L’auto elettrica è in crisi? Mentre la Cina e gli Stati Uniti procedono a passi svelti, soprattutto il Paese asiatico, l’Europa soffre alquanto con le nuove alimentazioni alternative, come sottolineato da una nuova inchiesta del Corriere della Sera firmata Milena Gabanelli e Francesco Tortora.
La lunga analisi pubblicata sul quotidiano cerca di capire le motivazioni che vi sono dietro questo apparente insuccesso delle auto elettriche, che negli ultimi tempi sembra siano state “abbandonate” dalla politica. Che le vendite di auto a batteria siano in calo in tutto il vecchio continente non è certo un segreto, soprattutto nella fascia alta del mercato, e il rischio di rimanere clamorosamente indietro rispetto a Cina e USA è altissimo.
Sotto accusa c’è sicuramente la mancanza di una politica industriale europea coordinata, visto che ogni Paese ha adottato strategie e incentivi differenti, cosa che ha creato un mercato frammentato e poco competitivo. Un altro problema è rappresentato dagli alti prezzi di acquisto, con le auto elettriche che – almeno inizialmente – hanno un costo superiore rispetto a quelle tradizionali. Certo poi grazie alla ricarica casalinga e alla poca manutenzione è possibile, in qualche modo, rientrare dell’investimento iniziale, soprattutto se si ha la possibilità di sfruttare un impianto fotovoltaico domestico.
A influire sulle scarse vendite anche il peso di una crisi economica che frena gli utenti dall’acquistare auto costose di nuova fabbricazione, alimentando al contrario il mercato dell’usato. All’equazione si aggiungono poi i mancati incentivi: sempre più Paesi li hanno tagliati sulle auto elettriche e la stessa Italia non li proporrà nel 2025, poiché nel 2024 “non hanno funzionato” a detta del Governo.
Come si esce da un pantano simile? Sicuramente con politiche coordinate e ragionate, con nuovi incentivi all’acquisto e con lo sviluppo di una filiera europea delle batterie per contrastare la leadership della Cina. Bisogna spingere sull’acceleratore dell’innovazione e recuperare il gap che ci separa da Cina e Stati Uniti, promuovendo allo stesso tempo la mobilità elettrica con campagne di informazione e sensibilizzazione. C’è tanto lavoro da fare e il tempo stringe per salvare l’industria europea, bisogna agire in fretta.
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