Cavallo di battaglia di Matteo Salvini, Quota 103 risulta essere un insuccesso certificato anche dall’Inps. Pesa la scarsa convenienza data dal calcolo contributivo
Il flop di Quota 103, certificato una decina di giorni fa dall’Inps, non è stato un fulmine a ciel sereno. La misura per il pensionamento anticipato tanto voluta da Matteo Salvini, introdotta per il 2024 e in proroga di un anno nell’attuale versione vincolata al metodo contributivo, aveva mostrato fin dai primi giorni ben poco appeal tra i lavoratori che sperano di lasciare l’impiego prima del raggiungimento dellaloro pensione di anzianità. E la ragione è presto detta: Quota 103 non conviene. Lo ha sottolineato lo stesso presidente dell’Istituto nazionale di previdenza sociale, Gabriele Fava, in audizione sulla Manovra, di fronte alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, quantificando numericamente l’insuccesso dello strumento diventato un cavallo di battaglia di Salvini: solo «circa 1.600 domande».
La scarsa convenienza di Quota 103
Il disinteresse dei lavoratori per questa misura è dato dalla «scarsa convenienza del calcolo contributivo» e «dal limite all’importo della pensione fino a che non si raggiunge l’età di accesso all’assegno di vecchiaia». Il tetto massimo all’assegno è, infatti, di quattro volte l’importo minimo, mentre il sistema contributivo sta andando progressivamente a regime «e i potenziali lavoratori interessati al canale di uscita», ha spiegato Fava, «hanno una rilevante quota di pensione calcolata con il sistema contributivo». Per loro, anticipare il pensionamento «non risulta conveniente per l’effetto dei coefficienti di trasformazione in rendita del montante».
La storia di Quota 103
La storia di Quota 103 parte da lontano ed è stata pensata come la continuazione di quella Quota 100, introdotta proprio dal governo M5s-Lega nel gennaio 2019. A questa era seguita poi una più restrittiva Quota 102, prescritta da Draghi. Il governo Meloni, appena insediato, aveva voluto mettere la sua bandierina; e così, su spinta di Salvini (che a sua volta voleva mandare il messaggio che la riforma Fornero veniva almeno mitigata, vista l’impossibilità di cancellarla), aveva visto la luce Quota 103. La misura, come sappiamo, permette di andare in pensione con 62 anni di età e 41 di contributi, e il leader della Lega aveva molto premuto perché ricevesse un grosso finanziamento sia nella scorsa legge di Bilancio (149 milioni di euro) che in quella che si sta disegnando in questi giorni. Ma ora, alla luce del risultato, si può affermare che i conti fatti (Salvini aveva parlato di almeno 50 mila probabili adesioni) erano sbagliati e che la misura si è rivelata poco utile.
La previdenza complementare
Il flop, però, si spiega anche, come ha illustrato ancora Fava, «guardando alle misure sulla previdenza complementare». La possibilità per il lavoratore di «utilizzare rendite di previdenza complementare per raggiungere l’importo soglia» è definita dal presidente positivamente, «sia per gli effetti di attrattività per le forme di previdenza complementare, soprattutto per i giovani, sia per la possibilità di anticipare il pensionamento nell’ambito di un sistema di calcolo della pensione che garantisce un equilibrio attuariale tra contributi versati e prestazioni». Queste condizioni rendono dunque evidente, secondo Fava, che il numero di lavoratori interessati a Quota 103 continuerà a essere «molto contenuto in ragione del fatto che i lavoratori che accedono normalmente alla previdenza complementare non hanno problemi di superamento della soglia prevista per il pensionamento all’età di vecchiaia».
La possibile soluzione
Per tentare di dare una mano a una misura che, così com’è pensata, è risultata inefficace, una soluzione il presidente dell’Inps l’ha comunque indicata: se le rendite della previdenza complementare possono essere utilizzate per il raggiungimento dell’importo soglia previsto della pensione di vecchiaia anticipata all’età di almeno 64 anni, con almeno 20 anni di contribuzione, allora i soggetti interessati a Quota 103 potrebbero aumentare».
Dati insufficienti sugli effetti della proroga di Quota 103
Intanto, sul prolungamento di un anno di Quota 103, nell’attuale versione vincolata al metodo contributivo, sono stati fatti dei rilievi nel consueto dossier sulla Manovra da parte dei tecnici del Servizio Bilancio della Camera e del Senato. Per il capitolo pensioni, gli esperti di Montecitorio hanno evidenziato che la relazione tecnica del governo «non fornisce tutti i dati e gli elementi necessari ad una puntuale verifica delle stime degli effetti finanziari connessi all’applicazione dell’istituto in esame, quali ad esempio la distribuzione per età e anzianità contributiva dei soggetti potenzialmente interessati, o il dato riferito all’anticipo medio di pensionamento rispetto a quanto previsto a legislazione vigente». Anche per quanto riguarda il dato relativo all’importo medio annuo del rateo «non viene esplicitamente fornito», anzi, «appare lievemente inferiore con quanto desumibile dalla relazione riferita» alla manovra per il 2024. «Oneri per il secondo anno di applicazione stimati in 804 milioni di euro a fronte di 25 mila maggiori pensioni», mentre la relazione tecnica «presente stima maggiori oneri per 476 milioni di euro» a fronte però di un aumento inferiore di pensioni: solo 16 mila.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link
Informativa sui diritti di autore
La legge sul diritto d’autore art. 70 consente l’utilizzazione libera del materiale laddove ricorrano determinate condizioni: la citazione o riproduzione di brani o parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi qualora siano effettuati per uso di critica, discussione, insegnamento o ricerca scientifica entro i limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera citata o riprodotta.
Vuoi richiedere la rimozione dell’articolo?
Clicca qui
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link
Informativa sui diritti di autore
La legge sul diritto d’autore art. 70 consente l’utilizzazione libera del materiale laddove ricorrano determinate condizioni: la citazione o riproduzione di brani o parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi qualora siano effettuati per uso di critica, discussione, insegnamento o ricerca scientifica entro i limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera citata o riprodotta.
Vuoi richiedere la rimozione dell’articolo?
Clicca qui