Nella Firenze che non c’è più: vent’anni di foto, prima dell’overtourism #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –

È l’omaggio a una Firenze che non esiste più, o che è molto cambiata, unito alla volontà di celebrare gli 80 anni di Foto Torrini, il grande archivio fotografico sulla storia della città del Brunelleschi.
Incredibilmente questa era Firenze, 1953-1973
di Luca Giannelli, Scramasax Ideazioni editore, è un libro fotografico, ma è anche di più. 

È un viaggio nelle città delle botteghe, dei mercati, dei vecchi cinematografi, di quando in Arno ci si tuffava e c’erano gli stabilimenti balneari, delle tradizioni popolati, delle piazze ridotte a parcheggi. Ed anche di un turismo ben diverso, che visitava gli stessi luoghi di oggi e di sempre, ma che contava non più di 400 mila presenze l’anno.

Il libro copre venti anni di storia fiorentina, attraverso 160 fotografie in bianco e nero, selezionate da Giannelli spulciando l’archivio Foto Torrini, e fa scoprire, o riscoprire se si hanno i capelli bianchi, quella che era una città popolare, povera anche, con quasi 100 mila abitanti più di oggi, in cui il centro era affollato di botteghe e in cui si lavorava anche per strada, con i filobus ed i tram molto più piccoli di quelli odierni, con i suoi riti anche politici, la nascita della moda, e un occhio di riguardo verso la cultura e le varie anime dell’identità cittadina (ci sono anche le scomparse Festa del Grillo e la Fiera degli Uccelli a Porta Romana), sport e Fiorentina comprese. Il formato del libro valorizza le fotografie, suddivise in 16 capitoli-temi per illustrare i singoli aspetti della vita cittadina e molte fotografie sorprendono e sembrano appunto «incredibili».

«È un lavoro lungo un anno, ho visto quasi 20 mila foto scannerizzate dell’Archivio Torrini per poter decidere quali scegliere, naturalmente con tanti dubbi, spesso mi sono detto “questa non la puoi non mettere”, e solamente con le fotografie degli anni 50 avrei potuto fare due libri — racconta Luca Giannelli — Molte le conoscevo, le più famose per bellezza o per importanza storica, tante altre mi hanno sorpreso anche se sono nato nel 1960 e quindi certe immagini le ho viste di persona per così dire. Ho respirato davvero quel ventennio di Firenze, dopo il quale molto, se non tutto, è cambiato, ci sono anche luoghi scomparsi come il Monte dei Pegni o la Maternità in via degli Alfani, e ho dovuto fare una ricerca approfondita anche per scrivere le didascalie e i testi di ogni capitolo che danno il contesto e aiutano a immergersi nella nostra città».

La scelta di «fotografare» venti anni dal 1953 al 1973 è stata fatta «perché dalla metà degli anni 70 le foto di vita quotidiana sono meno frequenti, Torrini ebbe anche incarichi ufficiali» e non è stato affatto semplice — «ero come un bambino del paese dei balocchi» — ma la ratio è stata una sola. «Volevo restituire, rendere visibile, una vita che non esiste più, come quella di rione, mestieri dimenticati, gli artigiani o lo struscio in centro quando i genitori ci portavano a comprare un gelato, o abitudini che sono rimaste, ma sono certo cambiate. Per questo sono “incredibili” — spiega — Oggi per andare allo stadio devi passare i tornelli, prenotare il biglietto… Nella foto che ho scelto si vede come attorno all’impianto di Campo di Marte il giorno della partita era come una sagra». 

Il lavoro di ricerca è passato dalle immagini scannerizzate ai quaderni-rubrica dove sono annotati a mano i numeri di ogni negativo, conservati a loro volta in scatole, da cui l’autore è potuto risalire a eventi, come il comizio di De Gasperi in una affollatissima piazza della Signoria o una partita di pallanuoto della Rari Nantes Florentia in Arno, e nei lunghi mesi chinato sul lavoro iniziato da Giulio Torrini, con l’aiuto di Fabrizio e Niccolò Giovannozzi, che curano l’archivio, Luca Giannelli ha visto anche chi frequenta il negozio Torrini di via della Condotta. 

«La maggior parte sono turisti, come si intendevano una volta, cioè che amano Firenze, non certo turisti mordi e fuggi, viaggiatori che vogliono immagini di vita della città, icone come le Vespe più che il David di Michelangelo. E tanti sono gli ordini on line, soprattutto da statunitensi, che del resto da sempre frequentano Firenze».

«Oggi purtroppo la città è invasa, termine forte ma che devo usare, dai troppi turisti e questo, assieme alla viabilità, è il cambiamento più forte che si percepisce», aggiunge. Ciascuno, sfogliando il libro potrà scegliere la propria fotografia preferita, e quella di Luca Gianelli quale è? «Alcune sono celebri, come l’uscita dal cinema Gambrinus, e per la copertina ho scelto una piazza Duomo dove ci sono il filobus, le auto, il fiaccheraio, una passante che ammira il Duomo, ma quelle che amo di più sono quelle legate alla cultura. Come quelle che ho scelto per la seconda e la terza di copertina: Ottone Rosai, Aldo Palazzeschi e Primo Conti insieme, immagine che racconta un mondo, o Franco Zeffirelli e Giorgio Albertazzi al Palacongressi».

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