In occasione dell’apertura del G7 dedicato al turismo a Firenze, la Ministra del Turismo, Daniela Santanchè, ha riacceso il dibattito sulle cassette portachiavi utilizzate per il self check-in negli appartamenti affittati a turisti.
Dopo l’iniziativa del Comune di Firenze, le keybox utilizzate negli affitti brevi, sono ritornate al centro di confronto istituzionale tra il Ministro dell’Interno e quello del Turismo al fine di valutare una regolamentazione di questo sistema sempre più diffuso nelle città italiane. Ma perché le keybox stanno scatenando tanto dibattito?
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Allarme sicurezza: ospiti non identificati e accessi incontrollati
Negli ultimi anni, il fenomeno degli affitti brevi ha trasformato il volto di molte città italiane (e non solo, pensiamo al caso di Barcellona), portando con sé nuove problematiche legate alla sicurezza dei condomini. Secondo la Ministra del Turismo, l’uso diffuso di queste «cassettine turistiche» è diventato simbolo del turismo “mordi e fuggi” che rischia di snaturare i centri storici italiani. Al di là dell’impatto estetico, c’è un problema ben più serio: la sicurezza.
Uno dei principali problemi sollevati dalla Ministra riguarda la mancanza di controllo sull’identità degli ospiti. Attualmente, la normativa italiana prevede che per i contratti di locazione turistica di durata pari o inferiore a 30 giorni, il proprietario o il gestore dell’immobile sia tenuto a comunicare le generalità degli ospiti entro 24 ore dal loro arrivo attraverso il portale della Polizia di Stato, Alloggiati Web.
Il self check-in tramite «keybox», però, rende impossibile verificare la corrispondenza tra i documenti e l’identità di chi accede all’immobile. In pratica, una volta ottenuto il codice per la keybox, chiunque può ritirare le chiavi senza alcuna verifica fisica.
Questo, ha sottolineato Santanchè, crea un rischio significativo: «arrivano nei nostri condomini persone che non vengono identificate, che prendono la chiave ed entrano nell’appartamento. Questo confligge con le leggi sulla sicurezza della nostra nazione».
Le preoccupazioni dei residenti e delle amministrazioni locali
Le critiche alle «keybox» non arrivano solo dal Governo centrale. Anche a livello locale, le amministrazioni di città come Firenze hanno iniziato a muoversi per limitare l’uso di questi dispositivi.
La sindaca di Firenze, Sara Funaro, ha già intrapreso azioni simboliche di protesta, sostenuta da comitati cittadini che lamentano come queste cassette portachiavi deturpino le facciate degli edifici storici e facilitino l’accesso incontrollato agli appartamenti, con potenziali rischi per la sicurezza dei residenti.
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