Boretto «C’è un uomo nella Bassa sui settant’anni che si chiama Pietro Ghizzardi ed è un grande uomo. Ma da parecchio prima che cominciasse a dipingere e a far parte della trinità padana dei naïfs, Ligabue, Rovesti e lui». Nell’introduzione alla sua autobiografia “Mi richordo anchora”, (Einaudi, 1976), Cesare Zavattini lo definisce così, comunicando apertamente la profondità dell’uomo: un grande mosaico di cui la grandezza artistica era uno dei tasselli. Un’espressività, quella del pittore naif Pietro Ghizzardi, che trasuda dai numerosi affreschi ancora visibili a Casa Falugi, luogo che per gli appassionati d’arte, ma non solo, è un vero e proprio tesoro. Un forziere artistico in vendita all’asta, al tribunale di Reggio Emilia, che si spera possa essere acquistato da enti pubblici che donino alla comunità intera la possibilità di condividere la bellezza dell’animo di Ghizzardi.
Casa Falugi, già residenza di caccia edificata nel Settecento, è nel cuore del centro di Boretto ed è di proprietà, appunto, della famiglia Falugi, che dà il nome alla villa. Sempre Zavattini, la definiva “Cappella Sistina” della Bassa. Da tempo è disabitata e necessita di importanti lavori di restauro e manutenzione, cui i proprietari non possono far fronte. La casa padronale è arricchita da un parco alberato di oltre 3.200 metri quadri e un rustico (un tempo adibito a stalla per i cavalli) in parte ormai sovrastato da vegetazione, che fanno parte del compendio. L’interno della casa si sviluppa su tre livelli ed è completamente arredato. Le pareti interne della casa furono dipinte, nel 1969, da Ghizzardi, che fu ospitato lì per tutta l’estate. «Non si tratta di un’espropriazione forzata dovuta a situazione debitoria dei proprietari, bensì di vendita disposta dal giudice, per concludere il giudizio divisionale promosso da una delle proprietarie – afferma l’avvocato Cesare Barzoni, dello studio legale di via D’Azeglio, a Viadana (Mantova) –. I costi per la gestione e il mantenimento di casa e parco sono assai rilevanti e sproporzionati rispetto alle capacità delle proprietarie, anche alla luce della particolarità del bene e dal suo futuro utilizzo. Si tratta di un immobile che non può che avere una destinazione storico-artistica. L’intero compendio (esclusi gli arredi ed i mobili, che non sono stati, finora, oggetto di valutazione ma che, previo accordo con l’acquirente degli immobili, possono essere parimenti venduti) è stato stimato dal consulente del tribunale avere un valore di 572mila euro. Tuttavia una prima vendita all’asta lo scorso settembre, al valore base di 344mila euro, è andata deserta. Siamo in attesa che il giudice disponga una nuova vendita all’asta e le relative condizioni. Hanno manifestato interesse per Casa Falugi alcuni referenti in rappresentanza di enti pubblici, onlus attive nel settore, ma finora non si è andati oltre il semplice annuncio di futuri interessamenti che, viceversa, alla prova dei fatti non hanno avuto alcun seguito. Si spera che l’operazione vada a buon fine con un ente pubblico che custodisca questi tesori per la collettività». Dopo essere stata edificata nel 1749, la dimora, nel 1818 fu acquisita da un attendente di Maria Luigia d’Austria, che la fece ampliare. Visitata da appassionati del genere naïf da critici d’arte, ha sempre attratto parecchio interesse, vista la forza della proposta che da anni registra l’Art Brut, ovvero l’arte spontanea, in cui lo stile pittorico di Ghizzardi viene fatto rientrare. l © RIPRODUZIONE RISERVATA
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