Pannelli fotovoltaici per la produzione di energia. Crediti foto: Octopus Energy
«Con le sue caratteristiche, l’Italia ha tutte le carte in regola per diventare un hub delle energie rinnovabili. Ma deve fare in fretta per non perdere questa nuova rivoluzione tecnologica». L’imprenditore Greg Jackson, 53 anni, fondatore e ceo della compagnia energetica Octopus Energy, maggiore fornitore di energia nel Regno Unito e attiva in 18 Paesi, non ha dubbi: l’energia del futuro è rinnovabile. Lo ripete più volte durante il nostro incontro alla fiera Enlit a Milano, dedicata alla transizione energetica. Poco importa se negli Stati Uniti perfino la candidata democratica alla Casa Bianca ha ridimensionato l’agenda ambientalista, tenendo aperta la porta ai combustibili fossili. O se alcuni Paesi — soprattutto l’Italia — valutano di reintrodurre il nucleare come una fonte di energia alleata della decarbonizzazione.
A colloquio con il fondatore e ceo di Octopus Energy, compagnia energetica attiva in 18 Paesi e arrivata in Italia due anni fa. Tra i suoi punti di forza c’è Kraken, piattaforma digitale basata su machine learning che analizza i dati per individuare le tariffe energetiche più competitive
«Le rinnovabili sono fonti energetiche distribuite, semplici e convenienti. E ogni anno che passa costano meno». Ma soprattutto, continua Jackson, sono fonti utilizzabili nell’immediato, al contrario di quello che succede con il nucleare: «Per costruire un reattore ci vogliono diversi anni, senza considerare i costi enormi. Realizzare in tempo progetti così complessi è una scommessa rischiosa». Ma c’è anche un altro fattore: quello industriale. Come dimostra il fatto che Bytedance, società cinese proprietaria di TikTok, abbia deciso di investire nella costruzione di un data center in Norvegia: «Non a caso, il Paese è in grado di fornire energia pulita e a buon mercato. Più saremo veloci nel diffondere le rinnovabili, più attireremo investimenti da parte delle industrie che si distinguono per innovazione».
Il ruolo della Cina
Attualmente la Cina controlla circa l’80 per cento della capacità di produzione solare a livello mondiale. E se per i più critici questo “monopolio” produttivo rappresenta un pericolo, Jackson non vede il problema: «Anche la grandissima parte degli smartphone che usiamo tutti i giorni è prodotta in Cina, ma il software al suo interno è occidentale. Allo stesso modo un pannello solare, una volta che arriva in Italia, produce energia made in Italy. Ed è un tassello fondamentale per raggiungere l’indipendenza energetica».
Il punto, per il ceo, è lavorare seriamente per evitare che il divario tra la Cina e l’Europa continui a ingrandirsi: «Rischiamo di diventare un continente a reddito medio se non cogliamo questa opportunità. La prossima rivoluzione industriale sarà guidata dai Paesi che possiedono energia a basso costo. E la chiave per averla è puntare sulle rinnovabili».
Un approccio tecnologico
Come accelerare, però, sullo sviluppo di queste fonti energetiche? Anche in questo caso, Jackson non ha dubbi: con la tecnologia. E la storia di Octopus Energy, sotto questo punto di vista, è un modello virtuoso da seguire. Al suo interno, infatti, la compagnia energetica ha sviluppato Kraken, una piattaforma basata su cloud, big data e machine learning che automatizza la catena di approvvigionamento e, in fase di domanda e offerta, individua i periodi in cui l’energia costa meno. Jackson lo chiama “smart pricing” (tariffe smart).
Per far funzionare Kraken, Octopus impiega un migliaio di sviluppatori. «Nel Regno Unito oltre la metà degli operatori del mercato energetico usano la nostra piattaforma», racconta Jackson, che aggiunge: «A livello globale, oggi conta 63 milioni di clienti. Quattro anni fa ne aveva solo tre milioni».
Il progetto Mercury
Ma un passo avanti si può fare, e si farà, anche connettendo in modo intelligente i diversi dispositivi coinvolti nella produzione e nel consumo di energia: «Recentemente abbiamo lanciato il progetto Mercury per garantire l’interoperabilità dei dispositivi energetici». Sembra un concetto complesso, ma non lo è: «Pensiamo ad esempio al Bluetooth: in passato era difficilissimo connettere dispositivi diversi, mentre oggi abbiamo uno standard che ci permette di usarlo su qualunque apparecchio elettronico, dagli smartphone alle auto, dalle cuffie ai frigoriferi. Ecco, lo scopo di Mercury è creare “uno standard Bluetooth” dei prodotti energetici».
Questo progetto, per il quale Jackson conta di vedere i primi risultati «in un paio d’anni», avrà delle ricadute molto concrete sulla vita delle persone: «Pensiamo a pannelli solari, condizionatori, pompe di calore: tutti questi dispositivi saranno in grado di “parlarsi” per garantire, di volta in volta, processi più efficienti. Se, ad esempio, accendo il condizionatore, il mio pannello fotovoltaico smetterà di distribuire la sua energia alla rete elettrica e comincerà ad alimentarlo automaticamente».
Il mercato italiano
In due anni dall’arrivo sul mercato italiano, Octopus ha conquistato 200mila clienti. Anche se, anticipa il ceo della divisione italiana, Giorgio Tomassetti, «siamo già a 280mila utenti e contiamo di raggiungere a breve i 300mila». Indizio del fatto che, secondo Jackson, i consumatori italiani sono consapevoli della convenienza delle rinnovabili: «Il paradosso è che le famiglie sembrano investire in energie sostenibili quasi più delle aziende di distribuzione elettrica».
Dopo il lancio, un anno fa, del Solar Club di Ascoli Piceno, la prima Comunità Energetica Rinnovabile di Octopus Energy in Italia, nel nostro Paese ci saranno novità anche sul fronte della mobilità. In particolare, il gruppo sta pensando di introdurre in Italia un sistema di tariffe dedicato alla ricarica dei veicoli elettrici. Nel Regno Unito, questo è già realtà: «Ed è molto conveniente: in media ogni chilometro percorso con l’auto elettrica costa sette volte in meno rispetto alle auto tradizionali».
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