La «squadra infedele» in servizio alla Dia di Lecce era capeggiata dal finanziere Giuliano Schiano: il numero dei componenti coinvolti nell’attività di dossieraggio illegale emerge nell’informativa dei carabinieri di Varese
Della presunta «squadra infedele» in servizio alla Direzione investigativa antimafia di Lecce che, capeggiata dal finanziere Giuliano Schiano, sarebbe stata attiva nell’attività di esfiltrazione e vendita di dati sensibili, farebbero parte altre quattro, cinque persone.
I rapporti tra i vari personaggi
Il numero dei componenti dell’organismo investigativo interforze che sarebbe coinvolto nell’attività di dossieraggio illegale è riportato in un passaggio della corposa informativa dei carabinieri del comando provinciale di Varese, che attribuiscono la «rivelazione» all’imprenditore reggiano Giulio Cornelli, considerato il presunto anello di congiunzione tra la Equalize, Schiano e la sua «squadra», della quale avrebbe fatto parte saltuariamente anche il maresciallo dei carabinieri Tommaso Cagnazzo.
Lo stesso Cornelli è, secondo gli investigatori del comando provinciale dei carabinieri di Varese, colui che avrebbe corrisposto mensilmente al finanziere campano 1.300 euro da parte del gruppo smantellato nei giorni scorsi, accusato di svolto un’attività di dossieraggio e furto di dati sensibili dalle banche dati strategiche nazionali.
Il «nucleo di personale infedele»
«L’esistenza di una squadra di appartenenti alle forze dell’ordine in servizio presso la Dia di Lecce, attiva nell’esfiltrazione abusiva di informazioni e dati presenti nelle banche dati strategiche nazionali, emerge dalle conversazioni pregresse tra Cornelli e Calamucci», scrivono i militari.
Un «nucleo di personale infedele», come viene ancora definito dagli inquirenti, di cui farebbero parte altri appartenenti all’Arma e alla guardia di finanza, che non è escluso possa ora portare anche ad un azzeramento della Dia leccese.
Il sequestro
Nella sede del capoluogo salentino, intanto, lunedì scorso si sono presentati i carabinieri del Ros di Lecce che, su delega della procura di Varese, hanno sequestrato tutto ciò che c’era sulla scrivania del finanziere Schiano: documenti, dispositivi di memoria portatili (come schede di memoria e pen drive usb), oltre a computer e tablet, che saranno analizzati in cerca di riscontri all’ipotesi accusatoria. Quella, cioè, di avere effettuato quasi 6.000 accessi non autorizzati al sistema Sdi, la banca dati delle forze dell’ordine, che permette di consultare informazioni riservate su persone fisiche, fiscali e penali.
Secondo gli investigatori, «appare ovvio che personale della Dia di Lecce possa essere coinvolto in accertamenti circa presunti accessi abusivi segnalati dalle procure italiane. Altrettanto ovvio – continuano – è il fatto che i dirigenti ed i capi ufficio di Schiano, così come gli appartenenti alla “squadra infedele”, operino quantomeno una vigilanza disinvolta nei confronti degli accertamenti Sdi svolti dal personale dipendente».
Ogni utente, infatti, è associato ad un «responsabile d’ufficio», che è obbligato, con cadenza bimestrale, a controllare a campione le interrogazioni effettuate dal personale dipendente.
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