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Auto cinesi, il governo ci ripensa: “Non le finanziamo con i nostri incentivi” #finsubito prestito immediato


Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha confermato l’azzeramento da parte del governo del fondo per gli incentivi all’acquisto di auto elettriche, ibride o a basse emissioni. “Non tagliamo i fondi alle imprese che vogliono riconvertire, tagliamo i fondi per le rottamazioni all’acquisto di auto elettriche prodotte in Cina”.

Tutte le contraddizioni del governo di destra. Da un lato, ha chiesto a Bruxelles il rinvio della scadenza del 2035. Quando l’Europa non consentirà più l’acquisto di auto con motore endotermico. Il governo italiano ha sostenuto che sarebbe la morte della filiera dell’auto in Italia. Ma dall’altro lato, con un semplice colpo di penna, ha tagliato 750 milioni per la nuova legge di Bilancio destinati al fondo Automotive.

Soldi che, volendo, avrebbero potuto sostenere la rottamazione di vecchie auto con modelli a basse emissioni. E, di conseguenza, sostenere quella filiera di cui il governo Meloni si dice paladino.

Singolare, a dir poco, è la motivazione con cui il ministro Giorgetti ha spiegato il taglio al fondo Automotive.Noi non tagliamo i fondi alle imprese che vogliono riconvertire, tagliamo i fondi per le rottamazioni e incentivi all’acquisto di auto elettriche prodotte in Cina o altri paesi. Le risorse per gli accordi di sviluppo e ogni forma di intervento che chi fa impresa in questo settore voglia fare, ci sono e ci saranno“.

Lo stop del governo agli incentivi per l’auto appare come una ritorsione contro Stellantis

Un Giorgetti in formato “non passi lo straniero” e che rifiuta di finanziare incentivi che finiscono nei bilanci delle case automobilistiche straniere? ma come potrebbe essere diversamente, dato che in Italia la produzione di autovetture delle fabbriche Stellantis, alla fine dell’anno a stento raggiungerà il mezzo milione di vetture?

In realtà, il taglio ai fondi per il sostegno all’automotive ancora una volta appare coe una “ripicca” contro Stellantis. Colpevole di non aver garantito la quota di produzione chiesta dal governo. Un milione di auto all’anno contro le circa 350 mila attuali.

E pensare che i nuovi fondi per la rottamazione erano stati promessi dal ministro delle Imprese Adolfo Urso nel tavolo automotive con i sindacati nell’agosto scorso. Ora, invece, Urso si è riallineato alla linea del governo. «L’epoca dei bonus è finita». Al massimo ci sarà un recupero di fondi, attorno ai 500 milioni, ma «solo per sostenere le imprese della componentistica. L’industria è al collasso, non solo in Italia, ma in Europa».

Tutto questo avviene a poche ore dal discorso tenuto dal commissario Ue ai Trasporti sostenibili, il greco Apostolos Tzitzikostas. Per ottenere la conferma dell’incarico al Parlamento europeo, ha ribadito il suo impegno a raggiungere il target del 2035, che prevede lo stop de facto alla vendita di nuove auto con motori endotermici.

In altre parole, l’Italia conferma il suo isolamento. Rimane in Europa ultima per numero di auto elettriche immatricolate. E senza una industria automobilistica di rilievo in Europa a causa delle difficoltà di Stellantis. E appaiono tramontate le speranze di poter ospitare una fabbrica cinese nella penisola, come sperava di fare il ministro Urso. Come dire: il governo si è incartato.

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