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Ecco perché alla COP16 i finanziamenti pubblici per la conservazione della natura si sono arenati #finsubito prestito immediato


Durante i negoziati della COP16 in Colombia, i Paesi non sono riusciti a capire come mobilitare 200 miliardi di dollari all’anno in finanziamenti per la conservazione entro il 2030, inclusi 30 miliardi di dollari che sarebbero arrivati direttamente dai Paesi ricchi

I Paesi ricchi sembrano aver stabilito un limite su quanto sono disposti a pagare per preservare la natura in tutto il mondo, spostando l’attenzione al vertice delle Nazioni Unite sulla biodiversità COP16 verso discussioni sui fondi privati per colmare il divario di finanziamento.

Durante i negoziati della COP16 a Cali, in Colombia, i Paesi non sono riusciti a capire come avrebbero mobilitato 200 miliardi di dollari all’anno in finanziamenti per la conservazione entro il 2030, inclusi 30 miliardi di dollari che sarebbero arrivati ​​direttamente dai Paesi ricchi. Quel denaro, promesso due anni fa come parte dell’accordo storico Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework, è destinato a finanziare attività che promuovono la natura, come l’agricoltura sostenibile o il pattugliamento delle riserve faunistiche.

COP16: NESSUN CONSENSO E QUORUM NON RAGGIUNTO

Non c’è stato però nessun consenso durante i colloqui che, giunti al summit programmato per venerdì 1° Novembre, hanno visto partire decine di delegazioni. Sabato mattina, quindi, non c’era più il quorum tra le quasi 200 nazioni per l’approvazione di un accordo, costringendo gli organizzatori a sospendere la riunione. “Sono sia rattristato che infuriato per il mancato risultato della COP16. La cosa assurda delle discussioni sul finanziamento della natura è che i numeri discussi sono già una miseria”, ha commentato Shilps Gautam, amministratore delegato della società di finanziamento di progetti Opna.

NUOVO APPUNTAMENTO ALLA COP29

Le attività umane come l’agricoltura, l’estrazione mineraria e lo sviluppo urbano stanno portando la natura sempre più verso una crisi, con circa 1 milione di specie animali e vegetali che sono considerate a rischio estinzione. Inoltre, il cambiamento climatico provocato dalla combustione di combustibili fossili sta aggravando i problemi della natura, aumentando le temperature e interrompendo i cicli meteorologici.

La prossima settimana i Paesi si incontreranno di nuovo in Azerbaigian per il vertice sul clima COP29 dell’ONU, che sarà nuovamente incentrato sulla forte necessità di finanziamenti da parte dei Paesi ricchi alle loro controparti più povere, per aiutarle a sostenere i costi del clima.

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COP16: POCHI SOLDI DAI PAESI RICCHI

Anche prima che i colloqui si interrompessero, le nazioni sviluppate avevano segnalato una riluttanza ad offrire grandi quantità di denaro. I governi europei, tra cui Germania e Olanda, nell’ultimo anno hanno tagliato i loro budget per gli aiuti esteri, mentre anche Francia e Regno Unito stanno facendo scelte simili. Secondo l’OCSE, i fondi governativi per lo sviluppo specificamente destinati alla conservazione della natura all’estero sono scesi a 3,8 miliardi di dollari del 2022 rispetto ai 4,6 miliardi di dollari del 2015.

Alla COP16, il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, ha chiesto ai Paesi di apportare nuovi contributi significativi al Global Biodiversity Framework Fund. La risposta è stata flebile. Al vertice di Cali i Paesi hanno promesso 163 milioni di dollari di contributi al fondo, portando i contributi totali a circa 400 milioni di dollari. Una quota che non può essere considerata un contributo importante all’obiettivo di 30 miliardi di dollari entro il 2030.

Gli Stati Uniti – che non sono parte della Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica – non hanno contribuito. “I soldi pubblici sono già stati sfruttati il ​​più possibile, ora dobbiamo cercare altre fonti di finanziamento”, ha detto al summit il direttore generale Ambiente dell’Unione europea, Florika Fink-Hooijer.

IL RUOLO DEI CAPITALI PRIVATI

Quando si è trattato di cercare di capitali privati, i delegati al summit COP16 hanno concordato un piano per far pagare alle aziende farmaceutiche e di altro tipo l’uso di informazioni genetiche nella ricerca e nello sviluppo di nuovi prodotti commerciali. Pfizer, Merck, AstraZeneca e Sanofi non hanno risposto alla richiesta di commenti sull’accordo.

Gli esperti stimano che il piano potrebbe generare circa 1 miliardo di dollari all’anno. Ciò non copre ancora i miliardi necessari per fermare il collasso degli ecosistemi, come la foresta pluviale amazzonica o le barriere coralline. “Il mondo dovrà trovare dei metodi per attrarre investimenti privati ​​in progetti rispettosi della natura”, ha affermato Marcos Neto, direttore politica globale del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite.

Alcuni strumenti includono obbligazioni verdi (green bond) o accordi debito-per-natura, tramite i quali i Paesi rifinanziano il loro debito a tassi di interesse più bassi per spendere i risparmi nella conservazione. Il World Economic Forum stima che gli accordi debito-per-natura potrebbero generare 100 miliardi di dollari in finanziamenti per la natura.



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