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Auto, mercato europeo in flessione a settembre, Stellantis crolla: -26% #finsubito prestito immediato


di
Redazione Economia

I dati europei di Acea segnalano una flessione del 4,2%. L’allarme del Centro studi di Confindustria: «Il crollo del settore dell’auto mette a rischio il comparto auto-veicoli in calo del -34,7%». Il nodo degli incentivi

A settembre le immatricolazioni di autovetture in Europa hanno toccato quota 1.118.083 con un calo del 4,2% rispetto a settembre 2023 e del 13% rispetto al livello ante-crisi, cioè al livello di settembre 2019. Dopo il calo del 16,5% di agosto, il dato di settembre indica che vi è stato un discreto recupero dovuto ad un rimbalzo delle vendite di auto elettriche che hanno recuperato parte del crollo di agosto (-36%) e ciò grazie a politiche particolarmente aggressive nel Regno Unito con sconti «senza precedenti» da parte dei venditori e anche sul mercato spagnolo che pure ha beneficiato di sconti molto elevati da parte dei rivenditori. Peggio fa Stellantis, il cui primo socio è la famiglia Agnelli tramite la scatola societaria Exor: le immatricolazioni sono calate del 26% in Europa rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Il gruppo ha immatricolato 148.306 auto, a fronte delle 200.389 immatricolate a settembre 2023. La quota di mercato è scesa al 13,3% dal 17,2. 

L’allarme di Confindustria

«Il crollo del settore dell’auto, tornato circa al livello di produzione di inizio 2013, data la sua rilevanza, mette a rischio la crescita italiana sia di breve che di medio-lungo periodo», avverte il Centro Studi di Confindustria nel rapporto di previsione d’autunno, segnalando una serie di dati: –26,1% la produzione a luglio 2024 rispetto a luglio 2023 contro il -3,8% della produzione industriale totale; nel comparto auto-veicoli propriamente detti il calo è ancora più profondo (-34,7%).




















































Il consuntivo dei novi mesi 

Il consuntivo dei primi nove mesi dell’anno dell’area si è chiuso con 9.779.605 immatricolazioni con una crescita dell’1% sullo stesso periodo del 2023, ma con un calo di ben il 20,5% sulla situazione ante-crisi (gennaio-settembre 2019) e con prospettive non positive. All’interno dell’area si registrano situazioni piuttosto differenziate. Il mercato più importante, quello della Germania, in settembre ha fatto registrare un calo del 7%. Negli altri quattro mercati, che insieme alla Germania si aggiudicano il 70% delle immatricolazioni, il risultato peggiore lo ha fatto registrare la Francia (-11,1%), seguita dall’Italia (-10,7%), mentre in positivo hanno chiuso il Regno Unito (+1%) e la Spagna (+6,3%) grazie all’apporto delle vendite di auto elettriche fortemente incentivate.

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La domanda delle aziende

Si conferma praticamente in tutti i mercati nazionali dell’area che le vendite sono sostenute soprattutto dalla domanda delle aziende che si mantiene moderatamente tonica in quanto le aziende restano in grado di acquistare auto nonostante i forti aumenti di prezzi degli ultimi anni. In sofferenza invece, un po’ ovunque, la domanda dei privati in quanto stipendi e salari non hanno ancora recuperato la forte inflazione degli ultimi anni. È del tutto evidente che il nodo da sciogliere per il ritorno del mercato dell’auto nell’Europa Occidentale alla normalità, oltre al recupero del potere di acquisto delle persone, è quello della transizione energetica. 

I nodi per lo sviluppo dell’elettrico

Secondo André Schmidt, presidente dell’associazione VDIK (produttori auto tedeschi), per uno sviluppo della mobilità elettrica occorre una massiccia espansione delle infrastrutture di ricarica, una riduzione del prezzo di ricarica dell’elettricità e agevolazioni per l’acquisto di automobili, mentre controproducenti, sempre secondo Schmidt, sono i dazi sulle importazioni di auto elettriche dalla Cina perché le contromisure delle autorità cinesi penalizzerebbero fortemente le esportazioni in Cina. Secondo Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, è indispensabile che «l’Ue ridefinisca al più presto la sua politica per la transizione energetica nell’auto partendo da presupposti razionali e non ideologici, senza penalizzare il settore dell’auto e distribuendo i costi della transizione in funzione della capacità contributiva delle persone e dei soggetti economici».

Le esenzioni fiscali per le auto aziendali

L’Italia è il Paese che maggiormente sovvenziona le auto aziendali inquinanti, con benefici fiscali pari a 16 miliardi di euro l’anno; seguono, secondo i risultati dello studio, la Germania (13,7 miliardi), la Francia (6,4 miliardi) e la Polonia (6,1 miliardi). In sintesi nei cinque maggiori Paesi dell’UE, le esenzioni fiscali per le auto aziendali a benzina e diesel costano ai contribuenti 42 miliardi di euro all’anno. Le maggiori sovvenzioni avvengono attraverso le esenzioni fiscali per la concessione dei veicoli ai dipendenti come benefit in-kind. Emerge da un nuovo studio di Transport & Environment (T&E), la principale organizzazione europea in materia di decarbonizzazione dei trasporti. Lo studio, che T&E ha commissionato a ERM, calcola gli effetti dei benefici generalmente concessi alle auto aziendali su quattro leve fiscali: tassazione dei benefit in kind, ammortamento del costo dei veicoli, detrazioni IVA e carte carburante. Si tratta di benefici di cui non godono i proprietari di auto private. Le auto aziendali rappresentano il 60% di tutte le immatricolazioni di auto nuove in Europa. 


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