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FdI propone un voucher da 1.500 euro per le paritarie #finsubito prestito immediato


L’elenco delle proposte di modifica della manovra di Bilancio presentate dai parlamentari è lungo. E soprattutto variegato. A chiedere di rimettere mano al testo non è solo l’opposizione. Tra 4.562 emendamenti depositati, ce ne sono circa 1.200 presentati dagli stessi parlamentari della maggioranza. Un emendamento di Fratelli d’Italia, per esempio, propone l’istituzione di un bonus di 1.500 euro per le scuole private destinato agli studenti che fanno parte di famiglie con un reddito complessivo ai fini Isee non superiore a 40 mila euro. E la proposta del deputato di FdI, Lorenzo Malagola sembra non dispiacere ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. «Il governo – afferma il titolare di viale Trastevere – è ben consapevole dell’importanza di assicurare il diritto dei ragazzi, a prescindere dal reddito, a studiare nelle scuole paritarie». Dalla Lega arriva la richiesta di altri fondi per quasi tre miliardi al Ponte sullo Stretto.

Il partito torna all’assalto sul suo cavallo di battaglia con un emendamento a prima firma del capogruppo Riccardo Molinari che prevede una dote all’infrastruttura complessiva di circa 14,7 miliardi fino al 2032, di cui 7,7 miliardi presi delle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione. Così come arriva, sempre dalla Lega, anche la proposta per una nuova rottamazione delle cartelle esattoriali, la quinta del suo genere. I vecchi debiti con l’Erario, quelli che vanno dal primo gennaio del 2000 al 31 dicembre 2023 potrebbero essere estinti, se l’emendamento fosse approvato, senza corrispondere le somme affidate all’agente della riscossione a titolo di interessi e di sanzioni, gli interessi di mora «versando le somme dovute a titolo di capitale e quelle maturate a titolo di rimborso delle spese per le procedure esecutive e di notificazione della cartella di pagamento». Forza Italia prova invece a portare a casa un nuovo aumento delle pensioni minime. Una limatura dal 2,2 per cento al 2,7 per cento, altri 7 euro in più al mese. Un emendamento proposto da Noi Moderati, ma che trova l’appoggio di Forza Italia chiede poi l’abolizione dell’articolo 112 della manovra che prevede un revisore dei conti del Mef nelle aziende che abbiano ricevuto più di 100.000 euro di contributi.

Lega e FdI spingono inoltre per il rafforzamento dei fondi pensione. Con due emendamenti distinti i partiti di maggioranza hanno proposto l’apertura di un nuovo semestre per la scelta da parte del lavoratore per spostare il trattamento di fine rapporto dall’azienda alla previdenza complementare con la regola del silenzio-assenso. L’emendamento a prima firma di Tiziana Nisini indica la finestra tra il primo aprile e il 30 settembre 2025; quello di FdI a firma di Walter Rizzetto scatta il primo gennaio. In assenza di un’indicazione da parte del lavoratore, passati i 6 mesi, il datore di lavoro – secondo entrambe le proposte – trasferisce il Tfr ai fondi pensione. Ci sono poi le proposte presentate dalle opposizioni. Alcuni emendamenti prevedono per i padre lavoratori il riconoscimento di un congedo parentale obbligatorio di cinque mesi, fruibile fino a dodici mesi dalla nascita del figlio, anche congiuntamente con la madre. La copertura per la misura arriverebbe dalla riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi. Il congedo verrebbe esteso anche ai lavoratori autonomi.

L’IMPOSTA

Un emendamento di Alleanza Verdi e Sinistra prevede l’introduzione di una patrimoniale per incrementare le risorse destinate al sistema sanitario nazionale. Un’imposta «ordinaria unica e progressiva sui grandi patrimoni la cui base imponibile è costituita da una ricchezza netta superiore a 5,4 milioni di euro derivante dalla somma delle attività mobiliari ed immobiliari al netto delle passività finanziarie. Le opposizioni rilanciano la proposta di un salario minimo fissato per legge a 9 euro lordi. Siamo va detto, ancora in una fase totalmente preliminare dell’esame della legge di Bilancio. La maggior parte degli emendamenti presentati avrà vita breve. Sarà cassata dalle inammissibilità o dalle mancanze di copertura. E soprattutto sarà falcidiata dalla necessità per i gruppi di ridurre al massimo a 250 totali gli emendamenti da sottoporre al voto parlamentare. Lo scopo delle proposte, in questo momento, è piuttosto quello di posizionarsi in attesa di avviare una trattativa con il governo sulle modifiche possibili.

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