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Tre poliziotti feriti nella casa circondariale di Biella #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –



IN CARCERE Ancora violenza in carcere. Stavolta è la Casa circondariale di Biella ad alimentare le statistiche delle aggressioni ai danni della Polizia penitenziaria e, anche stavolta, si tratta di detenuti già protagonisti di gravi episodi di aggressioni, danneggiamenti e disordini.

Lo riferisce Vicente Santilli, segretario per il Piemonte del sindacato autonomo Polizia penitenziaria (Sappe). «Tutto ha avuto inizio ieri pomeriggio, intorno alle 16, quando un detenuto che stava facendo rientro nella propria cella ha dapprima rifiutato di entrarvi, poi ha preso a insultare e minacciare il poliziotto che lo accompagnava, per poi improvvisamente quanto inaspettatamente aggredirlo con un violento ceffone in pieno volto. Immediatamente, un secondo detenuto è intervenuto per dare manforte al proprio compagno strattonando e trattenendo il poliziotto», spiega il sindacalista.

«Accortosi di quanto stava accadendo, l’altro agente di sezione è intervenuto a supporto del collega ma, nel frattempo, uno degli aggressori si era armato sradicando la gamba di un tavolo in legno per poi brandirla tentando di colpire gli intervenuti. Contemporaneamente, un quarto detenuto che stava uscendo dalla sezione si è aggiunto agli aggressori, afferrando alle spalle uno degli agenti e trattenendolo mentre un altro detenuto lo colpiva con violenti pugni al collo e alla testa. Solo l’intervento di ulteriore personale ha consentito di porre fine all’aggressione che si è conclusa con tre agenti feriti con prognosi di otto giorni salvo complicazioni».

Amare le conclusioni di Santilli: «Quanto dobbiamo ancora raccontare prima di vedere degli interventi concreti da parte delle istituzioni? Quanti altri poliziotti, ferrovieri, infermieri, docenti scolastici e servitori dello Stato dovranno subire violenza nell’esercizio del proprio dovere? È necessario che il Governo prenda consapevolezza dell’aumento di violenza e disagio che sta investendo la società e prenda seri provvedimenti che sappiano essere repressivi e di censura di comportamenti inurbani e incivili, ma anche propositivi al fine di alimentare un benessere sociale che possa stemperare differenze spesso foriere di disagio e violenza. Per quanto riguarda, invece, il “mondo carcere” non smetteremo mai di chiedere a gran voce strumenti adeguati ai tempi e modalità di custodia efficaci perché sono le statistiche a dire chiaramente che da quando è stata introdotta la “custodia aperta” sono aumentati i fenomeni auto ed etero aggressivi, i danneggiamenti e gli episodi violenti in generale all’interno dei penitenziari del Paese».

Il segretario generale del Sappe Donato Capece esprime «tutto il nostro sostegno ai tre colleghi feriti» e stigmatizza la situazione del carcere: «sollecitiamo un intervento delle autorità competenti perché la situazione delle carceri sta diventando insostenibile. È inaccettabile che non ci siano iniziative per arginare l’ondata di violenza e sprezzo delle regole che sta travolgendo la società prima e le carceri italiane e che ogni giorno miete vittime tra le fila della Polizia penitenziaria. Non è possibile che una persona che sceglie, per mestiere, di difendere lo Stato, ogni giorno debba essere esposta a minacce, ingiurie e violenza di ogni genere. Servono risposte ferme da parte del Dap, anche destinando carceri dismesse come l’Asinara e Pianosa per contenere quei ristretti che si rendono protagonisti di gravi eventi critici durante la detenzione» aggiunge.

«Quel che è accaduto a Biella testimonia una volta di più le quotidiane difficoltà operative con cui si confrontano quotidianamente le unità di Polizia penitenziaria in servizio, la tensione in atto nelle carceri regionali e la strafottenza e l’arroganza di una parte di popolazione detenuta violenta che, anche in carcere, continua a delinquere, ad alterare l’ordine e la sicurezza, evidentemente certa dell’impunità!».

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«È fondamentale dare corso a riforme davvero strutturali nel sistema penitenziario e dell’esecuzione della pena nazionale”, conclude il leader nazionale del primo Sindacato della Polizia Penitenziaria.

 

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