Infermieri: troppi turni di reperibilità. Cassazione dice basta e riconosce diritto al risarcimento
La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha riconosciuto il diritto dei lavoratori del settore sanitario a non essere sottoposti a turni di reperibilità eccessivi, stabilendo un importante precedente per la tutela di medici e infermieri. Il caso, sollevato dal Codacons e portato avanti dall’avvocato Salvatore Raciti, ha avuto origine dal ricorso di un infermiere dell’Azienda Sanitaria Provinciale (ASP) di Siracusa. L’ASP aveva imposto turni di reperibilità in misura superiore rispetto a quanto previsto dal contratto collettivo nazionale, compromettendo il benessere personale e professionale del lavoratore.
La sentenza della Cassazione: un passo avanti per i diritti dei lavoratori
La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’infermiere e, con una motivazione innovativa, ha affermato che l’imposizione di turni di reperibilità oltre i limiti contrattuali viola il diritto al riposo dei lavoratori, compromettendo la loro vita personale e la dignità morale. Nella sentenza si legge: “il concreto atteggiarsi della mancata fruizione piena dei riposi … può far prospettare l’insorgenza del diritto al risarcimento, in ragione del carattere usurante e della lesione della personalità morale”, ribadendo quindi la centralità del rispetto delle condizioni di lavoro previste dal contratto.
Secondo la Cassazione, se viene provato che il limite dei sei turni mensili è stato superato in modo significativo, il tribunale dovrà considerare tale pratica come un abuso da parte dell’azienda, giacché essa compromette la vita privata del dipendente, violando il principio di buona fede nelle relazioni lavorative.
Un danno morale ed esistenziale riconosciuto dalla Corte
Oltre agli effetti negativi sulla salute fisica e psicologica dei lavoratori, la Corte ha riconosciuto che la violazione del diritto al riposo costituisce di per sé un danno alla personalità morale. Questo significa che, secondo la Cassazione, se il lavoratore dimostra di aver subito un’eccessiva imposizione di turni di reperibilità, non sarà necessario fornire prove aggiuntive del pregiudizio per ottenere un risarcimento. Tale lesione alla vita privata e personale è ritenuta, infatti, come “danno in re ipsa”, cioè implicito nel comportamento lesivo dell’azienda.
Il Codacons ha spiegato che questa sentenza costituisce un passo avanti fondamentale per la tutela dei diritti dei sanitari: “qualora venga in gioco la violazione del diritto al riposo e dunque della personalità del lavoratore, il danno è in re ipsa”, si legge nel commento dell’associazione.
Azioni future: il Codacons avvia uno sportello di supporto e lancia una class action
A seguito della sentenza, il Codacons ha istituito uno sportello regionale in Sicilia, denominato “Sos risarcimenti troppi turni sanitari”, per offrire assistenza legale gratuita ai sanitari che desiderano intraprendere un’azione legale contro gli eccessivi turni di reperibilità imposti dalle aziende sanitarie. Questo sportello rappresenta un primo passo verso un’azione collettiva di difesa dei diritti dei sanitari e una tutela concreta contro la violazione delle normative contrattuali.
L’avvocato Salvatore Raciti, legale Codacons, ha dichiarato che tutti i lavoratori sanitari, medici e infermieri, che si trovano in situazioni simili possono fare causa alla propria azienda per ottenere un risarcimento danni. La sentenza rappresenta infatti una nuova linea guida per contrastare gli abusi e promuovere un ambiente di lavoro rispettoso del benessere dei lavoratori.
La sfida della sanità italiana: la necessità di condizioni di lavoro sostenibili
Questa sentenza, con la conferma della tutela dei diritti al riposo e alla vita privata per il personale sanitario, sottolinea un problema più ampio che riguarda le condizioni di lavoro all’interno del sistema sanitario italiano. L’abuso di turni di reperibilità rischia di aggravare la situazione di un settore già caratterizzato da carenze di organico e pressioni organizzative, un quadro che, come sottolinea il Codacons, “potrebbe portare a situazioni insostenibili, sia per i dipendenti che per la qualità del servizio offerto ai pazienti”.
L’ordinanza della Cassazione rappresenta quindi un richiamo importante al rispetto dei diritti contrattuali e del benessere dei lavoratori, un aspetto che si rivela cruciale anche per garantire la qualità delle cure offerte al pubblico.
da Sanità24
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