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Il suo nome era emerso durante le testimonianze di Silvia nel corso delle indagini. La ragazza che ha denunciato Ciro Grillo e i suoi tre amici genovesi, ora tutti a processo a Tempio Pausania accusati dalla Procura di stupro di gruppo, aveva raccontato agli inquirenti di un altro abuso subito, durante una vacanza in tenda in Norvegia, da parte di un giovane allora fra i suoi migliori amici. Era l’estate del 2018, un anno prima dell’episodio a Porto Cervo al centro del dibattimento.
Una volta trapelata la notizia, era stato il padre del ragazzo, politico norvegese, a intervenire pubblicamente: «Silvia (nome di fantasia, ndr) si è scusata con lui in presenza di molti amici per avergli rivolto quelle accuse».
Così il giovane, David Enrique Bye Obando, è diventato un testimone citato dal collegio difensivo di Grillo e degli altri tre imputati, Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria. Un teste ritenuto fondamentale per i legali, perché la sua deposizione ai loro occhi minerebbe la credibilità di Silvia, che all’epoca di quella notte in tenda aveva deciso di non sporgere querela contro di lui.
Il problema è che a Genova non sono mai arrivate neanche le ricevute di consegna delle raccomandate inviate al domicilio norvegese di Obando per convocarlo a Tempio. Nemmeno le telefonate hanno avuto esito positivo.
E allora è presumibile che nell’udienza di oggi gli avvocati (Enrico Grillo, Alessandro Vaccaro, Andrea Vernazza, Gennaro Velle, Mariano Mameli , Ernesto Monteverde e Antonella Cuccureddu) chiedano che sia la stessa Procura a muoversi per citare in giudizio Obando.
In aula il fratello di Ciro
Chi testimonia in aula invece è il fratello di Ciro, Mattia. Chiamato, sempre dai difensori, in quanto autore del video che riprenderebbe Silvia e Ciro baciarsi dentro il Billionaire. Una circostanza confermata da altri testimoni, non confermata in aula dalla ragazza italo norvegese.
Al di là dello scontro sul filmato, i racconti di Silvia e dei quattro genovesi fin prendono strade diametralmente opposte: per lei (difesa da Giulia Bongiorno e Dario Romano) e per la sua amica Roberta (Vinicio Nardo), oltre che per il procuratore Gregorio Capasso, le ore successive sono state un incubo.
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