diJacopo Storni
Nove mesi dopo la morte di 5 operai nel cantiere Esselunga le indagini sono ancora senza indagati. La vedova di Luigi Coclite: «È arrivato il momento di capire che cosa è successo»
«Luigi non faceva un lavoro pericoloso da perdere la vita se non per mano di qualcun altro». Sono le parole di Simona Mattolini, la vedova di Luigi Coclite, uno dei cinque operai morti nel cantiere di via Mariti lo scorso febbraio. Lei è rimasta sola con due figli. E chiede giustizia dopo nove mesi dalla tragedia: «Mio marito era l’unico lavoratore effettivamente qualificato dei cinque deceduti, non doveva essere lì perché era un fornitore, non faceva parte di quelle ditte in subappalto. Ancora oggi non è stato iscritto nessuno nel registro degli indagati, probabilmente per paura dei nomi, credo che sia arrivato il momento di scriverli quei nomi, adesso basta, speriamo in un regalo di Natale».
Parole di sconforto misto a speranza quelle pronunciate in occasione della cerimonia di conferimento dei fondi raccolti dal Comune in collaborazione con la Misericordia di Firenze per i familiari delle vittime del cantiere Esselunga.
Si tratta di 36 mila euro che saranno suddivise tra le cinque famiglie (7.200 euro a testa). «Vorrei che questo di oggi fosse un punto di partenza per tenere sempre alta l’attenzione, fare sentire la vicinanza di tutte le istituzioni, continuare a dare aiuto. Ho voluto ricordare tutte le vittime, che sono persone, non numeri. Firenze non dimentica» ha detto la sindaca Sara Funaro.
Tra i presenti anche Rym, la figlia dell’operaio tunisino Mohamed Toukabri: «Al giorno d’oggi stiamo aspettando di capire cosa è successo realmente, perché ancora non abbiamo risposte né sappiamo chi è il colpevole, stiamo aspettando giustizia, siamo ancora ai punti di partenza».
L’avvocata Paola Santantonio, legale della famiglia Coclite, ha detto che «non ci sono novità sulle indagini, sono ancora ferme, il fascicolo è ancora a carico di ignoti, noi non sappiamo nulla dalla Procura, speriamo che questa cerimonia sia l’occasione per sollecitare l’accelerazione delle indagini».
Presente alla cerimonia, oltre all’arcivescovo Gherardo Gambelli e all’imam Izzeddin Elzir, il provveditore della Misericordia Bernardo Basetti Sani Vettori: «I valori che contraddistinguono da secoli la nostra Arciconfraternita sono fondati sulla centralità della persona: il diritto alla salute ed alla sicurezza sui luoghi di lavoro rappresenta quindi non solo un obbligo legale, ma un imperativo etico cui non ci possiamo sottrarre» ha detto il provveditore della Misericordia Bernardo Basetti Sani Vettori.
Alessandro Taddia, presidente e fondatore di Taddia Group (che si occupa di risarcimento danni), segue i familiari delle vittime e ha raccontato le difficoltà che stanno vivendo: «Il reddito dei loro familiari morti nel cantiere di via Mariti era per loro importante per vivere, senza questi soldi sono in difficoltà».
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