Più volte nei mesi scorsi abbiamo lanciato l’allarme. Gli effetti devastanti della siccità sull’agricoltura siciliana erano stati ampiamente annunciati. La produzione olivicola, per la quale è partita la raccolta da qualche settimana, è la prima a mostrare tutti i segni del cedimento.In campagna il raccolto è calato di oltre il 60% e la riduzione non la piange più solo l’agricoltore ma anche tutto il comparto ad esso legato, come frantoi, commercianti, aziende che si occupano di trasformazione e conservazione delle olive. Cala anche la richiesta di addetti alla raccolta, mentre di contro il prezzo dell’olio, per il consumatore, schizza in alto.
«Secondo quanto ci riferiscono i produttori – evidenzia Carlo Catavello, titolare di un frantoio di Paternò – il calo è pesantissimo, tra l’80% e il 90%. Questo si ripercuote in un aumento dei prezzi, in assenza di lavoro sia in campagna che al frantoio.»Per capire il calo basta guardare alle giornate lavorative del frantoio stesso. Se lo scorso anno, quando si era registrato già un primo decremento di produzione, sempre dovuto alla siccità, il frantoio del signor Catavello aveva lavorato quattro mesi, da ottobre a gennaio, senza interruzioni, quest’anno, l’attività lavorativa, cominciato ad ottobre inoltrato, si dovrebbe concludere intorno al 20 di novembre. Dunque poco più di un mese, con diversi giorni in mezzo di fermo.Gli effetti, come detto, si ripercuotono anche sul consumatore, con il prezzo dell’olio d’oliva schizzato alle stelle. Attenzione, i prezzi bassi rispetto alla media, indicano odor di truffa, come accade ormai da qualche anno, con un’invasione di olio di semi modificato, colorato con clorofilla e spacciato per olio d’oliva. «Per difendersi dalle truffe – evidenzia il signor Catavello, che ha anche la qualifica di capo assaggiatore – è bene che il consumatore si rivolga direttamente al produttore o a un frantoiano nel momento spremitura. Inoltre, il consumatore per smascherare il falso olio può affidarsi ad odore e sapore. Un olio colorato e non d’oliva, non ha odore, invece deve sentirsi il profumo delle olive.»
E i cali sono, come detto, anche per le aziende che si occupano di trasformazione e conservazione dell’oliva. «Per noi il calo in termini di produzione è di oltre il 60% – evidenzia Giuseppe Morina, titolare di un’azienda di trasformazione e conservazione di olive -. Rispetto agli altri anni, in questo momento stiamo lavorano il 35-40% di prodotto. A determinare il problema è la mancanza di acqua e la cattiva gestione di quella poca che c’è. A cascata, dopo le aziende agricole, noi trasformatori siamo i secondi a subire questa riduzione di produzione. Questo sta già determinando un calo dei contratti per la vendita del semilavorato e del prodotto confezionato. Siamo consapevoli che registreremo da qui all’anno prossimo, un calo nel fatturato e di riflesso un calo di giornate lavorative per la forza lavoro impegnata in azienda.In questo momento ci sia affida alle piogge, anche se gli operatori del settore agricolo, a gran voce, chiedono interventi infrastrutturali. Restando in territorio paternese, ad oggi, nonostante se ne discuta da mesi, con i fondi anche stanziati in emergenza, non si è intervenuto sulla traversa di Ponte Barca, dove dovevano essere sostituite le guarnizioni di almeno tre paratoie.
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