L’annuncio del religioso originario del Togo fa discutere i parrocchiani. Nessun cenno ad episodi di razzismo: «Voglio solo che tutti si sentano a proprio agio.
L’annuncio domenica scorsa, al termine della messa celebrata nella chiesa di Santa Valeria Vergine e Martire di Olza, frazione del comune di Monticelli d’Ongina in provincia di Piacenza. Lì don Roger Awoussa Ankou ha esortato i fedeli di informarsi sugli orari delle messe, in modo da poter scegliere liberamente di frequentare quelle celebrate da altri sacerdoti. Le sue parole hanno suscitato grande curiosità tra i parrocchiani e una riflessione profonda sulle dinamiche della comunità. Tuttavia, don Roger ha evitato di approfondire le ragioni dietro a questo invito, limitandosi a definire la sua affermazione una «comunicazione per il benessere spirituale dei fedeli».
Per poi aggiungere: «Mi sono sentito in dovere di suggerire ai fedeli gli orari delle messe che io e altri due parroci celebriamo nelle quattro parrocchie». Don Roger, originario del Togo, nel dicembre del 2020 è stato nominato dal vescovo di Fidenza, monsignor Ovidio Vezzoli, vicario parrocchiale nel circondario di Monticelli: nella chiesa di san Lorenzo, in quella di san Bernardino da Siena a Fogarole, in quella di san Nazzaro e in quella di Olza. Con lui, altri due parroci – uno di origini polacche e l’altro italiane – a turno celebrano le messe in queste quattro parrocchie. Don Roger non chiarisce da cosa scaturisce la percezione di diffidenza nei suoi confronti, ma a dissipare i dubbi ci pensano alcuni parrocchiani, che ipotizzano possa essere legata al colore della pelle e alle sue origini straniere. «Se c’è qualcuno che si sente dispiaciuto, può venire tranquillamente a parlare con me invece di rivolgersi ai giornali» evidenzia, cercando di dissipare eventuali dubbi o incomprensioni.
Non parla di razzismo e sulla questione, dice: «Non conosco cosa si celi dentro il singolo individuo e non voglio approfondire». E aggiunge: «Mi sono semplicemente limitato a fare una comunicazione come se mi trovassi in famiglia, per il benessere spirituale dei fedeli, affinché ciascuno possa vivere pienamente la celebrazione eucaristica». E conclude dicendo: «Non ho mai preso in considerazione l’ipotesi di chiedere di essere trasferito». Ma, aggiunge: «Serenamente, ciascun fedele deve poter vivere il dono dell’Eucarestia senza sentirsi a disagio, da qui ho ricordato che, oltre a me, ci sono altri due sacerdoti».
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