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Israele colpisce la “banca” di Hezbollah. Spezzata la rete dei finanziamenti iraniani #finsubito prestito immediato


Lo considerano il più grande attacco con i droni delle ultime settimane. Uno sciame intercettato sul Mediterraneo nel suo breve percorso dal Libano prima di raggiungere lo spazio aereo israeliano. Le cinque “bombe volanti” hanno comunque causato un breve interruzione – quindici minuti- nel traffico aereo dello scalo Ben Gurion di Tel Aviv. Atterraggi e decolli sono ripresi dopo che i jet e gli elicotteri dell’Israel Air Forces li hanno abbattuti senza che potessero interferire sulla sicurezza aeroportuale.

In precedenza era scattato un pesante attacco contro le città e i villaggi del Nord, da Kiryat Shmona alla Galilea su cui sono piovuti 25 razzi, mentre le sirene hanno suonato in continuazione a Tiberiade, Bet Shean, Nof-Ha-Galil. Ma la parte più consistente dell’offensiva dal cielo è quella partita da Israele contro l’associazione Al Qard al Hasan, considerata il braccio finanziario di Hezbollah. Nella sola città di Beirut erano funzionanti 14 delle sue 31 filiali. Altre erano dislocate in diverse parti del paese, da Baalbek nella valle della Bekaa a Sidone nel sud. E di queste in alcuni casi restano solo le insegne luminose, in altri casi nemmeno quelle: solo le scritte annerite, a fare da anticamera ad uno scenario di completa devastazione, di vetri e detriti, intonaco e calcinacci. In uno degli attacchi sarebbe stato ucciso il responsabile del settore finanziario di Hezbollah, che avrebbe ricoperto questo ruolo solo da poche settimane, dopo l’uccisione del suo precedessore. Secondo l’intelligence israeliana si tratta della principale istituzione finanziaria dell’organizzazione terroristica già sanzionata nel 2016 dagli Stati Uniti, ma con scarsi risultati pratici.

LA BENEFICENZA

Apparentemente l’associazione opera – sempre stando ai report dei “servizi” – come un’organizzazione bancaria di beneficenza che eroga microcrediti per affrontare le esigenze più o meno consistenti di chi deve sostenere spese per alloggi, per finanziare gli studi o per acquistare beni di prima necessità, rispondendo così a quella vocazione “sociale” del Partito di Dio. In realtà dietro alla facciata si muoverebbe, secondo Israele, un consolidato sistema direttamente associato alle attività terroristiche, che gestisce miliardi di dollari con oltre 400 mila conti. Una macchina da soldi sostenuta dall’Iran ma anche con notevoli capacità di autofinanziamento attraverso fondi provenienti da istituti di credito, da donazioni e quote associative.

Una rete con filiali in diversi stati, anche oltreoceano, dove accanto alle criptovalute la maggior parte delle operazioni finanziarie avviene ancora secondo i metodi più antichi e consolidati: il flusso di denaro che parte da Teheran transita attraverso la Siria dove i “ryal” iraniani vengono convertiti in dollari ed entrano in Libano in preziose e pesanti valigie attraverso le frontiere terrestri o l’aeroporto Rafik Hariri della capitale, controllato quasi capillarmente dagli uomini di Hezbollah.

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IL PANICO

L’attacco alle filiali di Al Qard al Hasan ha scatenato ondate di panico nel Paese dei cedri anche se la stessa associazione si è affrettata già domenica, prima dell’attacco, annunciato in anticipo da parte dell’Israel Defence Forces, a precisare di aver adottato misure sufficienti per garantire conti e depositi. Da parte sua l’Idf dopo aver lanciato i soliti avvisi a sgomberare i luoghi adiacenti ha voluto precisare che «lo scopo dell’operazione era quello di colpire la capacità di Hezbollah di funzionare economicamente, sia durante la guerra, sua in seguito per ricostruirsi e riarmarsi fin dal giorno dopo». I raid di ieri non hanno riguardato solo i santuari finanziari di Hezbollah, ma anche altre infrastrutture e depositi di armi. Secondo le autorità sanitarie libanesi, i morti sarebbero stati 17, senza precisare quanti di questi fossero civili e quanti terroristi, ma nel conto rientrano quattro soccorritori che operavano su cinque ambulanze colpite. A Beirut è arrivato l’inviato speciale americano per il Medio Oriente, Hamos Hochstein: avrà una serie di colloqui per verificare le condizioni per un cessate il fuoco. Segnali positivi sarebbero arrivati dal presidente del Parlamento, lo sciita Nabih Berri, ma intanto a parlare sono sempre le armi.

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