Il 24 novembre il popolo svizzero deciderà se accettare un finanziamento uniforme per l’assistenza sanitaria, una proposta che mira a ridurre l’onere dei premi assicurativi e a concentrarsi maggiormente sulle cure ambulatoriali. Il Sindacato del personale dei servizi pubblici (VPOD), promotore del referendum, ritiene che le conseguenze per il personale sanitario e i pazienti siano deleterie.
È un progetto complesso in un ambito altrettanto complicato, come quello della sanità. Solo quest’anno, l’elettorato svizzero ha già respinto un’iniziativa popolare per contenere i costi e un’altra volta a ridurre i premi assicurativi. E non è detto che sia l’ultima.
Iniziata nel 2009, la revisione che sarà sottoposta al voto il 24 novembre è arrivata in Parlamento lo scorso dicembre, dopo quattordici anni di lavoro. Un’ampia maggioranza di parlamentari ha approvato il finanziamento uniforme delle prestazioni ambulatoriali e stazionarie (EFAS).
Si tratta di una delle riforme più radicali degli ultimi anni della trentennale LAMal, la legge federale sull’assicurazione malattie obbligatoria per tutte le persone che risiedono in Svizzera.
Come funziona oggi?
Essere curati in ospedale e trascorrervi almeno una notte equivale a una prestazione stazionaria. Attualmente, il contribuente, attraverso il proprio Cantone, paga almeno il 55% della fattura. Il resto è a carico dell’assicurazione sanitaria obbligatoria, cioè delle persone che pagano i premi.
Se si lascia l’ospedale il giorno stesso, si riceve un trattamento ambulatoriale. Questi servizi sono interamente finanziati dai premi dell’assicurazione sanitaria.
Nel caso di cure a lungo termine – in una struttura sanitaria o a domicilio – il conto è pagato dall’assicurazione obbligatoria (assicurazione di base) e dal paziente (in base a livelli di contribuzione stabiliti dalla Confederazione), mentre il resto è a carico dei Cantoni.
Cosa prevede l’EFAS?
Il sistema di finanziamento uniforme stabilisce la stessa chiave di ripartizione per i tre ambiti dell’assicurazione di base. I Cantoni pagheranno almeno il 26,9% dei costi netti (dopo la deduzione del contributo del paziente ai costi), mentre i premi di cassa malati finanzieranno un massimo del 73,1% degli stessi costi netti.
Questo regime si applicherà a partire dal 2028, o dal 2032 (periodo di transizione) per le cure di lunga durata, essendo ormai queste remunerate sulla base di tariffe che coprono i costi.
I Cantoni cofinanzieranno le prestazioni ambulatoriali e avranno nuove competenze a livello di conduzione. I loro contributi saranno ripartiti tra le compagnie assicurative sulla base dei costi effettivi attraverso un comitato ad hoc degli stessi assicuratori per l’istituzione comune LAMal.
Quali fini ha la revisione della LAMal?
L’obiettivo è quello di riequilibrare la presa a carico dei costi ospedalieri tra assicurazioni sanitarie e cantoni e di migliorare la qualità delle cure rendendole più accessibili ai e alle pazienti.
Questa riforma mira a eliminare gli effetti perversi all’interno del sistema. Oggi, ad esempio, dopo un’operazione è obbligatorio il pernottamento in ospedale. Questo non è sempre indispensabile. Un altro esempio: le prestazioni ambulatoriali costano alle persone assicurate più delle cure stazionarie. Perché? Perché le compagnie assicurative non hanno alcun interesse a incoraggiare gli assicurati a scegliere le cure ambulatoriali, che esse devono finanziare interamente.
La revisione dovrebbe inoltre arrestare il trasferimento di oneri a carico delle persone assicurate dato che, secondo quanto evidenzia l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), la crescita delle prestazioni ambulatoriali osservata negli ultimi anni – a scapito del settore stazionario degli ospedali – è stata interamente finanziata dall’assicurazione sanitaria obbligatoria, ovvero dai premi.
Sono state fornite cifre ufficiali sui risparmi previsti?
Un finanziamento uniforme è destinato inoltre a favorire il coordinamento tra i vari attori del sistema, aspetto questo che dovrebbe ridurre le prestazioni inutili come i doppi esami, le ospedalizzazioni non necessarie e i ricoveri anticipati in case di cura.
Uno studio commissionato dall’UFSP stima un potenziale di risparmio che può arrivare a 440 milioni di franchi all’anno.
Chi sostiene questa riforma e perché?
Frutto di un compromesso in Parlamento, la riforma ha il sostegno del Consiglio federale, della maggioranza dei partiti e della maggior parte degli operatori del settore sanitario. Un maggiore coordinamento delle cure è sinonimo di miglioramento nella qualità dei trattamenti medici e nella presa a carico dei pazienti e delle pazienti, sostengono.
“La collaborazione tra i partner della catena sanitaria consente di trovare la soluzione migliore per ogni singolo paziente”, scrive un ampio schieramento a favore dell’EFAS, che riunisce ventidue organizzazioni professionali (servizi di assistenza domiciliare, l’organizzazione ombrello ospedaliera H+, la Federazione dei medici FMH, Curafutura, Interpharma, ecc.)
Secondo chi sostiene la riforma, accelerando il passaggio all’assistenza ambulatoriale, l’EFAS faciliterà il ritorno dei pazienti al proprio domicilio. L’incentivazione delle prestazioni ambulatoriali si traduce anche in un risparmio per le e i cittadini che pagano i premi, in particolare grazie ai servizi di assistenza domiciliare.
Inoltre, il passaggio verso il settore ambulatoriale, sempre secondo il fronte favorevole, andrà a tutto vantaggio degli operatori sanitari, che godranno di orari di lavoro più regolari. Ciò renderà queste professioni più attraenti.
“In futuro, i Cantoni avranno voce in capitolo anche per quanto riguarda la fissazione dei prezzi delle prestazioni ambulatoriali. In questo quadro, il potere delle casse malattia non aumenterà, ma anzi diminuirà”, afferma economiesusisse, la Federazione delle imprese svizzere.
Perché i sindacati non ci stanno?
Il voto è il risultato di un referendum lanciato dal Sindacato del personale dei servizi pubblici (VPOD), sostenuto dall’Unione sindacale svizzera (USS). A loro avviso, la riforma concede troppo potere alle compagnie di assicurative.
Queste ultime sono percepite in perenne conflitto di interessi, poiché sono responsabili istituzionalmente della gestione dell’assicurazione obbligatoria ma, allo stesso tempo, sono costantemente alla ricerca di una nuova clientela per le loro assicurazioni complementari.
Per chi si oppone alla riforma, i cantoni stanno abbandonando le loro responsabilità in favore degli assicuratori e quindi del settore privato, versando la loro quota di finanziamento direttamente alle compagnie d’assicurazione.
Il VPOD aggiunge che le autorità pubbliche stanno abdicando al loro dovere di garantire il finanziamento delle case anziani e di cura (EMS) e dell’assistenza a domicilio. I sindacati temono un ulteriore deterioramento delle condizioni di lavoro del personale sanitario e della qualità dell’assistenza, in quanto la questione dei costi ha la priorità sulle necessità dei pazienti.
“I residenti delle EMS verrebbero visti come una fonte di profitto, mentre sono persone vulnerabili”, afferma il segretario generale del sindacato. Con l’EFAS, i finanziamenti proverrebbero dai premi piuttosto che dalle tasse – un trasferimento considerato antisociale, dato che i premi non dipendono dal reddito o dalla ricchezza.
>> Il servizio del TG sulla riforma in corso del sistema sanitario svizzero:
Traduzione di Leonardo Spagnoli
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