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Difendiamo l’impresa dagli eccessi regolatori e fiscali, per il beneficio di tutti, giovani per primi. #finsubito prestito immediato


Difendere la libertà d’impresa, di innovazione, di creazione di nuovi mercati e di valorizzazione della proprietà privata da eccessive regolamentazioni, restrizioni o accanimento fiscale è nell’interesse di tutti. Perché di questi ne beneficiamo tutti direttamente a livello economico e di qualità di vita. E non si tratta solamente di proteggere la libertà di impresa di Airbnb, Uber o Deliveroo, di cui tutti facciamo uso quotidianamente, ma anche di migliaia di imprese che offrono lavoro a milioni di persone.

Web Tax, limiti a modelli di mobilità urbana, alle piattaforme di sharing  e al mondo cripto/blockchain sono solo le ultime evidenze e la libertà d’impresa è qualcosa che ci riguarda molto più intimamente.

 

Ogni giorno, principalmente sui social, i ‘giovani’ sono continuamente bombardati e sommersi da contenuti che parlano di diritti ad un migliore work/life balance, lavoro più flessibile, settimane corte, migliori salari, etc.

Tutte aspirazioni sacrosante, ma spesso scollegate da una realtà del mondo del lavoro e dell’impresa di cui si parla e ci si informa sempre di meno, se non per recriminare per quello che non c’è. Soprattutto ci si dimentica che le imprese, soprattutto quelle innovative, sono create da altri giovani o piccoli imprenditori che, per primi, ogni giorno, affrontano silenziosamente ostacoli finanziari ed operativi da far tremare i polsi.

Raramente si pone l’accento su quanto sia essenziale informarsi e comprendere cosa accade nell’economia e nelle politica che ci circondano e ci governano e che, inevitabilmente, definiscono le prospettive future di quello che sarà il futuro nostro e del nostro Paese. Condizioni spesso imposte alle stesse imprese di cui poi è troppo facile lamentarsi sui post che ogni giorno invadono i social media.

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Silenzio e poca informazione su chi fa impresa e investe in innovazione

Alla mancanza di informazione si aggiunge la ‘distorsione’ di alcuni ‘media’, principalmente rivolti a un pubblico giovane, che hanno spesso l’obiettivo è catturare l’attenzione parlando di occasioni mancate, di ingiustizie (reali o presunte) o di diritti percepiti. Ma intanto, chi cerca di costruire, di fare impresa e di innovare, è spesso relegato al silenzio, ignorato nelle discussioni mediatiche mentre, ancora una volta, certe scelte politiche e fiscali stanno modellando, e talvolta limitando, le opportunità di futuro degli stessi giovani.

Capire come funzionano l’economia, l’impresa e le dinamiche politiche, a livello italiano e europeo, è cruciale per proteggere i propri interessi e reagire quando è necessario. Le decisioni dei governi impattano direttamente sul futuro dei giovani e sulla possibilità di fare impresa, e troppo spesso si adottano misure che ostacolano l’innovazione e penalizzano le iniziative imprenditoriali. Senza un’adeguata consapevolezza, rischiamo di accettare passivamente cambiamenti che potrebbero influenzare la nostra vita e le nostre prospettive economiche. Si sta a guardare, come zombie, senza agire per proteggere il nostro diritto ad un futuro di cui spesso siamo i primi a disinteressarci, ormai rassegnati.

 

Alcuni recenti azioni di regolamentazione e fiscalità, a livello italiano ed europeo, stanno ora ostacolando il mondo dell’impresa e dell’innovazione, limitando le opportunità di crescita e di sviluppo di chi, anche tra i giovani, vorrebbe costruire e non solo sognare.

 

Attacco frontale alle piccole e media imprese, startup ed ecosistema dell’innovazione

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Vediamo quali sono le principali norme che ostacolano le startup, le piccole e medie imprese e cosa si può fare per invertire questa tendenza.

 

La Web Tax: un peso per le imprese digitali e le startup

Una delle norme più controverse  è la web tax. Questa tassa, prevista al 3% sul fatturato delle imprese digitali, ha lo scopo di colpire i grandi colossi tecnologici che spesso sfuggono al fisco locale. Tuttavia, per come inserita nella nuova Finanziaria 2025, colpirebbe anche le PMI e le startup che operano nel digitale, editoria inclusa.

A differenza delle multinazionali, queste realtà non hanno margini di profitto tali da poter sostenere una tassa sul fatturato. Il problema sta proprio nella base imponibile: tassare il fatturato, anziché gli utili, significa colpire anche aziende che reinvestono ogni euro per crescere e competere. Invece di sostenerle, questa tassa rischia di soffocarle, impedendo loro di svilupparsi e contribuire alla creazione di nuovi posti di lavoro e valore economico.

Cosa serve fare
Riformare la web tax per renderla più equa, si può ancora, visto che la Finanziaria è ancora modificabile. Ha senso che venga applicata solo ai grandi gruppi che generano profitti elevati e in paesi a minore fiscalità. Questo permetterebbe di proteggere le startup e le imprese più piccole, che sono cruciali per l’innovazione e la competitività del Paese.

 

Regolamentazioni rigide per la mobilità urbana

Il settore della mobilità è un altro esempio di come le normative italiane e europee possano frenare l’innovazione. Le nuove norme che regolano il servizio di noleggio con conducente (NCC), che pur ha senso dopo le tante polemiche del passato, impongono pause obbligatorie tra una corsa e l’altra (di 20 minuti!) e limitazioni territoriali, rendendo di fatto quasi impossibile per piattaforme come Uber di competere con il tradizionale servizio taxi.

Queste norme sembrano progettate per tutelare gli interessi di una categoria consolidata piuttosto che per migliorare l’efficienza e la flessibilità della mobilità urbana. Limitano la possibilità di sviluppare servizi di mobilità alternativa che potrebbero offrire soluzioni più moderne ed economicamente sostenibili, soprattutto nelle grandi città.

Cosa serve fare
Alleggerire i vincoli per l’NCC e adottare una regolamentazione che favorisca l’accesso di nuovi attori sul mercato. Questo significa pensare a un sistema di mobilità integrato che possa includere taxi, NCC e altre forme di trasporto, rispondendo ai bisogni dei cittadini e incentivando modelli di business innovativi.

 

Restrizioni sugli affitti brevi e la sharing economy

Il settore della sharing economy, come quello degli affitti brevi, è sottoposto a continue restrizioni che rendono sempre più difficile operare per piattaforme come Airbnb. Recentemente, l’Unione Europea ha introdotto una nuova normativa che impone l’IVA sulle piattaforme di sharing economy. Questo tipo di tassazione rischia di scoraggiare sia gli utenti che i piccoli proprietari, i quali vedono aumentare il costo delle loro attività.

Molti proprietari, per i quali gli affitti brevi rappresentano un’integrazione del reddito, subiscono regolamentazioni complesse e restrittive, che trattano il settore come una minaccia, anziché come un’opportunità per valorizzare il patrimonio immobiliare e turistico.

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Cosa serve fare
Introdurre normative chiare e trasparenti che consentano di regolamentare l’attività, senza scoraggiare i piccoli proprietari e le piattaforme. Quelle inserite ultimamente a livello nazionale non sembrano brillare per agilità e facilità di applicazione, inoltre le limitazioni a livello comunale hanno tutti i contorni di una caccia alle streghe, di una guerra puramente politica e mediatica di alcuni sindaci, esperimenti, tra l’altro, già poco riusciti altrove. L’Italia ha bisogno di sviluppare una sharing economy bilanciata, che possa offrire nuove opportunità di reddito e rispondere alla domanda turistica in modo sostenibile.

 

Le criptovalute e il futuro dell’innovazione finanziaria

In Italia, anche l’innovazione finanziaria incontra forti resistenze. La proposta di tassare al 42% i guadagni da criptovalute è un esempio di come il sistema fiscale sembri avverso a tutto ciò che è nuovo. Mentre altre distorsioni (pure pericolose) come il gioco d’azzardo, sono tassate meno, le criptovalute vengono trattate con sospetto, come se fossero una minaccia.

La blockchain e le criptovalute rappresentano un’opportunità di innovazione tecnologica, ma questo tipo di fiscalità punitiva allontana investitori e talenti che potrebbero contribuire alla crescita del settore finanziario italiano, innovandolo. Certo serve essere rigorosi nel tutelari i risparmiatori, ma la chiusura a questo mondo ottiene solo di far migrare gli operatori, e i fondi, a pochi km dal nostro confine.

Cosa serve fare
Regolare le criptovalute con una fiscalità sostenibile, che incoraggi lo sviluppo di tecnologie innovative senza scoraggiare gli investimenti. Serve una politica che consideri le criptovalute non solo come strumento finanziario, ma anche come una tecnologia con un grande potenziale di sviluppo.

 

La disconnessione dei giovani dall’informazione reale e dalla politica attiva

Mentre le normative si accumulano, moltissimi giovani esprimono insoddisfazione per le condizioni lavorative. Vogliono maggiore flessibilità, opportunità di lavoro sostenibili e la possibilità di conciliare la carriera con la vita personale. Tuttavia, questa generazione non è ancora riuscita a organizzarsi efficacemente per difendere i propri diritti e interessi. Anzi, nella stragrande maggioranza dei casi, si allontana dal confronto costruttivo e dalla politica che, piaccia o meno, è l’unica leva di controllo e indirizzo che ci offre la democrazia. Una partecipazione non necessariamente ad attività di partiti, ma anche a livello di associazioni di categoria, movimenti di opinione e di influenza sono quanto mai necessari per poter influire anche nelle scelte di chi governa.

Al contrario, categorie come i tassisti e i pensionati, che hanno ottenuto risultati significativi grazie a una rappresentanza attiva, dimostrano che fare pressione e alzare la voce può influenzare la politica. La sfida per le nuove generazioni e per gli imprenditori è organizzarsi, unire le forze e farsi sentire in maniera concreta, andando oltre la condivisione di post e commenti sui social media.

Cosa serve fare
Partecipare attivamente, aderire o creare associazioni di categoria forti e informarsi sull’economia e la politica in modo completo. Questo significa fare rete, promuovere petizioni, partecipare a manifestazioni e votare rappresentanti che abbiano davvero a cuore i temi dell’innovazione e del lavoro flessibile. Non basta lamentarsi sui social media: servono azioni reali che possano influenzare il dibattito politico e difendere chi porta avanti il cambiamento.

 

Le PMI e le startup rappresentano il futuro dell’economia italiana e europea, eppure le normative attuali minano alla base le loro possibilità di sopravvivere e prosperare. Per rispondere ai bisogni di una generazione che chiede flessibilità e possibilità di lavorare in modo sostenibile, è necessario rimuovere gli ostacoli che impediscono alle aziende di crescere e di innovare.

Serve una mobilitazione vera e concreta. Giovani, imprenditori, investitori e tutti coloro che credono nel valore dell’innovazione devono unirsi e chiedere un cambiamento. Solo così sarà possibile costruire un sistema economico che risponda alle sfide moderne, dove chi vuole lavorare e innovare possa farlo senza subire ostacoli insormontabili.

La nostra testata si offre come megafono di simili iniziative e, con i nostri limiti, per offrire spunti di riflessione su quello che succede e cui serve rispondere. Come in questi casi specifici che riteniamo come un attentato alla libertà di impresa e innovazione nel nostro Paese.

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