fenomeno possa portare allo spopolamento in quanto la società Airbnb, che gestisce i soggiorni, è arrivata in città nel 2008 e nel 2014 ha avuto il suo periodo di crescita, in concomitanza di Expo. Prova che gli affitti brevi non svuoterebbero Milano è l’andamento demografico nel Municipio 2 e nel Municipio 9, attrattivi per la presenza nel loro territorio rispettivamente della Stazione Centrale e del quartiere Isola. In entrambi i Municipi si assiste a un aumento della popolazione legato al fenomeno della «gentrificazione», cioè al ricambio demografico che si sta verificando in diversi quartieri di Milano. Ad esempio l’Isola, che rientra nella top ten dei quartieri interessati dal fenomeno degli affitti brevi in termini assoluti (561), è cresciuto in meno di 20 anni dell’8,5 per cento, a livello di popolazione.
Se, dunque, la locazione non svuota i quartieri presi d’assalto dai turisti — ma solleva il problema dell’overtourism —, allo stesso modo non toglierebbe appartamenti a giovani e studenti. Secondo il dossier, in Città Studi, area caratterizzata da una folta popolazione universitaria, sono 374 gli alloggi in locazione breve, su 36 mila unità immobiliari presenti sul territorio e 19 mila residenti. In Bovisa, frequentata da chi studia al Politecnico, sono 71 gli appartamenti affittati per un breve periodo, su seimila case e 14 mila abitanti.
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