L’Unità del 9 maggio 1963
L’imposta sulla miseria
TASSANO I TUGURI RICAVATI NELL’ACQUEDOTTO
Gli abitanti dell’Alessandrino protestano stamane in Comune. Non è uno scherzo: ad una trentina di famiglie di baraccati di viale dell’Acquedotto Alessandrino, l’esattoria comunale gestita dal Monte dei Paschi di Siena ha inviato le cartelle per il pagamento dell’imposta sui fabbricati stabilita dall’ufficio distrettuale delle imposte dirette.
Siamo dunque giunti alla tassa sulle baracche, sulle povere costruzioni che stanno in piedi per miracolo, nelle quali hanno trovato rifugio famiglie di muratori, autisti, operai, pensionati che non possono permettersi il lusso di pagare trentamila lire al mese di affitto. Baracche costruite a ridosso dei ruderi dell’acquedotto, sino a formare un agglomerato di 400 famiglie.
Vani di due metri per due, che ospitano quattro, cinque e persino sei persone, costruiti con i “forati” e ricoperti di bandone e di lamiera. E su questo ammasso di miseria si è abbattuta la folgore del più cieco e assurdo fiscalismo, quella stessa folgore che non riesce a spillare una lira dalle tasche degli speculatori fondiari ed immobiliari.
Valgano alcuni esempi. Il pensionato Valentini Colombo di 71 anni, abita con la moglie Giuseppina Mariani di 69 anni in una baracca contrassegnata con il numero 360, tracciato con mano incerta sullo stipite della porta.
Vivono con una pensione di 15 mila lire al mese. Per il tributo 022 (fabbricati privati) l’ufficio distrettuale e delle imposte dirette ha accertato (come? quando?… Misteri) un reddito imponibile di 28.350 lire, pari ad un tributo annuale di 9.600 lire, pagabile in sei rate di 1.600 lire ognuna.
Vittorio Telli, pensionato dell’ospedale di San Giovanni, due persone a carico, reddito imponibile 43.200 lire, pari ad un tributo annuale di 14.628 lire pagabile in sei rate di 2.438 lire ognuna. Mario Alonzi, muratore, tre famigliari a carico, una figlia in sanatorio, tributo di 2.742 lire.
Angelo Biancalana, abita in una baracca costruita sul terreno del demanio dello Stato (come precisa l’intestazione della cartella), reddito di 20.250 lire pari ad un tributo di 6.858 lire. Nicola Occhionero, cinque figli e la moglie, solo due ragazzi lavorano come muratori, 2.742 lire di tributo. Elmo Ronconi, operaio, tre persone a carico, 8.130 lire di tributo. Pietro Iori, operaio metallurgico. Cinque persone a carico. 5.490 lire di tributo.
Qualcuno ha rifiutato di accettare la cartella bianca stampata in rosso con l’importo da pagare. In via della Conciliazione 5 si trova l’ufficio distrettuale delle imposte dirette.
Alcune famiglie di baraccati vi si sono recate, mostrando le cartelle ai funzionari e spiegando che si tratta di un tributo imposto su baracche, su quelle costruzioni che nel censimento vengono definite “improprie” e che nessuno si sognerebbe di chiamare case.
Hanno narrato della lunga inutile attesa di una vera casa da parte dell’Istituto Case popolari, della vita insopportabile consumata da cinque, dieci anni nei tuguri di viale dell’Acquedotto Alessandrino.L’unica risposta che hanno potuto ottenere non li ha certamente confortati.
É stata la burocratica spiegazione del perché l’ufficio imposte dirette ha pensato di tassare i “forati” delle baracche. “Vedete – hanno detto i funzionari – la esenzione dal tributo è concessa per venticinque anni solo alle nuove costruzioni edificate con regolare licenza rilasciata dai competenti uffici comunali.
Le vostre baracche rientrano in questa categoria? Evidentemente no, poiché non sono nuove e non sono state costruite con la regolare licenza del Comune”.
Oltre al danno, dunque, anche le beffe. Gli “abusivi” dell’Acquedotto Alessandrino, Ie famiglie che una ordinanza di sgombero del sindaco può gettare sul lastrico da un giorno all’altro o trasferire nei famigerati dormitori o accantonamenti comunali, devono dunque pagare una tassa sui muri cadenti che le ospitano.
Questa mattina un gruppo delle famiglie di viale dell’Acquedotto Alessandrino si recherà in Comune, accompagnati dal consigliere comunale compagno Nino Franchellucci, per chiedere che la tassa sulle baracche venga abolita.
“Noi non vogliamo non pagare le tasse – ci hanno detto le famiglie dell’Acquedotto – ma di fronte ad un tributo cosi odioso non possiamo non protestare. Perché non ci danno una casa invece. ad un fitto sopportabile?”.
Una donna ci ha mostrato la sua baracca, un piccolo antro semibuio, l’aria stagnante “Guardi. Questo e il mio fabbricato, come dicono quelli delle imposte. E per questo buco io dovrei pagare una tassa?”.
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