Ma Napoli qual è? Non è facile una risposta obiettiva che va misurata su Napul’era, Napul’è e Napoli sarà. E, quindi, è una risposta che va necessariamente contestualizzata inserendola nel momento storico al quale ci si riferisce. Poiché gli anni che si riconoscono a Partenope, Neapolis, Napoli sono poco meno di tremila, non è facile ricostruire in modo “corretto” l’itinerario percorso dalla città sino ad oggi. E, soprattutto, tentare di proiettarne realisticamente la qualità (nel senso di “quale è Napoli) nel futuro: da domani, per intenderci.
Montagne di pagine sono state scritte su Napul’era confrontandone caratteristiche e “qualità” con oggi. ricorrendo alle cronache riferite, soprattutto, dai viaggiatori del Grand Tour. Il che non serve granché a migliorare le cose perché anche i viaggiatori sono portatori di esperienze, dalle quali hanno ricavato giudizi raramente omogenei.
Ultimamente mi è capitato di leggere il prezioso libro “I viaggi di Freud in Italia. Lettere e manoscritti inediti” di Marina D’Angelo (Bollati Boringhieri,2024) e il 22 agosto ne ho scritto (“Il viaggio deludente di Freud a Napoli”) riportando alcuni giudizi negativi di Freud durante la presenza in città nel 1902, riferendosi soprattutto ai napoletani gente “orrenda, spesso rivoltante” tanto da mostrare un “aspetto di schiavi da galera. Spettacolo e sudiciume sono come nel Medioevo”.
So bene che anche altri viaggiatori hanno avuto espressioni poco lusinghiere per i napoletani, ma molti altri, Goethe in testa, hanno scritto commenti ben diversi.
Per esempio, proprio pochi giorni dopo la lettura di Freud, ho preso il graphic novel di Pietro Scarnera “Viaggio in Italia” (Coconino Press, 2024) il quale ricorda che una settantina d’anni prima di Freud, nel marzo 1834 Hans Christian Andersen per descrivere ciò che vede affacciato da un balcone di Napoli scrive: “Non puoi veramente capire. Dovresti essere qui”. In alto il cielo notturno, con degli alberi di arancio a tal punto piegati dai frutti che sembrano chinati verso l’argento lunare, in basso, sulla strada, dei pentoloni ribollenti con pietanze che forse all’olfatto riesce a riconoscere, ma c’è lì anche un uomo, un ‘lazzarone seminudo’, occupato a mangiare fichi fritti”.
In complesso, dai più Napoli era considerata un Paradiso. Ma alcuni la vedevano abitata da diavoli.
Queste impressioni ci consentono di definire così Napul’era? No, perché bisogna anche e soprattutto prendere in considerazione il progressivo miglioramento della qualità della vita in termini di salute, economia e comportamento “sociale” dei suoi abitanti. Malgrado ciò non possiamo trascurare che nelle annuali ricerche sulla qualità della vita nelle province Italiane, Napoli (insieme con le altre province campane e meridionali in genere) occupa abbastanza stabilmente gli ultimi posti della graduatoria nazionale.
Questa Napul’è. È questa perché i numeri non mentono. Non tengono conto di qualche non superficiale aspetto quale la percezione che i napoletani stessi hanno dei risultati di queste analisi. Ma se in tutta Italia la “speranza di vita alla nascita” è di 81,1 anni per i maschi e di 85,2 per le donne mentre per la Campania gli uomini hanno una speranza di vita di 79, 4 anni e le donne di 83,6 qualche motivo ci sarà.
E questi motivi è importante cercarli e trovarli per capire come potrà essere Napoli proiettata nel futuro.
Intanto Napul’è una città fortemente turisticizzata. E anche su questo fenomeno letteralmente esploso negli ultimi anni c’è molto da discutere. Personalmente ho sempre ritenuto un errore puntare su una città che fondando sulle attrattive naturali e dei prodotti eccezionali della cultura materiale, potesse vivere solo di turismo. Tuttavia mi sono compiaciuto per il fatto che gli affrettati visitatori di un tempo si sono trasformati in veri e propri turisti.
Molti di questi preferiscono fermarsi non più in alberghi a più stelle, ma “dimorare” in quelli che si chiamano “bed and breakfast”. Che, anche a Napoli, stanno continuamente crescendo e costituiscono una forma di guadagno per molti “albergatori improvvisati” che mettono a disposizione di una domanda in continuo aumento questa forma di accoglienza.
È bene tutto questo? Se lo è chiesto anche il programma radiofonico “Tutta la città ne parla” che ogni giorno alimenta la discussione su un tema proposto dagli ascoltatori nella precedente lettura dei giornali. Lunedì 4 novembre il tema ha riguardato proprio lo scontento manifestato da molti ascoltatori per il boom turistico in città quali Venezia e Napoli, ritenendolo un motivo di peggioramento della qualità della vita per molti residenti a causa del disordinato affollamento delle strade e della crescente difficoltà di trovare dimore che sono sempre più trasformate in b&b.
Anche questo problema va affrontato e portato a soluzione quando si parla di rigenerazione urbana per Napule sarà. Pure per evitare che gli eventuali benefici economici derivanti dal turismo siano contrastati dai maggiori costi economici e sociali.
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