Parma, la 21enne ai domiciliari per la morte dei suoi due neonati. Le risposte agli investigatori sulla nascita del primo bambino. I genitori intercettati: «Sei stata tu? Così si va in galera»
«Ho provato a scuoterlo, non respirava e l’ho messo nel giardino». Sono parole di Chiara Petrolini, 21 anni, ai domiciliari in relazione alla morte dei
due suoi neonati, partoriti a circa un anno di distanza e trovati sepolti nel giardino della sua villetta a Traversetolo in provincia di Parma. Davanti agli investigatori della Procura di Parma, che si stanno occupando delle indagini, Chiara Petrolini, durante l’interrogatorio dello scorso 10 settembre, ha dichiarato di aver partorito il primo bambino «da sola, in camera e di notte». La ragazza avrebbe quindi tagliato il cordone ombelicale: un gesto che fa ipotizzare la morte del piccolo per emorragia, così come già accertato per il secondogenito. «Non respirava – continua il racconto, riportato dalla Gazzetta di Parma – ho provato a scuoterlo e poi l’ho messo nel giardino». E sul secondogenito, partorito ad agosto, la 21enne di Traversetolo ha dichiarato agli inquirenti che «aveva gli occhi aperti, ma non emetteva suoni». Dalle indagini emergono anche le intercettazioni di conversazioni tra Chiara e i suoi genitori: «Cosa hai fatto? Sei stata tu? Così vai in galera», le chiedono.
Le indagini
Le indagini della Procura di Parma sono partite con il ritrovamento il 9 agosto del primo neonato nella villetta. Alcune settimane dopo sono stati rinvenuti, nello stesso giardino, i resti del secondo neonato, sepolto nel 2023. Le indagini hanno portato all’identificazione della madre e, conseguentemente, anche al suo arresto per duplice omicidio e soppressione di cadavere. Chiara Petrolini è ai domiciliari da 20 settembre ma il 17 ottobre il tribunale del Riesame di Bologna ha accolto l’appello della Procura di Parma che ha chiesto per lei il carcere. Una misura che al momento è sospesa, come da prassi, perché va atteso il deposito delle motivazioni e poi l’esito dell’eventuale, ma assai probabile, ricorso della difesa – avvocato Nicola Tria – in Cassazione che non avverrà prima di un paio di mesi. L’accusa, nel chiedere la restrizione più severa della libertà, ha contestato alla 21enne l’omicidio e la soppressione dei cadaveri.
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